Grazie a James Cameron, Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger tornano insieme dopo 28 anni sul grande schermo per affrontare un nuovo Terminator altamente avanzato e mortale – un Rev-9. Ma se la prima è invecchiata bene ed è agguerritissima, il secondo ha messo pancia e tiene famiglia.
Arriva al cinema dal 31 ottobre, distribuito da 20th Century Fox e diretto da Tim Miller (già regista di DeadPool) Terminator: Dark Fate (Destino oscuro). Il film ricomincia dove ‘Terminator 2: Judgment Day’ era finito e di fatto ‘rinnega’ tutti i film che lo hanno seguito. Più di due giorni sono trascorsi da quando Sarah Connor (Linda Hamilton) ha impedito il Judgment Day, cambiando il futuro e riscrivendo il destino della razza umana. Dani Ramos (Natalia Reyes) vive una vita semplice a Città del Messico con suo fratello (Diego Boneta) e suo padre quando un nuovo Terminator (Gabriel Luna) – torna indietro nel tempo per cacciarla e ucciderla. La sopravvivenza di Dani dipende dalle sue forze congiunte con due guerrieri: Grace (Mackenzie Davis), un super-soldato potenziato dal futuro e una Sarah Connor indurita dalla battaglia. Mentre la Rev-9 distrugge spietatamente tutto e tutti sul suo cammino nella caccia a Dani, i tre ritrovano un vecchio T-800 (Arnold Schwarzenegger) dal passato di Sarah che potrebbe essere la loro ultima migliore speranza.
In Terminator: Dark Fate non c’è più ‘Skynet’, cancellato dal futuro del genere umano, ma un nuovo nemico: ‘Legion’, non meno convinto di estirpare il problema della resistenza all’origine. In pratica, nessuna speranza di aver migliorato le cose dopo aver evitato il Judgment day. La differenza con il passato, invece, sta nei nuovi protagonisti: le donne e i messicani. Il nuovo cinema hollywoodiano, infatti, deve tenere conto dell’evoluzione culturale americana ‘contro Trump’ e ‘post Me too’ e sceglie questi come nuovi modelli per il futuro. Il tutto neanche troppo celato e condito da dialoghi del tipo “temono il tuo ventre”, “il futuro è donna” spiattellati in faccia allo spettatore che fanno il paio con i temi dell’immigrazione clandestina dal Messico “persone, non prigionieri” e con l’uso smodato delle armi “siamo in Texas”. Quindi, un Terminator al passo con i tempi, ma con i vecchi canoni dello ‘shoot them all’.
Rivedere Arnold Schwarzenegger nei panni di Terminator è sicuramente un desiderio realizzato per tanti fan, ma pensare che un robot, un terminator T-800 per la precisione, possa essere invecchiato – con tanto di capelli e barba grigi e rughe – fa tenerezza. Schwarzenegger non è lo stesso cyborg visto in nessuno dei film precedenti. È lo stesso modello, con lo stesso hardware e programmazione, ma con una storia a sé stante. È riuscito a rimanere nel passato e costruire una vita come un essere umano.
Invece, il nuovo Terminator combina aspetti del T-800 originale con le caratteristiche del T-1000 introdotto nel film Terminator 2, ma va ben oltre: ha un endoscheletro di metallo con la ‘carne’ di metallo liquido che può creare diverse armi a lama. Può anche dividersi in due entità separate che combattono in modo indipendente e hanno abilità diverse. Sebbene sia più forte insieme, ci sono momenti strategici in cui si divide e attacca su due fronti.