Il desiderio a combustione lenta

“Il miglior film dell’anno? Chiamami col tuo nome”, al cinema dal 25 gennaio, diretto da Luca Guadagnino. Chiamami col tuo nome è il film preferito di Paul Thomas Anderson nel 2017: lo ha dichiarato l’autore californiano sei volte candidato agli Oscar, premiato al Festival di Cannes e alla Mostra di Venezia.

Anche Pedro Almodovar ha definito Chiamami col tuo nome il miglior film dell’anno in occasione dell’annuale sondaggio indetto dal sito Otros Cines Europa che include i pareri dei maggiori cineasti.

Call-Me-By-Your-Name 2È l’estate del 1983 nel nord dell’Italia, ed Elio Perlman (Timothée Chalamet), un precoce diciassettenne americano, vive nella villa del XVII secolo di famiglia passando il tempo a trascrivere e suonare musica classica, leggere, e flirtare con la sua amica Marzia (Esther Garrel). Elio ha un rapporto molto stretto con suo padre (Michael Stuhlbarg), un eminente professore universitario specializzato nella cultura greco-romana, e sua madre Annella (Amira Casar), una traduttrice, che gli danno modo di approfondire la sua cultura in un ambiente che trabocca di delizie naturali. Mentre la sofisticazione e i doni intellettuali di Elio sono paragonabili a quelli di un adulto, permane in lui ancora un senso di innocenza e immaturità, in particolare riguardo alle questioni di cuore e di sesso. Un giorno arriva Oliver (Armie Hammer), un affascinante studente americano di 24 anni, che il padre di Elio ospita per aiutarlo a completare la sua tesi di dottorato. In un ambiente splendido e soleggiato Elio e Oliver scoprono la bellezza della nascita del desiderio, nel corso di un’estate che cambierà le loro vite.

Uscito negli Stati Uniti il 24 novembre in quattro sale con un incasso medio per sala da record, il film sta vivendo da protagonista la stagione dei premi. Nominato a 4 premi Oscar, tre Golden Globes, per sei volte agli Independent Spirit Awards e quattro volte ai BAFTA awards, il film è stato premiato come Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI e come Miglior Film ai Gotham Awards. I premi, assegnati a New York, hanno visto trionfare anche Timothée Chalamet come Miglior Attore Emergente per il ruolo di Elio. Performance che è valsa a Chalamet anche il premio come Miglior Attore ai New York Film Critics Circle Awards e il titolo di Scoperta dell’anno della National Board of Review che ha inserito il film tra i migliori dieci dell’anno. Anche la Los Angeles Film Critics Association ha voluto celebrare il film con tre riconoscimenti tra cui Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Attore Protagonista per Chalamet. Il film ha inoltre ricevuto il premio come Miglior Sceneggiatura non originale ai Critics’ Choice Awards.

“Mi piace pensare che Chiamami col tuo nome chiuda una trilogia di film sul desiderio, con Io sono l’amore e A Bigger Splash – spiega il regista Luca Guadagnino -. Mentre nei precedenti il desiderio spingeva al possesso, al rimpianto, al disprezzo, al bisogno di liberazione, in Chiamami col tuo nome abbiamo voluto esplorare l’idillio della giovinezza. Elio, Oliver e Marzia sono irretiti in quella splendida confusione che una volta Truman Capote ha descritto affermando ʽl’amore, non avendo una mappa, non conosce confiniʼ. Chiamami col tuo nome è anche il mio omaggio ai padri della mia vita: il mio vero padre e i miei padri cinematografici: Renoir, Rivette, Rohmer, Bertolucci.

call_me_by_your_name_1“È così affascinante vedere lavorare Luca Guadagnino – ha detto uno dei protagonisti, Armie Hammer – non solo dietro la macchina da presa ma nella vita di tutti i giorni”. Sulle riprese in Italia, il giovane Timothée Chalamet ha raccontato: “Eravamo catturati nella città natale di Luca, nella sua storia e nel suo pensiero di Italia e della gioventù negli anni ’80”. “Ma non voglio che Chiamami col tuo nome venga percepito come un’opera iper-intellettuale, ma come una tenera storia d’amore che emozioni il pubblico: come una scatola di cioccolatini” dice il regista Luca Guadagnino.

