La voce di Fantozzi di Mario Sesti

Fantozzi? Ero al manicomio, alla fine dei miei giorni e della mia anima, e il suo libro era l’unico che c’era. Lo iniziai a leggere e immediatamente deflagrai in uno scoppio di risa che mi ha fatto desiderare la vita… Fantozzi mi ha salvato la vita, sono viva grazie a lui. Alda Merini

fantozzi come non l'avete mai vistoA 50 anni dal suo esordio, Mario Sesti ci presenta le avventure di una delle icone del nostro cinema, con un’ analisi del pensiero ‘fantozziano’, attraverso le testimonianze dello stesso Villaggio e di scrittori, registi, attori e intellettuali fra cui Roberto Benigni, Dario Fo, Lino Banfi, Milena Vukotic, Rosario Fiorello, Renzo Arbore, Maurizio Costanzo, Neri Parenti.

Il ragionier Ugo Fantozzi, considerato come la maschera più originale della cultura italiana del dopoguerra, è il più noto impiegato della storia di questo Paese. A dargli i natali è stato nel 1967 l’attore Paolo Villaggio, che tra apparizioni radiofoniche, libri e film, ha contribuito a renderlo immortale.

Il documentario ricostruisce le avventure dell’immaginario fantozziano esplorandone invenzioni, ampiezza, linguaggio, potere simbolico e devastante umorismo e raccoglie una polifonia di testimonianze e sguardi, letture e itinerari culturali e personali, dichiarazioni d’amore e stupore per quella che viene unanimemente considerata la maschera più originale e popolare della cultura italiana del dopoguerra.

sesti“Ho fatto film su Gadda, su Fellini, su Berlinguer, su Pasolini – afferma Mario Sesti – e sono misteriosamente e inesorabilmente attratto dal modo in cui queste voci e queste soggettività ricche e complesse come continenti, hanno saputo creare mondi, popolare la nostra immaginazione, toccare con grazia, talento ed energia il nostro modo di pensare e guardare noi stessi e la realtà che ci circonda: io credo che anche l’apparizione di Fantozzi abbia modificato e cambiato il mondo da quando c’è lui, nessuno di noi può raccontarsi di essere davvero sfortunato e, allo stesso tempo, ha conferito alla sfortuna e alle nostre miserie un mix di humor, espressività e poesia leggendario di cui nessuno può fare più a meno. È anche una delle pochissime creazioni letterarie e cinematografiche che unisca età e generazioni così diverse. Indipendentemente dalla nostra età o dalla nostra cultura, dalla nostra origine o dalla nostra classe sociale, tutti abbiamo riso di lui e almeno una volta ci siamo trovati in una situazione assurda e avversa che ci ha fatto usare l’aggettivo fantozziano. Il film vuole essere uno strumento per raccontare tutto questo ed anche per scoprirne i segreti e prolungare il piacere e la passione che sono ad essi legati”.

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