Dopo essere stato presentato in prima mondiale alla 76.ma edizione della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, dal 10 ottobre esce al cinema Il varco, film documentario diretto da Federico Ferrone e Michele Manzolini (Il treno va a Mosca), distribuito da Istituto Luce Cinecittà. L’uscita de Il varco sarà accompagnata da un tour di presentazioni in sala dei registi e sceneggiatori del film: Federico Ferrone, Michele Manzolini e Wu Ming 2. Il varco è prodotto da Kiné in associazione con Istituto Luce Cinecittà, in collaborazione con Home Movies – Archivio Nazionale Del Film Di Famiglia, in collaborazione con Rai Cinema e con il contributo di Regione Emilia-Romagna. Liberamente ispirato alle vite e ai diari dei militari Guido Balzani, Remo Canetta, Enrico Chierici, Adolfo Franzini, Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern, Il varco racconta attraverso immagini di repertorio il viaggio di un soldato italiano diretto al fronte sovietico.
Siamo nel 1941: l’esercito fascista è alleato di quello nazista, la vittoria appare vicina. Il convoglio procede tra i canti e le speranze. La mente del soldato torna alla malinconia delle favole raccontategli dalla madre russa. A differenza di molti giovani commilitoni, lui ha già conosciuto la guerra, in Africa, e la teme. Il treno attraversa mezza Europa, avventurandosi nello sterminato territorio ucraino. All’arrivo dell’inverno l’entusiasmo cade sotto i colpi dei primi morti, del gelo e della neve. I desideri si fanno semplici: non più la vittoria, ma un letto caldo, del cibo, tornare a casa. L’immensa steppa spazzata dalla tormenta sembra popolata da fantasmi.
“Il varco – affermano Federico Ferrone e Michele Manzolini – è una storia di finzione costruita con filmati di repertorio, ufficiali e amatoriali. È il racconto in prima persona e in soggettiva di un soldato durante la fallimentare campagna di Russia della Seconda Guerra Mondiale. Nel creare la storia di un uomo alla deriva nel “cuore di tenebra” della guerra, abbiamo attinto a immaginari anche apparentemente lontani tra loro: il romanzo d’avventura, le fiabe popolari russe, la coscienza sporca del colonialismo fascista, e i diari e i memoriali dei soldati italiani sul fronte orientale. Come le pellicole che lo compongono è un film popolato di spiriti. Fantasmi che vagano sempre più numerosi nella steppa ucraina, man mano che la guerra si fa sempre più disperata. Ricordi che si insinuano nella mente del protagonista e lo riportano agli orrori della guerra coloniale. E infine frammenti di una guerra futura che si combatte oggi in Ucraina, negli stessi luoghi dove gli italiani combatterono tra il 1941 e il 1943. Presente e passato sono due binari paralleli che, col procedere del film, si avvicinano e confluiscono. Come se le ferite di oltre 70 anni fa, nel cuore dell’Europa, non si fossero mai rimarginate”.