Chiamami col tuo nome è un film volto a scaldare il pubblico come un raggio di sole. Ricorda vividamente la sensazione di un’estate italiana, piena di gite in bicicletta, di nuotate di mezzanotte, di musica e d’arte, di pasti appetitosi sotto il sole e del risveglio della prima passione di un ragazzo di 17 anni.

Il film è basato sul primo acclamato romanzo di André Aciman, che l’autore ha scritto vorticosamente in soli tre mesi. “Ho scritto più velocemente di quanto abbia mai fatto nella mia vita – afferma Aciman – era come se fossi innamorato. La scrittura mi ha portato in luoghi in cui normalmente non avrei mai osato andare. Ci sono cose nel libro che col senno di poi rileggendolo ho pensato: ‘non posso credere di aver scritto questo!’ Ma l’ho fatto. E’ come se mi fosse stato dettato”.

Chiamami col tuo nomeQuando il libro è stato pubblicato all’inizio del 2007, è stato rapidamente considerato come un classico moderno della letteratura sul primo amore, e lodato per il suo crudo erotismo (l’articolo del New York Times l’ha presentato così: “Questo romanzo è hot”), suscitando grande emozioni e un profondo impatto sui lettori. Due produttori, Peter Spears e Howard Rosenman, hanno letto il romanzo in modo autonomo, e nel 2008 hanno unito le forze per produrlo. “Penso che il romanzo evochi la sensualità e la sessualità, l’erotismo e l’ansia tipica del primo amore, come pochi altri libri hanno fatto” dice Rosenman. Il libro è stato ben accolto dalla comunità LGBT ed è diventato un punto di riferimento per la letteratura gay, inoltre, ha coinvolto un gran numero di lettori al di fuori di questo ambito. “Tocca un tasto dolente di quasi tutti coloro che l’hanno letto, riguardo all’idea del primo amore, dei tormenti del primo amore, e della sofferenza del primo amore, indipendentemente dal genere o dalla sessualità” spiega Spears.

Nel 2014, James Ivory (Casa Howard e Camera con vista) è stato coinvolto come produttore aggiuntivo. Un cambiamento apportato da Ivory al romanzo, è stato quello di raffinare la professione del padre. “Era uno studioso di lettere classiche, ma non si può puntare la telecamera su una persona che pensa o scrive – sostiene Ivory – così l’ho descritto come uno storico dell’arte e archeologo”. Il romanzo è un frammento di memoria (Aciman è un noto studioso Proustiano), raccontato dalla prospettiva di Elio, ma i realizzatori lo hanno inserito nel presente. “Volevamo riflettere l’essenza del libro, ma questo non significa farlo letteralmente nello stesso modo – aggiunge Guadagnino – abbiamo dovuto prendere dei percorsi differenti”. Mentre la sceneggiatura originale di Ivory aveva una discreta quantità di narrazione vocale, nella resa finale del film non è stata apportata.

Mentre il romanzo è ambientato in Liguria, sulla Riviera italiana, Guadagnino ha optato per una location lontana dal mare, vicino alla città di Crema, in Lombardia, dove risiede. Conoscendo a fondo il paesaggio e il modo di vivere, ha potuto cogliere l’essenza della famiglia Perlman, degli intellettuali che espongono il figlio al mondo della letteratura, della musica e dell’arte durante i mesi estivi in un ambiente pacifico ed idilliaco. “I Perlman sono veramente immersi nella vita del paese, vivendo l’affascinante sensazione di essere parte della natura – dice il regista – Sono come la terra, come gli alberi, come le mucche, come l’erba, come l’acqua che scorre. Fanno parte di tutto. E amano e rispettano la tradizione del ciclo delle stagioni”.

Sei settimane prima dell’inizio della produzione, i realizzatori, tra cui la set decorator Violante Visconti (la pronipote di Luchino), hanno gradualmente arredato il posto con dei mobili, degli oggetti e delle decorazioni che la famiglia Perlman avrebbe potuto accumulare durante tutta la vita. Come è tipico dei film di Guadagnino, la casa è diventata un elemento importante come tutti gli altri attori, con un autentico senso della vita reale. “Ogni tanto appare qualcosa della casa di Luca – spiega Spears – un piatto o una tazza, o qualcosa che in qualche modo gli era familiare, rendeva la scena un po’ più verosimile, tanto da fargli pensare: ‘Questa è la casa dei Perlman’”. Una modifica della proprietà per il film è stata la ‘piscinetta’ di Elio e Oliver, ricreata da una vasca di abbeveraggio per gli animali da fattoria, molto comune nella zona.

