La morte in diretta.

Tutte le notti, mentre la città dorme, bande eterogenee di persone alla guida di macchine veloci, munite di videocamere costose e di rumorose radio della polizia, si aggirano per i vasti meandri di Los Angeles in cerca di una storia. Questi giornalisti freelance, conosciuti come gli sciacalli, nightcrawlers, vanno a caccia di incidenti, incendi, omicidi e altri disastri nella speranza di vendere le riprese alle TV locali. Schizzando da una zona del crimine all’altra, sono mossi dalla semplice equazione che converte crimini e vittime in dollari e centesimi.

K72A2075.CR2Questo il tema centrale di ‘Lo Sciacallo’, distribuito da Notorious Pictures in uscita nelle sale il prossimo 13 novembre. Un film di Dan Gilroy con Jake Gyllenhaal, Rene Russo, Bill Paxton, Riz Ahmed e Kevin Rahm, in programma al prossimo festival internazionale del film di Roma nella sezione ‘Mondo genere’.

Nel film Lou non riesce a trovare lavoro. Un giorno assiste per caso a un incidente stradale e ha un’illuminazione: si procura una videocamera e da quel momento passa le notti correndo sui luoghi delle emergenze, per riprendere le scene più cruente e vendere il materiale ai network televisivi. La sua scalata al successo lo rende sempre più spietato finché, pur di mettere a segno uno scoop sensazionale, arriva a interferire pericolosamente con l’arresto di due assassini…

Per il regista e sceneggiatore Dan Gilroy, già sceneggiatore di The Bourne Legacy, la sottocultura notturna del cacciatore reietto di notizie è il mondo perfetto in cui gettare il protagonista Lou Bloom. Incarnazione di una giovane generazione alienata, Lou ha di fronte a se un futuro in cui gli stage ed il salario minimo hanno rimpiazzato la promessa di un lavoro a tempo pieno e di una carriera. “Cosa sono l’assunzione e le possibilità di fare carriera per la generazione di Lou quando le opportunità sono svanite a causa della globalizzazione del salario minimo?” si chiede Gilroy. “Questo è l’ambiente in cui è nato il personaggio di Lou. Vive in un mondo di crescente disparità economica. Porte chiuse. Praticantati che creano servitori per necessità.Questa è la realtà del lavoro per Lou e altre milioni di persone”.

K72A2208.CR2Approfittando dell’opportunità di fare un’istantanea di questa sottocultura losangelina, Gilroy ha iniziato il lavoro con diversi aspetti chiave dei personaggi. “Lou è una persona che non cambia e piuttosto manipola il mondo intorno a sé”, dice il regista. “L’ho visto come un’opportunità di creare un personaggio che fa da specchio alla società”

L’ascesa di Lou nel mondo del giornalismo televisivo è una classica storia di successo all’americana – con una svolta dark. “Inizia cercando lavoro e finisce per essere il proprietario di un business in espansione. È un happy ending per il nostro eroe ma una conclusione da incubo per la società”. Gilroy afferma che ha voluto “instillare la terribile consapevolezza che il vero orrore non è Lou, è il mondo che lo ha creato e che lo premia”.

La parte difficile per Gilroy è stata mantenere una connessione tra Lou ed il pubblico, mettendo in evidenza continuamente l’umanità del personaggio. “La bibbia di Lou sono le linee guida delle multinazionali scaricate da internet, in cui crede profondamente”, spiega Gilroy. “Lou è sempre ricettivo, impara e assorbe le cose come una spugna. Queste sono qualità umane con cui ci si può identificare, così come la sua impresa di arrampicamento. Crea empatia per la sua causa dato che è in cerca di un lavoro e di una relazione. Queste qualità, combinate con la sua solitudine, rendono Lou umano”.

Colpito dalla forza della sceneggiatura di Gilroy, Jake Gyllenhaal si è imbarcato nel progetto sia come attore che come produttore di Lo sciacallo. Durante il loro primo incontro, Gilroy e Gyllenhaal hanno convenuto di tenere un approccio collaborativo al materiale. “Ho sempre voluto dare a Jake l’opportunità di fare un’intensa esplorazione”, dice Gilroy. “È un talento talmente straordinario che non volevo soffocare o restringere il suo istinto creativo”.

