Grandma, un road trip dolceamaro.

GRANDMADopo il Tribeca Film Festival e il Sundance, arriva a Roma nel Concorso Young/Adult ad Alice nella Città il film Grandma, del newyorkese Paul Weitz, con Lily Tomlin, Julia Garner, Marcia Gay Harden, Judy Greer e Laverne Cox.

Con il suo stile ironico e toccante, Weitz – a Roma per l’occasione – produce, scrive e dirige la storia di Elle (Lily Tomlin), poetessa alla quale è da poco morta la compagna di vita. In questo momento delicato si inserisce nella sua vita la nipote diciottenne Sage (Julia Garner), da poco rimasta incinta, che ha bisogno di 600 dollari prima del tramonto per abortire.

grandma0Una giornata per conoscersi e comprendersi, costellata da incontri ai limiti dell’assurdo in un road trip dolceamaro che cambierà il modo in cui nonna e nipote affronteranno la loro esistenza.

Elle, la protagonista, rappresenta la prima generazione che ha lottato e ottenuto progressi sociali e un potere femminile di cui gode anche la figlia, una donna d’affari impegnata e distante a sua volta dalla figlia. “Trovo che i cambiamenti generazionali – afferma Paul Weitz – siano come le maree, vanno e passano di moda con facilità”.

Sono tanti i temi sociali affrontati da Paul Weitz in Grandma. “L’orientamento sessuale non dice niente sull’umanità di una persona. La cosa più politica del mio film credo sia dare per assodate certe dinamiche, senza stare a soffermarsi troppo sul fatto che lei sia gay o abbia cresciuto una figlia con due madri. Credo sia un mito il fatto che bisogna scrivere quello che si conosce.  paul weitzUno sceneggiatore scrive guidato dall’empatia; io incontro gli attori e se mi dicono cose interessanti riscrivo i loro personaggi. Lily qui è piena di difetti, è quello che mi piaceva in lei; il rischio per un regista è che ritragga un personaggio in maniera non umana, proprio perché gli è così vicino da volerlo perfetto. Lei litiga con tutti, ha dovuto lottare per sopravvivere e lo fa ormai per la nipote, per farle capire come crescere. È un film soprattutto sull’identità, sul modo in cui ci identifichiamo e rompiamo gli stereotipi. È uno dei film di cui sono più orgoglioso, eppure non ha niente a che vedere con me”.

Nel film Lily Tomlin, attrice cresciuta nei teatri Off Broadway degli anni ’60, recita in parte se stessa. “Non le ho detto che stavo scrivendo il ruolo per lei – continua il regista -, altrimenti me lo avrebbe impedito. C’è molto della sua biografia e per la prima volta si è esposta così in un film. Mi colpì, come credo in molti, la sua straordinaria performance in Nashville di Robert Altman”.

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