Chiamami col tuo nome 1Gran parte della storia si concentra sulle miriade di passi avanti e indietro tra Elio e Oliver prima che il loro rapporto diventi fisico. La trepidante attesa è comune nei film di Guadagnino. “Mi piace la ‘combustione lenta’” afferma il regista. Chalamet aggiunge: “È il classico gioco tra gatto e topo, del tira e molla che si verifica tra le persone che sono attratte l’un l’altra, ma che non sono sicure che il loro interesse sia ricambiato. Hanno inoltre una certa esitazione perché né il posto né il momento li agevolano ad avere una relazione intima”. Per il produttore Spears, il ritmo misurato di Guadagnino è fondamentale per il modo in cui il film impegna i sensi. “C’è una tendenza americana, sia nel cinema che in televisione, ad andare velocemente al traguardo. Luca invece rallenta il ritmo e ti fa sperimentare tutto: l’odore, il suono, il tatto, il gusto. Quando entri in contatto con tutte queste cose, le senti veramente e non le dimentichi più”. Un ottimo esempio dell’approccio di Guadagnino è una scena in cui Elio e Oliver si fermano a bere un sorso d’acqua durante una gita in bicicletta. Non avendo un evidente scopo narrativo, è la classica sequenza che un regista potrebbe tagliare. “Questa è stata una delle nostre scene preferite – afferma il montatore nonché collaboratore di lunga data di Guadagnino, Walter Fasano – prima di tutto perché ha evocato la tipica sensazione di leggerezza e spensieratezza delle vecchie estati degli anni ’80. E in secondo luogo, quel particolare momento ci ha ricordato Novecento di Bertolucci, che è stato girato nella stessa zona. Ovviamente, quando si tratta di questo tipo di cose, bisogna fare attenzione a non diventare auto indulgenti perché c’è questo rischio. Allo stesso tempo, quando si va di fretta, si perde sempre qualcosa”.

Malgrado i suoi film siano lodati per il loro erotismo, Guadagnino non descrive gratuitamente la sessualità. “Il sesso sullo schermo può essere la cosa più noiosa da guardare – dice il regista – in generale, se il rapporto sessuale è un modo per esaminare un comportamento e come questo comportamento rifletta i personaggi, allora mi interessa. Ma se si tratta solo di mostrare un atto, no, non mi interessa”. Chalamet afferma: “Quando si assiste al primo bacio tra Elio e Oliver, e alla prima volta che fanno davvero l’amore, si temporeggiano un po’ le riprese. Vengono mostrati l’imbarazzo e la tensione fisica in un modo in cui, se ci fossero stati un milione di tagli, sarebbero andati perduti”. Hammer continua: “Penso che molte scene di sesso cinematografico riguardino la scelta dell’angolazione migliore; ma in questo film quel che appare sono due persone che esplorano avidamente i propri corpi. E penso che rappresenti perfettamente la prima volta che si vive un’esperienza sessuale con una persona nuova: c’è incertezza, c’è mistero, e il conseguente piacere della scoperta”.

Una delle scene più interessanti del film è rappresentata da Elio da solo con il padre. Dal loro dialogo emerge che la sofferenza non è una cosa negativa. Infatti il dolore deve essere gestito e curato, e se lo si ignora si andrebbe a strappare anche tutto il bello che c’è stato. Ovviamente, la conseguenza sarà la delusione e la sofferenza, ma per riuscire a ricordare il bene e per ripensare a ciò che c’è stato di bello sotto una luce positiva, bisogna essere buoni con sé stessi. Non nascondere o uccidere il dolore e tutto il bene che c’è stato. “Se sei abbastanza fortunato da provare qualcosa di profondo, anche se fa male, non allontanarlo – dice Stuhlbarg – sarebbe uno spreco provare qualcosa di bello e poi cercare di far finta che non sia successo”.

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