Sesso e morte.

goltsiusUn progetto culturale oltre gli schemi (e gli schermi), un’opera che mescola i generi artistici. Arriva nella Capitale, al Teatro Argentina dal 12 novembre, il film di Peter Greenaway, Goltzius and the Pelican Company, dopo l’anteprima nel 2012, nell’ambito della VII edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, nella sezione Cinema XXI.

DSC05246Il film sconfina tra teatro, videoarte, cinema, pittura e nuove tecnologie. Un incontro tra la visione pittorica dell’artista gallese, ormai cittadino di Amsterdam, e un’architettura singolare, quale quella del teatro all’italiana per un’esperienza inedita e di vera magia.

“Il digitale ci permette di sperimentare. Provate a immaginare cosa avrebbe fatto Michelangelo con la computer grafica”, esordisce Greenaway in un incontro con i giornalisti, organizzato per illustrare il progetto di proiettare il suo film nei teatri prima di approdare nelle sale cinematografiche.

“Il cinema – afferma Peter Grenaway – non è un luogo dove si corrono più rischi, di certo non a Hollywood, mentre nel teatro c’è più spazio per la sperimentazione, ed è per questo che forse esso è il luogo ideale dove portare il cinema”. E così, se il teatro può essere visto al cinema, come le grandi opere teatrali o il melodramma o la musica classica proposte in diretta satellitare dai principali teatri, perché Peter Greenaway non può andare nei teatri? Il progetto distributivo – da parte di Lo Scrittoio e Maremosso – si pone come una vera e propria operazione culturale. Il film verrà infatti proposto in lingua originale con sottotitoli in italiano, scelta che valorizza l’autenticità dell’opera stessa per un pubblico che non è certamente quello dei ‘pop corn e Coca Cola’.

“Cinque anni fa – continua Greenaway – ho fatto un film su Rembrant, mi sono divertito così tanto che avrei voluto rifarlo. Questo lavoro è una sorta di remake in chiave digitale. Il cinema è artificio: dobbiamo sfruttare tutte le possibilità che ci offre”.

“Negli ultimi dieci anni – racconta il regista – siamo stati ossessionati dalla realtà, dai reality, nonostante sappiamo che il cinema sia di quanto più falso ci sia. È impossibile creare qualcosa di drammatico dalla realtà, e alla fine perché dovremmo farlo? Il miglior cinema è quello che riconosce la propria artificialità. Shakespeare ha creato l’incredibile a partire solo dalle parole, eppure creava mondi. E allora noi dobbiamo utilizzare ogni strada possibile per dare spazio all’immaginazione umana, e in Goltzius c’è di tutto; è un palinsesto dove mettere tutto insieme per creare qualcosa di diverso. Alcuni giovani mi dicono “Signor Greenaway, i suoi film sono così teatrali!” come se fosse una brutta cosa! Questi giovani hanno vissuto tutti i loro vent’anni soggiogati dai reality show, e non capiscono il concetto di metafora”.

goltsius1La storia è ispirata alla vita dell’incisore olandese del tardo Cinquecento Hendrick Goltzius (interpretato da Ramsey Nasr), celebre per le stampe erotiche basate su storie tratte dalla Bibbia. Il Goltzius di Greenaway, alla ricerca di un finanziatore, lo troverà nel mangravio di Alsazia (F. Murray Abraham) che non si accontenterà della rappresentazione grafica ma riuscirà a convincerlo a mettere in scena, con gli attori e artisti della Pelican Company, i vizi capitali, pescando tra i diversi capitoli biblici. Quelli dove abbondano atti di fornicazione, incesto, adulterio, prostituzione, pedofilia e necrofilia.

“Sesso e morte – prosegue il regista – sono fondamentali per tutte le culture. Eros e Thanatos, il principio e la fine, sono i due momenti centrali dell’esistenza. Non sono negoziabili: per questo sesso e morte sono così potenti. Secondo Balzac il tema centrale è il denaro, ma non mi convince: non è in circolazione da così tanto tempo e il mondo è pieno di persone ricche e stupide. Shakespeare, invece, pensava che la cosa più importante fosse il potere. Che serve per ottenere il sesso e allontanare la morte. Non c’è niente di altrettanto interessante, potremmo parlarne all’infinito”.

Goltzius and the Pelican Company intreccia dinamiche di vita e morte, ma anche sesso e religione, argomenti che fungono subito come spunto per alcune riflessioni: “Può suonare semplicistico – assicura Greenaway – ma l’arte si occupa della vita e la religione si occupa della morte. È colpa della religione se abbiamo tutti una fottuta paura di morire, proprio perché alimenta questa paura”.

DSC05258Nel cast anche gli italiani Pippo Delbono e Flavio Parenti. “Amo la capacità degli attori di dare tutto, di non avere paura del nudo – spiega Greenaway -. Volevo ci fosse sapore italiano, è un omaggio al vostro cinema. da voi molti lo stanno dimenticando. Un paio di anni fa ero qui per un casting, ho chiesto a un attore: Voglio che cammini come Mastroianni. Chi è Mastroianni?, mi fa. L’attore preferito da Fellini. Chi è Fellini?. Una vergogna”.

Nel film Pippo Delbono interpreta Samuel van Gouda e incarna il peccato dell’incesto. Per Delbono “Questa è stata innanzitutto un’esperienza d’artista: l’artista è colui che si confronta con lo sconosciuto, con quelle zone vere di sacro”.

DSC05264Delbono risponde poi alla domanda sulla nudità maschile, di cui il film è pregno; un tabù che inizia a sgretolarsi: “Quando ho fatto il mio spettacolo teatrale ‘La menzogna’, se a spogliarsi era l’attrice, nessuno aveva obiezioni. Poi però ho fatto spogliare un ragazzo down e, per esempio, i tedeschi si sono indignati, forse perché non hanno mai risolto il problema dei campi di concentramento: in quel corpo non vedevano poesia, ma solo un patetico pietismo. In Italia, invece, ciò che ha scandalizzato è stato il mio nudo integrale. Vedevo signore che mi urlavano contro di tutto, che turbavo i loro sonni. E lì capisci che c’è un problema. Cristo ci ha insegnato che lì ci si copre, perché lì è peccato. E il nostro Paese è fondato sulla parola coprire, cioè sulla menzogna. Il nostro è il Paese dove la menzogna è la nostra fede”.

DSC05242Ed è proprio Flavio Parenti che nel film appare più nudo. “Per me è la prima volta che sperimento un lavoro a corpo nudo e non è stato facile”.

Goltzius-and-The-Pelican-CompanyFlavio Parenti presto sarà una sorta di ‘Diabolik’ nella prossima serie tv ‘Rex, il cane poliziotto’, che sta girando a Roma con i Manetti Bros., Peter Greenaway, invece, ha girato un film su un altro visionario: Eisenstein. “Ho appena finito di girarlo, si chiama Eisenstein in Guanajato. Inizialmente pensavo di fare un documentario, ma più andavo avanti più diventava una fiction con l’attore finlandese Elmer Bäck. Spero che il festival di Berlino lo selezioni. Tengo le dita incrociate”, confida il regista.

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