Maps to the ‘hipsters’.

È giugno e le scuole finiscono. Si dovrebbe avere più tempo libero, ma invece no. Tutte le deadline per me si accumulano e io muoio, sotto il peso di responsabilità che invece vorrei rifuggire. Morale: mi sto sentendo male da quanto poco sto andando al cinema. Tanto che l’ultima volta, per me, è stata Cronenberg. Maps to the Stars. Julienne Moore si è portata a casa la Palma come Migliore Attrice, e poi c’è il bonus Mia Wasikowska, che va sempre bene. L’ultimo suo film che ho visto, in ordine di uscita, è EXistenZ. Ho il dvd di A Dangerous Method a casa (che ancora non ho visto) e il libro di Cosmopolis sullo scaffale (che ancora non ho letto). Quindi diciamo che avevo uno sguardo piuttosto vergine a riguardo.

maps1Boh, diciamo che m’è piaciuto. Durante la visione ho riso molto, mi è venuta molta ansia, e – subito dopo – ho dovuto riflettere un bel po’ per capire se effettivamente fosse stato un bel film o meno. Alla fine ho deciso per il sì. Non credo sia solo una semplice accusa allo star system di Hollywood. C’è anche, ovviamente, ma credo fonda quello con qualcosa di più profondo. Si parla di mitologia, ci sono apparizioni di fantasmi, Olivia Williams cita Il Sesto Senso, e lei era una comprimaria di quel film: MIND = BLOWN*.

La storia segue due filoni che si intrecciano: quello di Julienne Moore, attrice allo sfascio, che si autoconvince di essere stata molestata dalla madre (fantasma fighissimo, devo dire) da piccola, e che saltella in piscina, quando il figlio di una collega muore, permettendole di avere la sua parte, mentre la sua assistente, Mia Wasikowska, spinge vasi di qua e di là. Poi c’è la famiglia di John Cusack (che io odio, non so bene per quale motivo), sposato con Olivia Williams, e padre di un ragazzino-attore da pestare sotto i piedi peggio di Joffrey di Game of Thrones e dell’esiliata Mia, coperta di bruciature su tutte le braccia, che nasconde con dei guanti di pelle che la rendono comunque affascinante (della serie, chi se ne frega delle ustioni).

maps3Il tutto finisce in maniera amletica. Letteralmente amletica, non in senso “dubbiosa”, ma proprio come finisce Amleto.

Ah, sì. C’è anche Robert Pattinson che guida limousine. Un po’ un rimasuglio di Cosmopolis. O comunque, di quello che so di Cosmpolis. E in ogni caso, un film in cui Carrie Fisher interpreta se stessa e conosce gente su Twitter, e in cui si parla vagamente delle riprese di Star Wars VII, non può non essere grandioso.

* Espressione che si utilizza quando aggettivi come sconvolgente o assurdo, non risultano essere abbastanza esaustivi nell’esprimere il concetto che si vuole illustrare.

I commenti sono chiusi.