K72A2294a.tifUna volta arruolato Gyllenhaal nel ruolo principale di Lo sciacallo, la direttrice del casting Mindy Marin ha assemblato il resto del cast, con sostanziali suggerimenti di Gilroy e Gyllenhaal. “Jake ha voluto molto essere coinvolto nel casting”, spiega Gilroy, “e io volevo molto che lui fosse coinvolto”.

“So che la cultura del lavoro dei giorni nostri – afferma il protagonista in una scena – non garantisce più l’affidabilità del posto di lavoro che poteva essere promessa alle generazioni precedenti. Ciò che credo, signore, è che le cose belle succedono a coloro che lavorano come dei pazzi, e che le brave persone come lei, che raggiungono la vetta della montagna, non ci sono capitate per caso. Il mio motto è: se vuoi vincere la lotteria, gudagnati i soldi per il biglietto”.

L’ascesa di Lou nel mondo dello sciacallaggio è aiutata da Nina, interpretata da Rene Russo, meglio nota per le sue coinvolgenti performance in Il caso Thomas Crown e Get Shorty. “Nina è da trent’anni una veterana in quel sanguinoso sport che è il giornalismo televisivo”, dice Gilroy. “È una bellezza cinquantenne logorata e troppo imbellettata che ha cominciato davanti alla telecamera ed ora, solo con la sua tenacia, è diventata la direttrice della rete”.
Gilroy stabilisce una similitudine chiave tra il personaggio di Rene Russo e Lou. “Entrambi sono pienamente sviluppati, dice. “Non c’è sviluppo in Nina se non per il fatto che il suo lavoro è più sicuro alla fine del film che non al principio. Le regole giornalistiche che Nina infrange con Lou diventano più estreme, ma non ha fatto che infrangere regole per anni. Alla fine del film, come Lou, viene premiata per le sue scelte”.
Gilroy ha scritto la parte per Russo, sua moglie, “perché sapevo che ce l’aveva dentro di sè”, dice. “Rene ha la straordinaria capacità di mostrare durezza esteriore e sensibilità interiore, che era cruciale per il personaggio”.

sciacallo9Nell’ambiente del giornalismo televisivo in cui l’apparenza spesso è più importante della sostanza, la Nina della Russo doveva comunicare l’aspetto di una donna che ha cominciato davanti ad una telecamera ed ora si aggrappa alla sua posizione con le unghie. La costumista Amy Westcott ha concettualizzato un guardaroba che riporta allo splendore di Nina 20 anni prima, quando era una personalità della televisione.

“Ci siamo molto rifatti a quello che avrebbe dovuto essere il suo momento migliore”, spiega Wescott, “Le donne nella sua posizione spesso si scelgono un look e lo mantengono. Il suo look è femminile con una punta di potenza dato che sta ancora cercando di scalare le gerarchie nella difficoltosa redazione. Abbiamo dato anche un accenno sexy al suo guardaroba, che è assai diffuso tra le giornaliste televisive di Los Angeles.

Sotto la facciata di glamour, Nina lotta per tenere il passo con un mondo connesso su internet in cui gli smartphone forniscono informazione ed intrattenimento 24 ore su 24. Nina è entrata a far parte di una razza in via d’estinzione sul punto di diventare un dinosauro dei vecchi media. Per essere competitiva, forza i limiti etici fino al punto di rottura e spinge Lou a portarle video rivoltanti. La disperazione di Nina emerge dalla sua descrizione della stazione televisiva: “Pensa al nostro programma come ad una donna urlante che corre per strada con la gola tagliata”.

Lo sciacallo ritrae Lou come parte di un sistema di offerta e domanda in cui le televisioni locali esagerano i reportage sui crimini per aumentare gli ascolti. “È l’idea di vendere paura per tenere alti i tassi di pubblicità”, spiega Gilroy. “I telegiornali delle TV locali si approfittano delle persone instillando un senso pervasivo di pericolo”. Detto questo, Lo sciacallo resiste alla tentazione di giudicare. “Abbiamo sempre cercato di rimanere cinematograficamente neutrali”, dice Gilroy. “Non sottolineiamo mai nessun giudizio morale. Auspicabilmente il film comunicherà cose diverse a diverse persone. Lo scopo è che gli spettatori vedano delle parti di se stessi in Lou e nel mondo in cui si muove”.

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