Corn Island, in lotta con la natura.

imageGiunto, in rappresentanza della Georgia, tra i dieci finalisti candidati all’Oscar 2014 come Miglior Film Straniero e vincitore del Crystal Globe 2014 al Karlovy Vary International Film Festival, Corn Island è un mandala filmico di straordinaria potenza. Impossibile non pensare immediatamente ad una versione aguzza, dura ed essiccata all’osso dell’intenso Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera di Kim Ki-duk cui si aggiunge il livello del passaggio femminile dalla pubertà all’adolescenza e come tale forza naturale sembri sconvolgere, in modo ancestrale gli equilibri del microcosmo entro il quale si compie.

La storia si sviluppa dalla primavera all’estate e termina in autunno. Ognuna delle tre stagioni è rappresentata dai colori della natura che passano dal verde luminoso, tipico dell’estate, a quelli autunnali, rossi e marroni. La luce, in tutti questi momenti, vuole porre in risalto tali qualità stagionali e ciò accade anche nelle affascinanti riprese notturne (il regista Giorgi Ovashvili ha svolto un ottimo lavoro di interazione con l’ambiente), talmente raggianti da mettere in evidenza il riflesso della luna nel fiume. Una chicca, a tale proposito: il colore nero è, in realtà, un profondissimo blu.

imageLa sceneggiatura, essenziale ma abilmente scritta, ci presenta le due figure di nonno e nipote in un perfetto bilanciamento, tale da rendere plausibile persino l’assurdità prometeica della vicenda in sé. Menzione speciale per il talentoso protagonista, l’attore-regista-autore-sceneggiatore-musicista turco İlyas Salman (70 anni nel 2019, portati con rara energia e consapevolezza).

Questa struggente fiaba (quasi) muta sulla lotta tra un anziano contadino e la natura ostile (il vento, le montagne, gli ambigui ed aggressivi soldati) e la sua bellissima e giovanissima nipote (Mariam Buturishvili) che scopre la propria sessualità e, dolorosamente, l’effetto inquietante che provoca negli uomini che la circondano, il tutto con un sempre più teso conflitto etnico (l’isola su cui il dramma ha luogo, si trova sul fiume che divide la Georgia dal territorio separatista dell’Abkhazia, memore di una sanguinosa guerra civile che qui venne combattuta nei primi anni ’90) a fare da sfondo, fa comprendere immediatamente la ragione per cui questa coproduzione Tedesco-Franco-Ungherese-Kazaka non sarebbe mai potuta passare inosservata.
Una visione da non perdere.

Massimo Frezza

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