Fantasmi a Hollywood

locandina mttsMaps to the Stars unisce la bellezza selvaggia della scrittura di Bruce Wagner all’avvincente regia di David Cronenberg e a un cast stellare, per osservare il lato tristemente comico di una famiglia di Hollywood che insegue la celebrità e si scontra con i fantasmi del passato. Il risultato mostra una moderna Hollywood gotica e allo stesso tempo il bisogno costante di fama e approvazione del Ventunesimo secolo, descrivendo anche la debolezza e la fragilità che si nascondo nell’ombra.

Protagonisti della storia sono Havana Segrand (Julianne Moore), Agatha Weiss (Mia Wasikowska) il Dr. Stafford Weiss (John Cusack), Benjie Weiss (Evan Bird), Cristina Weiss (Olivia Williams) e Jerome Fontana (Robert Pattinson).

Le origini della storia risalgono al 1990 quando Wagner – all’epoca attore/scrittore in cerca di successo, che per mantenersi lavorava come autista di limousine, proprio come il personaggio di Robert Pattinson in Maps to the Stars – iniziò a scrivere una sceneggiatura che raccontava la sua esperienza di Hollywood, tuffandosi a capofitto in tutte le sue turbolente contraddizioni: la gloria e la cattiveria, l’ambizione e le illusioni, l’ascesa al successo e le inesorabili cadute. La storia ha subito molti cambiamenti nel corso degli anni: Wagner era diventato nel frattempo un apprezzato romanziere e sceneggiatore, ma dopo un decennio, decise di mostrarla a Cronenberg, poiché i due avevano a lungo parlato di lavorare insieme.

“Con i suoi temi sul lato oscuro dell’ambizione e della fama, sentivo che solo David avrebbe potuto girare questo film” dice Wagner. Anche se ci sono voluti diversi anni per mettere insieme il progetto, dal budget a un cast adatto per il film, Cronenberg è stato subito incuriosito dal coraggio della sceneggiatura di Wagner riesce a mantenere un incredibile equilibrio tra commedia, horror e una brutale onestà. maps-to-the-stars

“È una storia che parla del presente e che attacca ferocemente il momento in cui stiamo vivendo, culturalmente e soprattutto tecnologicamente, Bruce non ha paura”, dice il regista. La forza della sceneggiatura di Bruce era così irresistibile e così carismatica che ho
sentito di doverla girare”. Cronenberg è noto anche per non tirarsi indietro su nessun argomento oltre che per realizzare film tanto impegnativi e concreti, quanto pieni di suspense e visivamente coinvolgenti. All’inizio della sua carriera ha girato una serie di thriller tra cui Scanners, Videodrome, Il Fry, Dead Ringers, Naked Lunch, eXistenZ e Spider. Più di recente, la sua regia si è estesa ai crime thriller History of Violence e Eastern Promises, al dramma storico-psicologico su Freud e Jung, A Dangerous Method fino all’adattamento di Cosmopolis, che si svolge quasi interamente in una limousine di un miliardario per un fatale viaggio attraverso la città.

Per Cronenberg, Maps to the Star è stato un’altra opportunità di cambiare tutto completamente – in quello che lui chiama “un dramma familiare, solo non il solito tipo di dramma familiare”. La famiglia Weiss, che è al centro della storia, comprende un padre guru nell’auto-aiuto, un figlio adolescente rubacuori con problemi di droga, una madre manager che intende mantenere il successo di suo figlio e una figlia, misteriosamente sfregiata, bandita e pericolosamente ossessionata dal voler rientrare a far parte della famiglia. Vivendo tra l’insaziabile desiderio di fama e ricchezza, i giovani Weiss sono guidati e perseguitati da forze oscure a cui non sembra riescano a sfuggire.

Maps-to-the-stars1“Certo una famiglia di Hollywood che ha ottenuto celebrità e successo agli occhi del pubblico, non potrà mai essere una normale famiglia”, fa notare Cronenberg. “Il padre di Bruce era nel business ed è cresciuto in questa realtà, quindi penso che sia davvero in grado di esaltare la distorsione e la pressione di una famiglia che cerca di mettersi in gioco”.

