Nino e Caterina sono sposati da sessantacinque anni e si amano profondamente dal primo momento che si sono visti. Alla morte di Caterina, la figlia, nella speranza di aiutare il padre a superare la perdita della donna che ha amato per tutta la vita, gli affianca un editor con velleità da romanziere per scrivere, attraverso i suoi ricordi, un libro sulla storia d’amore fra Nino e Caterina.
Protagonisti di questa commovente storia d’amore che sarà resa ‘immortale’ sugli schermi di Sky a partire da lunedì 8 febbraio (prima visione alle ore 21, su Sky Cinema e in seguito on demand) nel film ‘Lei mi parla ancora’, sono Renato Pozzetto e Stefania Sandrelli, diretti magistralmente da Pupi Avati.
Amicangelo (Fabrizio Gifuni), scrittore che ha alle spalle un matrimonio breve e complicato, accetta il lavoro solo per soldi e si scontra immediatamente con la personalità di Nino, un uomo profondamente diverso da lui (non solo per la durata dei rapporti sentimentali). Ma, poco a poco, Amicangelo riuscirà ad entrare nel mondo di Nino fatto di ricordi vividi e sentimenti pulsanti. Nino, anche dopo la scomparsa dell’amata Caterina, “la Rina”, riesce ancora a comunicare con lei, a sentirla accanto a sé ogni giorno. Amicangelo si avvicinerà sempre di più al mondo ricco di pensieri, di amore, di emozioni che Nino tenta di conservare gelosamente. Nascerà così tra i due uomini una complicità sincera che porterà Nino a fidarsi del suo editor e a raccontargli i suoi pensieri più profondi. Amicangelo, dal canto suo, imparerà quanta ricchezza nella vita di un uomo può portare un sentimento così profondo e inattaccabile.
“Viene a mancare oggi, in questo periodo storico – afferma il regista Pupi Avati durante la conferenza stampa di presentazione del film – quello che era fondamentale negli anni ’50, ovvero la parola ‘per sempre’. Questo film si occupa di questo tema; l’immortalità dell’amore”.
Nel film, oltre ai protagonisti anche Chiara Caselli (che interpreta la figlia di Nino e Caterina), Lino Musella (Nino giovane), Isabella Ragonese (Caterina giovane), Alessandro Haber, Matteo Carlomagno, Gioele Dix e Serena Grandi.
“Una storia intima, umana e straordinariamente universale – afferma Nicola Maccanico, Executive Vice President Programming Sky Italia e CEO di Vision Distribution -, Lei mi parla ancora è un lavoro pienamente riuscito, nel quale si incontrano e confrontano epoche diverse, generazioni diverse, esseri umani con interessi diversi, ma tutti uniti da un legame indissolubile. Con questo film Pupi Avati ci porta in quel territorio intimo e sacro che è una grande storia d’amore, raccontandocela con delicatezza struggente e attraverso le interpretazioni di un cast straordinario. A partire dal ritorno al cinema di Renato Pozzetto, qui in un ruolo decisamente originale per lui, assieme a Stefania Sandrelli, Fabrizio Gifuni, Isabella Ragonese e Lino Musella. Alcuni tra i migliori interpreti del cinema italiano per raccontare la storia di un amore profondo e inesauribile”.
Il film è liberamente tratto dal libro Giuseppe Sgarbi edito da Skira e pubblicato da La Nave di Teseo.
Dopo il “Signor Diavolo”, Pupi Avati torna con un film poetico e amabile. “Lei mi parla ancora – afferma il regista 82enne – è una storia che si fonda sull’assenza, nella convinzione che non esista chi è più presente dell’assente. L’assente della nostra storia si chiama Caterina Cavallini. A ottantanove anni, la gran parte dei quali trascorsi accanto al suo sposo Giuseppe Sgarbi, ha lasciato il mondo. Questo l’incipit del romanzo rievocativo del loro lungo matrimonio che lo stesso Sgarbi scrisse coadiuvato da Giuseppe Cesaro, un ghost writer romano. E questo è anche l’incipit del mio film che tuttavia anziché illustrare gli eventi rievocati in quelle pagine, indugia su “come” quel romanzo fu scritto. Sull’incontro fra due uomini di età, cultura, visione della vita, diametralmente opposti. Così, senza tradire in alcun modo lo struggimento che produce l’opera letteraria, sono riuscito a far diventare questo racconto cosa mia portando la cinepresa nel back stage di questa fucina creativa. E l’ho fatto conducendo nei luoghi a me cari, in quel territorio dell’anima che è la bassa padana, un gruppo di attori in gran parte nuovi al nostro cinema, attori coi quali avrei voluto da tempo lavorare”.
“Chi probabilmente rende ancora più incuriosente questo cast – continua Pupi Avati – è di certo Renato Pozzetto, attore comico celeberrimo, chiamato a una prova d’attore agli antipodi di quel cinema che gli ha dato un così vasto successo. Raccontando la storia d’amore di Giuseppe Sgarbi credo di aver raccontato una storia universale, nel momento della sua rendicontazione, quando l’intero percorso è alle spalle e ti trovi all’improvviso solo. Quella compagna di viaggio con la quale hai spartito ogni istante, con la quale hai riso e urlato, che hai amato e odiato, quell’essere che ti ha visto in tutte le stagioni, al tuo meglio e al tuo peggio, quell’hard disk che contiene tutte le immagini della tua vita, se ne è andata. E allora il solo modo per non rassegnarsi alla sua assenza è nel continuare a parlarle, ricostruendo con sacralità ogni istante della loro unione. Al concludersi della storia abbiamo voluto, considerata la passione letteraria di chi è rimasto solo, evocare Pavese con una riflessione riguardante l’immortalità: “L’uomo mortale, non ha che questo d’immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia”.
E’ proprio Renato Pozzetto la punta di diamante di questo film che, invece, vede Fabrizio Gifuni ancora intrappolato nel personaggio del suo film precedente ‘La Belva’ e “la mancanza del sorriso di Stefania Sandrelli, che appare fin dall’inizio malata e bloccata nel letto”, come ha ricordato lo stesso Pozzetto. “Ho cercato di dare il massimo – conclude Renato Pozzetto – dopo aver accettato immediatamente di partecipare al film, dopo tanto tempo lontano dal set e per un ruolo che certamente non era comico”.