Moonerkey, una promessa discografica.

Sulla scena discografica si affaccia un nuovo cantautore. L’esordio di Moonerkey si intitola “2014” (edito da Lapidarie Incisioni), che a dispetto di quanto recita, trova la luce nel 2015; un concentrato di pop/rock cantautorale che riprende e prosegue il meglio della tradizione italiana degli ultimi 20 anni. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto qualche domanda.

moonerkeyMoonerkey, nome d’arte con cui vuol chiamare il suo progetto discografico, in prima persona schierato al fianco di musicisti come Danilo Tiburi, Luigi Sfirri e Sante Rutigliano alle chitarre, Antonio Marianella alla batteria e Alessandro Porrini al basso.

Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto qualche domanda.

Come hai concepito questo album?
L’album si intitola “2014” perché è un’istantanea della mia musica in quel momento e rappresenta un punto, di fine e di inizio. E’ un percorso continuo in cui una lunga esperienza musicale passata si evolve verso nuovi schemi compositivi e nuove suggestioni.
Hai faticato tanto per realizzare un tuo primo album?
Ho certamente speso molti anni non avendo ben chiaro quale fosse la strada più praticabile per la promozione della mia musica. Quando ho deciso di registrare un disco la più grande fatica è stata quella di riuscire ad avere a disposizione le energie di coloro che vi hanno suonato. Per svariati motivi la gestione del gruppo è stata un’attività tutt’altro che semplice. La fatica fisica ed una certa fatica mentale, dovuta soprattutto al timore che le cose non vadano come desiderato, sono ingredienti classici di simili avventure e come tali le ho sopportate di buon grado.

Moonerkey-1Hai cominciato il tuo ‘viaggio’ ascoltando gruppi italiani, soprattutto gli Afterhours. Poi quale è stata la tua strada? Quali sono ora le tue fonti d’ispirazione?
Gli Afterhours ed in particolare la scrittura di Manuel Agnelli continuano a rappresentare un modo di fare musica che ammiro molto. Negli ultimi anni ho ascoltato prevalentemente musica straniera e, trai principali riferimenti, potrei citare: Pearl Jam, Mark Lanegan, Hugo Race, Nick Cave.

Quando hai iniziato a suonare?
Ho iniziato a studiare un po’ di musica all’età di sei anni ed il mio primo strumento musicale è stato il sax, all’età di 10 anni. L’incontro con la chitarra è avvenuto a 15 anni e da qual momento posso dire che è iniziata la mia produzione artistica.

moonerkey_coverMoonerkey è un progetto nuovo. Che ricordo hai dei vecchi progetti?
Come detto prima, Moonerkey è l’evoluzione del progetto precedente, all’interno del quale l’autore dei testi e delle musiche ero sempre io e quindi in un certo senso non c’è una cesura netta con il passato. Comunque, tornando con la memoria indietro negli anni ho il ricordo delle ore passate con gli amici nelle varie sale prova dalle “grandi speranze”; allo stesso tempo ho il ricordo di una minore consapevolezza di me stesso che non rimpiango assolutamente.

Adesso che l’album è uscito hai qualche autocritica?
Quella di non aver messo prima in cantiere la sua realizzazione.

Cosa pensi della scena discografica indie italiana?
Innanzitutto non credo di potermi ritenere un profondo conoscitore della scena musicale. Di certo esistono proposte artistiche di estremo valore, mente per altre si manifesta il dubbio che non si tratti di sincere esigenze comunicative e di messaggi intellettualmente onesti.

Stai già lavorando ad un prossimo album?
Lo sto già pensando da tempo. Ho molto materiale a disposizione e per adesso inizierò ad inserirlo nella scaletta dei prossimi concerti. Mi piacerebbe rientrare in sala di registrazione il prima possibile.

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