La figlia del killer.

3DaysToKill-70x100Kevin Costner torna al cinema nel ruolo di Ethan Renner, lo spregiudicato e pericoloso agente segreto che nel corso della propria vita e della propria carriera – tra l’altro ormai prossima alla fine – si è dedicato più al lavoro che a sua figlia. Fino a quando Vivi, una donna misteriosa interpretata dalla splendida Amber Heard, gli fa un’offerta irrinunciabile, costringendolo a costruire, per la prima volta, un equilibrio tra la CIA e la sua famiglia, affrontando enormi ostacoli e nuovi pericoli.

In questo action thriller Kevin Costner, Ethan, dovrà portare a termine un’ultima missione, superando le due prove più difficili della vita: scovare il terrorista più spietato sulla faccia della terra (che in verità nel film appare come un’insignificante preda) e restare solo con sua figlia per la prima volta in dieci anni, mentre la moglie è fuori città.

3 Days to Kill vede protagonisti anche Hailee Steinfeld, Connie Nielsen ed è diretto da McG. La sceneggiatura è di Luc Besson e Adi Hasak, ispirata a una storia di Besson.

Come nei suoi film precedenti, Charlie’s Angels, Charlie’s Angels: più che mai, e Una spia non basta, anche in questo lavoro McG analizza il lato intimo e personale dello spionaggio internazionale, stavolta visto attraverso gli occhi di un vecchio agente segreto in viaggio verso Parigi per ricongiungersi con la famiglia. “Cosa succede a James Bond quando torna a casa? Non lo vediamo mai senza i panni dell’agente segreto”, racconta McG. Ecco che il film svela delle verità universali sulla dimensione familiare e su quella professionale, che traghettano la storia ben oltre lo spionaggio. Ethan dovrà affrontare una delle sfide più difficili della sua vita, restare solo per tre giorni con sua figlia Zooey, interpretata da Hailee Steinfeld. Ethan conosce alla perfezione tutto ciò che ruota attorno al proprio lavoro, ma tenere lontana sua figlia – la cui curiosità di teenager diventa sempre più insistente – dal pericolo, rischia di rivelarsi più difficile del previsto. Come tanti altri ragazzi, infatti, Zooey pensa che suo padre anteponga il lavoro a tutto, ma non sa bene di che “lavoro” si tratti. “Ecco un tema in cui tante persone si riconosceranno. Spesso perdiamo troppo tempo per cose futili, secondarie, perdendo di vista quelle che contano davvero. In fondo, il messaggio del film è proprio questo” – dice McG.
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McG spiega che l’esperienza maturata da Ethan come agente segreto, in qualche modo, gli impedisce di essere un buon padre: questa tensione domina tutto il film. “Ethan non sa quasi niente dei ragazzi di oggi, non sa niente di Twitter o di cose simili. In un mondo digitale, è un padre ‘analogico’”. Contraddistinto da un grande e profondo senso del dovere, Ethan ha deciso di tornare a casa per provare a ricostruire il rapporto con sua figlia. In questo senso, la sua è una storia commovente”.

“Sono sempre stato un grande fan di Luc Besson, fin dagli esordi con Léon. Luc ha scritto lo script con Adi e io ho risposto a modo mio a questo intrigante mix di stili che lo script incarna. Ho accettato la sfida, quindi, di farne un unicum coerente, e ho colto questa grande opportunità”.

Questa svolta ‘culturale’ per McG ha avuto risvolti molto positivi. “L’approccio alle riprese, alla telecamera, allo staff… Tutto ciò che, in qualche modo, ruota attorno all’esperienza ‘tattile’ della realizzazione filmica è molto diverso in Francia. Mi è piaciuto molto”. La città di Parigi è essa stessa un personaggio del film, un richiamo costante al senso di ‘estraneità’ di Ethan, alienato culturalmente e allontanato emotivamente da moglie e figlia. “E’ curioso che Ethan si senta straniero anche in un posto come Parigi, che è probabilmente la città più bella del mondo. Ethan è come un cowboy in terra francese. È in cerca di una nuova identità lontano da casa, fino a quando realizza che quella “casa” è proprio la sua famiglia, a Parigi.

Che sia nel mezzo di una catastrofe globale o di una crisi di nervi adolescenziale, il film corre sempre sul filo dello humour. Per il regista, lo humor è un aspetto fondamentale della narrazione, un’esperienza pressoché autobiografica. “Ho imparato sulla mia pelle che anche in situazioni serie e difficili, è necessario un pizzico di humour”. Lo humor è uno ‘stato emotivo’ fondamentale, indipendentemente dalla situazione. Un aspetto, questo, apprezzato moltissimo anche da Connie Nielsen, che interpreta Christine, la moglie di Ethan. Del regista l’attrice dice: “McG ha saputo mixare alla perfezione humour ed emozioni, facendo di questo film un grande film d’azione.”

In questo senso vanno lette alcune scene che portano sul grande schermo i grandi temi del film. Ad esempio, quando la figlia di Ethan associa il proprio nome a una suoneria particolare sul cellulare di suo padre. E come capita spesso, lo chiama nel momento meno opportuno. Questo aspetto particolare della genitorialità non è sfuggito a Costner, che dice: “Ethan non riesce a dare il meglio di se stesso al lavoro, perché è ‘braccato’ da sua figlia. Ogni volta che gli suona il telefono, in pratica è una di quelle circostanze in cui normalmente ti verrebbe da dire ‘Tesoro, ti richiamo io, okay?’”.DF5E6994rv4

3 Days to kill, prodotto da Eagle Pictures, sarà al cinema dal 5 giugno.

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