Sotto la pelle di Scarlett.

Il corpo di una donna viene recuperato da un misterioso motociclista fuori strada e trascinato su un camion, dove un’aliena, con le medesime sembianze della malcapitata, ne indossa letteralmente le vesti. L’aliena intraprende quindi un viaggio attraverso la Scozia, sfruttando il proprio fisico seducente per adescare uomini soli e non restituirli mai più alle loro vite.

under_the_skin_stills_435747Momento d’oro per Scarlett Johansson, al cinema dal 28 agosto in ‘Under the Skin’, dove interpreta un’aliena che, venuta sulla Terra per compiere una missione, assume sembianze umane. A metà fra il road movie e la fantascienza, il film, tratto dall’omonimo romanzo di Michel Faber (Sotto la pelle, mostra il nostro mondo visto da occhi alieni.

manifesto_undertheskinSola a bordo di un furgoncino bianco, batte le strade intorno a Glasgow, in Scozia, adescando uomini. “Erano persone vere, passanti occasionali, non attori: li riprendevamo con telecamere nascoste nel furgone”, precisa con un certo orgoglio. Un film impegnativo: “A parte la fatica non c’era modo di capire che cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Tutto era imponderabile, una continua sorpresa. E io non amo molto le sorprese, ho bisogno di sapere di avere tutto sotto controllo. Invece ho dovuto lasciarmi andare, abbandonare ogni istinto, compresi quelli più naturali”.

Nel film la donna più sexy del mondo compare spesso nuda: “Non mi spoglio facilmente nella vita e non provo nessuna eccitazione a farlo davanti alle telecamere, questo si sa. Ma faceva parte del processo di liberazione di ogni consapevolezza di me stessa legato al personaggio. Che vive una sorta di autoscoperta, soprattutto fisica, senza giudizi. Se ne infischia di ogni sua imperfezione: per lei, quella nuova pelle umana è tutta roba nuova”.

La ragazza sembra non avere alcun tipo di sentimento nei confronti delle vittime, limitandosi a sedurli con il suo fascino; quando assiste su una spiaggia all’annegamento di una coppia e al tentativo di soccorso portato da un nuotatore, uccide quest’ultimo e porta via il suo corpo lasciando il figlio della coppia solo davanti al mare in tempesta. Successivamente il compagno elimina tutte le tracce della presenza del nuotatore. Le cose cambiano quando incontra un giovane inesperto, affetto da neurofibromatosi. Lo porta nel solito posto ma poi, probabilmente colta da pietà, lo aiuta a fuggire. Questa esperienza la porta a cercare di sperimentare sensazioni umane (mangiare del cibo, ammirare la nebbia, fare del sesso con un uomo che si presta ad aiutarla). Confusa e provata, scappa nei boschi, dove viene trovata da un taglialegna: questo tenta di violentarla e la ragazza si difende. Durante la colluttazione, la pelle della ragazza viene strappata, rivelando così il suo essere alieno. Spaventato, l’uomo prende una tanica di benzina e le dà fuoco. L’essere muore bruciato nella foresta.

Il film è stato proiettato in concorso al Festival di Venezia 2013 e in america è uscito al cinema lo scorso aprile.

In 12 anni e tre lungometraggi, il regista Jonathan Glazer si è affermato per lo stile personale e innovativo e la forza espressiva dei suoi film. Con il suo Sexy Beast – L’ultimo colpo della bestia ha riproposto con successo il genere del gangster movie inglese, raccontando la storia di una rapina in un film dal ritmo serrato e sfumature da tragedia shakespeariana. Un’impresa riuscita anche grazie alla straordinaria interpretazione di Ben Kingsley nel ruolo di un criminale sociopatico. Il film successivo, Birth – Io sono Sean, è una sua personale rilettura questa volta del genere horror, con Nicole Kidman nel ruolo di una donna convinta che il marito morto si sia reincarnato in un bambino. Non è un caso, quindi, che UNDER THE SKIN, a cui Glazer ha cominciato a lavorare prima ancora di Birth, sia l’ennesima rivisitazione di un genere.

undertheskinAll’inizio del progetto, Jonathan Glazer era sicuro di una sola cosa: “Non volevo attori famosi”, racconta. “Per la protagonista volevo un’anonima barista londinese, e non una stella del cinema. Anche se, per ovvie ragioni, mi rendevo conto che era un azzardo”. Tuttavia, quando ancora il film doveva essere una trasposizione fedele del romanzo, Glazer ha accettato di valutare la candidatura di Scarlett Johansson. Racconta la Johansson: “Prima di cominciare le riprese, Jonathan ed io abbiamo parlato per tre anni di questo progetto, che nel corso del tempo ha subito diverse trasformazioni. Originariamente, il copione ruotava intorno a due personaggi, marito e moglie, e a una comunità che partecipava a una sorta di caccia alle streghe”.

Durante lo sviluppo della sceneggiatura, Glazer e la Johansson sono rimasti sempre in contatto. “Io e Scarlett ci saremo incontrati tre o quattro volte, nel corso degli anni”, ricorda il regista. “Ma la prima volta non abbiamo neppure parlato del film!”. Per tutto questo tempo, l’intenzione era quella di fare un film di grande respiro, con un budget importante. Ma quando è stato deciso di optare per un film più intimo e personale, Glazer ha cominciato a vedere la Johansson sotto un’altra luce. Racconta Wilson: “Quando ci siamo resi conto che per fare il film che avevamo in mente – per avere una certa libertà creativa – dovevamo ridimensionare i costi della produzione, è apparso evidente che la protagonista doveva essere un’attrice su cui poter costruire tutto il film”.

undertheskin3La Johansson si è rivelata la scelta ideale. “So bene quanto sia importante scritturare un attore quotato sul mercato”, osserva Glazer. “E’ la legge della giungla, giusto? Ma quando giri un film non hai voglia di pensarci. Di sicuro non faccio un film pensando al botteghino: mi interessa imbarcarmi in un viaggio, sviluppare un’idea. E ben presto abbiamo capito che Scarlett era perfetta. Aveva una gran voglia rischiare e di mettersi in gioco, e si è tuffata in questa esperienza con grande entusiasmo. Quella nel film non è la Scarlett Johansson che vedete sulle riviste patinate. E’ un attrice impegnata e totalmente calata nel suo ruolo”.

