Dopo il successo della prima stagione torna, il 10 luglio in contemporanea mondiale, The Bridge. La serie della statunitense FX, ispirata alla nordica Bron ambientata tra il confine danese e quello norvegese, ha avuto un ottimo successo soprattutto grazie alle doti di recitazione di Demian Bichir, che interpreta il detective Marco Ruiz.
Tutto ha avuto inizio su un ponte lungo il confine tra Messico e Stati Uniti d’America, un ponte che collega la città texana di El Paso e quella chihuahuense di Ciudad Juárez, dove vengono ritrovate due metà di due diversi cadaveri.
Una appartiene a una giudice texana, mentre l’altra è di una giovane donna messicana. Date le circostanze, le forze di polizia dei due Stati (Demian Bichir appunto è il poliziotto messicano Ruiz mentre Diane Kruger è la detective americana Sonya Cross) sono state costrette a collaborare in una task force per dare la caccia all’efferato omicida seriale.
Le riprese dell’episodio pilota hanno avuto luogo anche nei luoghi in cui è ambientato, nei dintorni di El Paso ma il resto degli episodi, per ragioni logistiche e di budget, è girato principalmente a Los Angeles. LuLocation sono stati nche i dintorni di Simi Valley e Tijuana.
Il critico Brian Lowry (Variety) considerò i primi episodi della serie non al livello delle altre serie ben riuscite di FX, pur offrendo un’ambientazione cruda e intrigante, che ricorda i film Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men) e L’infernale Quinlan (Touch of Evil).
Dove siamo rimasti alla fine della prima stagione? Ruiz ha perso molte cose nel corso della passata stagione: il suo matrimonio, la sua propensione a fare la cosa giusta e, non certo ultimo, suo figlio Gus. Nei 13 episodi della seconda stagione Ruiz è forzatamente cambiato: distaccato e disilluso, non ha più né gli ideali e né la forza necessaria per opporsi all’ondata di criminalità apparentemente infinita che affligge il suo paese. Sarà proprio la detective Sonya Cross a dargli la scossa necessaria. Un nuovo caso di omicidio con legami su entrambi i lati del confine porta, infatti, i due detective a lavorare di nuovo insieme, nella battaglia tra il cartello messicano e le forze dell’ordine.
Il personaggio interpretato da Diane Kruger è una donna afflitta da una leggera forma di autismo, la sindrome di Asperger. La sua Sonia Cross sfodera capelli trasandati e tirati dietro le orecchie, da cui pendono sempre gli auricolari del telefonino. Lo sguardo un po’ perso nel vuoto, camicia e pantaloni di seconda mano.
”Sonia sembra fredda, ma non lo è” assicura l’attrice, 36 anni, tedesca di nascita ma cittadina del mondo per adozione (recita perfettamente anche in inglese e francese). “È timida e insieme di una schiettezza disarmante. Fa e dice cose strane con una naturalezza unica, senza rendersene conto. Come togliersi la maglietta davanti al suo superiore, e rimanere in reggiseno in mezzo alla stazione di polizia come niente fosse”.
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