Alan Parsons meets Urock

Gli Urock, nota band romano-losangelina, si ripresentano nella loro città per un concerto con Alan Parsons, grande ingegnere del suono dei Pink Floyd con una mirabile carriera dagli anni ’70.

urockLa scaletta dei brani è un crescendo di adrenalina: si parte con il brano Oscurità, seguito da Dionisio, My rock and roll, che alza l’energia del pubblico, Sorgerai, Fly ……….. indi Dark rain, quasi in versione demo, poi un bel Saint Louis (al cui demo ha messo mano Alan Parsons), Automa.

Due nuovi brani – tra cui lo stravagante Cioccorok – per chiudere con un pubblico che canta a squarciagola Sono vivo! A mezzanotte inoltrata.

L’ora, per l’appunto cui si aprono le porte dei mondi paralleli ed ecco che, proprio come se venisse da un altro pianeta, gli Urock introducono l’atteso ospite, Alan Parson.

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Foto a cura di Roberto Casale

Algido, alto, un alieno, inizia a regolare la sua chitarra con qualche nota tratta da Pyramid, per partire con Don’t answer me , a quattro voci con gli Urock, li trascina in tripudio e dove la chitarra da rock tende quasi al funky.

Eye in Sky, la più attesa, vince su tutte ovviamente – per quanto suonata esattamente come in studio, anche se col chitarrista degli Urock, il batterista/mitraglia e il tastierista che segue passo passo il brano, quasi che lo avesse campionato (ma che sia un manichino dei
concerti dei Kraftwerk?).

Alan Parsons canta come deve cantare e suona come deve suonare, considerando che è un ottimo se non il migliore ingegnere del suono rock (tra Beatles e Pink Floyd) e anche in un piccolo concerto di periferia si esibisce in un suono pulito che ci riporta negli anni ’80, quelli più seri e impegnati.

Foto a cura di Roberto Casale

Mammagamma (che fa riferimento a Ummagumma dei Pink Floyd) porta a conclusione il concerto, dopo solo quattro brani, con Umberto degli Urock che si trova estasiato a sentire un grande Alan Parson che suona con lui.

Unica nota dolente la breve durata del concerto di Alan Parsons, (poco più di una mezz’ora… ma che suono….! I fedeli fan chiedevano bis ma Paganini non ripete e neanche lui, ma ne è certamente valsa la pena. Seppur stringato nessuno negherà che sia stato un concerto di pregio, intenso, di quelli che ti porti dentro la vita. Compreso tutto l’ambiente.

Un signore attempato, di grande personalità, anche fisica, tantissimi i fan, con magliette dei Pink Floyd e dei Beatles, in una serata infrasettimanale piovosa nell’estrema periferia di Roma.

Alan Parson a Centocelle? Una bella scommessa. Vinta

Elia Cevoli