Cronenberg ha anche notato che oltre al taglio satirico Wagners è riuscito a basare l’approccio del film sulle performance degli attori per esplorare la complessa profondità dei personaggi. “L’aspetto per me più interessante della sceneggiatura di Bruce è la tensione che riesce a creare tra satira e un senso di realtà molto intenso”, sottolinea il regista.

Robert-PattinsonNel corso degli anni, ma anche durante la produzione, Wagner e Cronenberg hanno continuato ad aggiornare lo script in modo che restasse attuale. “Ogni volta che avevamo un’opportunità per produrre il film, Bruce ed io rileggevamo la sceneggiatura e ci dicevamo: faremmo meglio a togliere questa citazione, adesso è obsoleta”, spiega Cronenberg.
Wagner si fidava di Cronenberg e viceversa. “Non c’è stato nessun compromesso durante la stesura della sceneggiatura, proviene davvero da un posto oscuro che spero, diventi luce”, commenta lo scrittore. “Sapevo che David aveva capito sia il buio sia luce della sceneggiatura e penso che queste qualità siano su tutto il suo lavoro, quindi mi sono sentito molto grato e fortunato”. Nel 2011, Cronenberg ha mostrato lo script al produttore Martin Katz, mentre stavano lavorando a Cosmopolis e, subito dopo, il progetto ha cominciato a prendere forma sul serio. Dice Katz, “Ho letto tanti romanzi di Bruce e ho apprezzato i suoi articoli su The New Yorker, quindi sono stato subito attratto dal film; inoltre, questa è anche la prima volta che David gira negli Stati Uniti e visto che è un film sull’ossessione della celebrità nella cultura occidentale, avere la possibilità di girare a Hollywood era commovente ed emozionante”.

Una volta partito il progetto per il film, Wagner ha continuato a seguire da vicino il processo creativo e Cronenberg lo invitava a restare sul set e a scrivere, se occorreva. Giorno dopo giorno David si confrontava con Wagner con domande sulle sfumature del dialogo ma anche con domande sulla pronuncia. “Bruce era perfetto come supervisore”, dice il regista. Wagner a sua volta dice: “David è stato molto gentile per avermi permesso di far parte della produzione ed ero veramente tranquillo a lasciare nelle sue mani quello che avevo scritto. È riuscito a dare qualcosa di misterioso a quello che avevo fatto”. Ed è proprio il mistero a essere essenziale nella sceneggiatura di Wagner.MTTSRPLife2

Cronenberg dice che riuscire a trovare la strada giusta per la storia dei fantasmi è stata una delle sue più grandi sfide. “Non mi ha mai entusiasmato l’idea dei fantasmi, perché non credo alla loro esistenza”, spiega. “L’idea di essere perseguitato dai ricordi, invece, è molto reale per me, la capisco completamente”. “Ho perso i miei genitori molti anni fa, e posso dire che sì, sono ossessionato da loro posso sentire le loro voci, posso vederli e riesco a percepirli, ma non penso a loro come fantasmi che in realtà sono da qualche parte, esistono nella mia memoria e nella mia mente. Quindi avere personaggi ossessionati da ricordi spettrali, per me ha perfettamente senso, psicologicamente ed emotivamente”. Wagner fa notare che i fantasmi hanno sempre fatto parte dello scenario di Hollywood, che è il regno del perturbante, il nascosto e il vuoto; e che è esso stesso costruito in cima a un misto intangibile di plasma di ricordi, speranze fugaci e bisogni irrisolti. “Certo, ci sono i fantasmi di Sunset Boulevard “, dice, riferendosi al noir classico di Billy Wilder che era una delle diverse ispirazioni, e “ci sono fantasmi in questo film, che credo riescano a toccare alcuni degli stessi temi della morte, depravazione e risurrezione, ma in un modo molto contemporaneo”. Proprio questi temi e la miscela inebriante di Cronenberg e Wagner hanno attirato da subito un cast d’eccellenza, che avrebbe incarnato l’eccesso dei loro personaggi senza limiti.

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