Prometti… Prometto.

LeMeraviglie_ Nuovo_PosterAvete presente quelle giornate in cui alle sei di pomeriggio ti chiamano per andare a risolvere psicodrammi riguardanti una decina di persone, ti fai tredici fermate di metro, e trovi la soluzione in mezza boccia di vino con gli ultimi tre litiganti? Era il giorno dell’uscita italiana de Le Meraviglie. Ovviamente la serata sarebbe finita al Quattro Fontane. Ovviamente. Corsa in Smart (non mia, chiaramente. Neanche del Car2Go), e scapicollamento alle poltroncine della sala 2, cinque secondi prima dell’inizio del film.

Siamo da qualche parte in Lazio (? o zone molto limitrofe comunque), e seguiamo le avventure di una strana famiglia di apicoltori, in cui il padre tedesco (Wolfgang, che bel nome), parla con la compagna Alba Rohrwacher in francese (??). Hanno una mandria di figlie, tutte femmine, e un’aiutante che potrebbe essere la sorella di Wolfgang come anche no. Non è ben chiaro. Il tutto ha un’aria da comune sopravvissuta ai primi/metà anni Novanta. Chiaramente Gelsomina, la maggiore delle figlie, ha voglia di emanciparsi dalla condizione contadina, e sogna altro: la città, i bei vestiti, i ragazzi? Non si riesce a staccare però dalla dimensione infantile, e gioca con la sorella (Marinella, mito assoluto), ballano T’appartengo di Ambra (su questo punto tornerò dopo), e si emoziona quando vede che il padre le ha portato il regalo che ha sempre voluto da bambina (fiumi di lacrime nella scena del cammello). Poi però arriva il ragazzino straniero per aiutare con le api, la Bellucci fata madrina che, assolutamente nella parte di se stessa, comincia a dire idiozie e mettere strane idee in testa a Gelsomina. MeravigliePartecipiamo al Paese delle Meraviglie, grazie alla nostra azienda di miele! L’intera famigliola si veste in maniera etrusca (era questo il tema del programma), e giungiamo alla seconda scena che mi ha stranamente commosso: l’intervista di Wolfgang che non riesce a parlare, con Gelsomina che lo guarda dal monitor. Il tutto finisce a tarallucci e vino, in un lettone in giardino con tutta la famiglia. Ma in realtà non sono più gli anni Novanta. È oggi, il casolare è distrutto e abbandonato. La meraviglia è finita. Scena angosciante e ultima pagina di un diario personale di Alice Rohrwacher che racconta la sua famiglia. Non c’è una narrazione classica da film, ma un flusso di eventi della sua entrata nell’adolescenza. Leggendolo così, è un film molto bello che si è ben meritato il Grand Prix di Cannes 2014.

le-meraviglieAltro grande merito è aver trasformato la canzone di Ambra da genere trash a genere vintage-colto. Il ricordo di un’epoca morta e sepolta tramite il quale l’attuale generazione dei trentenni italiani rivive quel momento di entrata nella vita adulta.

PS1: Cos’avrà pensato il signor Rohrwacher della sua controparte filmica?

PS2: Spero che le altre persone presenti in sala non si siano troppo sconvolte quando io e gli altri ragazzi ci siamo messi a ballare davanti allo schermo, uscendo.

Prometti, prometto.

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