“Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane”. Comincia così, con questo manifesto di Alphonse Lamartine, l’incredibile storia di un bambino, ferito dalla vita, che troverà la salvezza grazie all’amore dei suoi cani. Presentato in concorso all’80a Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Dogman di Luc Besson, con Caleb Landry Jones e Jojo T. Gibbs, arriva al cinema dal 12 ottobre.
Una volta adulto, il protagonista ancora tormentato dai ricordi della sua infanzia, si ritira in solitaria e si rintana in una scuola abbandonata, dove vive insieme a un branco di cani. L’uomo si esibisce come drag queen, ma il suo sostentamento arriva proprio dai suoi amici a quattro zampe, che sono stati la sua ancora di salvezza in questa esistenza misera e con cui ha ormai sviluppato un legame profondo. I cani non sono soltanto i suoi amici, ma anche i suoi complici…
Dio e cane, (in inglese la parola bifronte ‘god – dog’) rappresentano le stelle polari del protagonista di questo eccentrico revenge movie, in costante equilibrio fra ritmi e generi diversi, che cita Joker e I soliti sospetti, il musical delle drag Queen e si spinge fino a Edith Piaf.
Un film che esplicita un messaggio attraverso una feroce critica nei confronti della società attuale e dello stato di salute della famiglia, molto spesso luogo di abusi, soprusi e prevaricazioni inaccettabili. Tutti traumi e situazioni che il protagonista del film vive sulla sua stessa pelle sin dall’età infantile: “L’ispirazione per la storia di Douglas l’ho presa tempo fa leggendo un articolo di cronaca nera che raccontava di una famiglia di aguzzini che aveva rinchiuso il figlio di cinque anni in una gabbia. Cosa può generare in un bambino così piccolo un trauma così grande? Da dove proviene tutta questa violenza?”, afferma lo stesso regista.