Ora che il film era costruito su un solo personaggio, la Johansson ha cominciato a concentrarsi sulla sfida che l’aspettava. “Quello che mi aveva attratto inizialmente di questo progetto”, spiega l’attrice, “era l’idea di trasformarmi in una persona irriconoscibile, anche se non del tutto. Mi sembrava una cosa infinitamente interessante. All’inizio, la protagonista assume le sembianze di una donna, ma in realtà è una cosa, una creatura senza sesso. A un certo punto, però, avviene la trasformazione da cosa a persona – come direbbe Jonathan – che poi è il tema centrale del film”.

undertheskin5Con la Johansson nel ruolo della protagonista, Glazer ha cominciato a intravedere nuove possibilità. “A un certo punto abbiamo cominciato a pensare che sarebbe stato interessante prendere una stella di Hollywood e proiettarla nel mondo reale, anziché su un set, senza che il mondo si accorgesse di noi. Una Scarlett Johansson a Glasgow era già di per sé una presenza aliena. Dava un impulso straordinario all’idea centrale del film. A quel punto, non dovevo scegliere un’attrice per poter girare il mio film, ma perché era giusta per il mio film”.

Dice la Johansson: “Capita molto raramente l’occasione di interpretare un personaggio che attraversa una trasformazione così profonda. Ricorda il processo di trasformazione di una farfalla: all’inizio è come chiusa in un bozzolo, una massa informe, una specie di ameba. Poi all’improvviso diventa una creatura colorata, che sperimenta cose e sensazioni nuove e diverse. E’ una storia così bella e poetica, che mi commuove profondamente”.

Durante la lunga gestazione del progetto, è stato necessario affrontare il problema spinoso di come avrebbero dovuto comunicare gli alieni tra loro. “Come si racconta una storia quando i personaggi principali non sono umani?”, si chiede Wilson. “In che modo devono esprimersi per far capire al pubblico quello che sta succedendo? Per esempio, gli alieni dovevano parlare inglese? In una prima stesura del copione, c’era un co-protagonista alieno che parlava con lei. L’idea era quella di aiutare lo spettatore a capire cosa ci facessero sulla Terra. Ma questo poneva un altro problema: dovevano parlare in inglese anche quando erano soli? Sono convenzioni che nella fantascienza si usano spesso, ma quando abbiamo tentato questa strada, non ci ha convinto. Non aveva il rigore del tipo di film che avevamo in mente”.

undertheskin4“Gli alieni che parlano tra loro in inglese fanno pensare a Star Trek”, prosegue Wilson. “Perché dovrebbero parlare in inglese? Così abbiamo optato per un’altra convenzione, cioè quella di creare una lingua originale. In alcune versioni della sceneggiatura gli alieni parlavano un inglese fatto di parole leggermente modificate – nella sintassi e nella grammatica – alla maniera di Arancia meccanica di Burgess. Ma anche questa sembrava una soluzione forzata, e allora abbiamo deciso che non avrebbero usato il linguaggio umano, salvo quando era necessario per compiere la loro missione. Non dimentichiamo che agiscono in incognito, come farebbero una spia o un poliziotto sotto copertura”.

Ad accompagnare la Ragazza nel suo viaggio c’è anche la colonna sonora originale composta da Mica Levi – leader della band inglese di avant-pop Micachu and the Shapes – e prodotta dal supervisore musicale Pete Raeburn. “Hanno fatto un lavoro straordinario”, commenta Glazer. “Gli ho detto che non volevo strumenti elettronici. La musica doveva evocare una forza vitale che avanza inesorabile, come uno squalo. Doveva esprimere il messaggio: ‘Questo è quello che sono sempre stata e che sarò sempre: soltanto una forza’. E poi, ci serviva un tema musicale per la Ragazza, che potesse diventare parte del suo armamentario”.

“Il mio compito era esprimere tutto quello che non si vede”, spiega Mica Levi, al suo esordio come compositrice di una colonna sonora. “Dovevo tradurre in musica le sensazioni e le esperienze vissute dalla Ragazza: amore, paura, odio, confusione, curiosità. I diversi temi musicali sono tutti legati a lei. Ho cercato di collegare ogni esperienza alla musica. Così, i timpani richiamano gli aspetti naturali – il paesaggio, gli spazi fisici – con cui Scarlett entra in rapporto muovendosi in contesti diversi: dalla città, al mare, a un bosco. C’è anche un tema da “pifferaio magico” che accompagna la Ragazza quando seduce gli uomini. Da un punto di vista musicale, è stato come comporre un collage. Abbiamo usato molto la viola e altri archi realizzati con sintetizzatori e strumenti virtuali Midi. La partitura è piena di archi, in realtà, veri e finti. Ci sono anche flauti e percussioni, ma soprattutto archi e percussioni”.

Mica Levi ha composto una colonna sonora che – come voleva il regista – riflette in modo coerente e organico i temi del film. “Spesso le colonne sonore danno l’impressione di sovrapporsi alla storia”, osserva il regista. “Ma questa doveva svilupparsi dentro e con la narrazione, diventarne parte integrante. Lo stesso valeva per il suono: non si doveva notare il momento in cui finiva la musica e iniziava il sonoro del film”.