Mad Max: Fury Road, Rockatansky a Cannes.


Occorre prendere un lungo respiro prima di sedersi davanti al grande schermo e guardare Mad Max: Fury Road. Due ore di un unico inseguimento attraverso il deserto, la tempesta, il fango, le rocce e le saline, tutto in apnea. Non c’è il tempo di prendere il fiato e seppure la sceneggiatura è la parte minore del film non importa, perché è uno spettacolo dall’inizio alla fine: uno spettacolo circense on the road al ritmo del requiem di Giuseppe Verdi ‘Dies irae’, suonato solo con le percussioni e la chitarra elettrica.

Dopo sei mesi di riprese e dodici anni di ideazione, arriva al cinema il 14 maggio con Warner Bros. l’atteso quarto capitolo della saga creata dal regista premio Oscar George Miller, in contemporanea al festival del cinema di Cannes.

Miller ha sempre avuto in mente un film che sarebbe stato un inseguimento all’ultimo respiro dall’inizio alla fine. “Penso ai film d’azione come a una sorta di musica visuale, e ‘Fury Road’ è qualcosa tra un concerto rock estremo e un’opera”, commenta Miller. “Voglio trascinare via gli spettatori dalle loro poltrone e coinvolgerli in un viaggio intenso e turbolento, lungo il quale potranno conoscere i personaggi e gli eventi che hanno portato a questa storia”.

Il ritorno del Guerriero della Strada, Max Rockatansky vede protagonisti Tom Hardy e Charlize Theron che interpreta l’imperatrice Furiosa. mad max locaNel film anche Nicholas Hoult nel ruolo di Nux; Hugh Keays-Byrne, già nel cast di Mad Max, nel ruolo di Immortan Joe; Nathan Jones è Rictus Erectus; Josh Helman interpreta Slit; nel ruolo delle mogli, Rosie Huntington-Whiteley è Splendid Angharad, Riley Keough è Capable, Zoë Kravitz è Toast, Abbey Lee è The Dag, e Courtney Eaton è Fragile. Altri interpreti sono John Howard, Richard Carter, il cantautore iOTA, Angus Sampson, Jennifer Hagan, Megan Gale, Melissa Jaffer, Melita Jurisic, Gillian Jones e Joy Smithers.

Ossessionato dal suo turbolento passato, Mad Max crede che il modo migliore per sopravvivere sia muoversi da solo, ma suo malgrado si ritrova coinvolto con un gruppo in fuga attraverso la Terra Desolata su un blindato da combattimento, guidato dall’imperatrice Furiosa. Il gruppo vuole sfuggire alla tirannide di Immortan Joe che, furibondo per il tesoro che gli è stato portato via, ha sguinzagliato tutti i suoi uomini e anche i suoi nemici sulle tracce dei ribelli. Ha così inizio la Guerra di Strada.

Nel team di creativi dietro le quinte il direttore della fotografia premio Oscar John Seale, lo scenografo Colin Gibson, al montaggio Margaret Sixel, la costumista premio Oscar Jenny Beavan, il coordinatore stunt e regista delle scene d’azione Guy Norris, e al trucco Lesley Vanderwalt.

Con “Mad Max: Fury Road”, George Miller porta sullo schermo un mondo perduto nella follia con la forza stordente di una Guerra di Strada che solo lui poteva realizzare. L’ideatore della trilogia di “Mad Max” ha spinto in avanti i limiti del cinema contemporaneo per reinventare la bellezza e il caos del mondo post apocalittico che aveva creato e il mitico Guerriero della strada in fuga in quelle lande desolate.

Per Miller, la strada porta molto indietro nel tempo. Alla fine degli anni ‘70, era appena uscito dalla facoltà di medicina quando, spinto dall’amore per il cinema d’azione, allora ai suoi inizi, con quegli inseguimenti, decise di riscoprirne il linguaggio visivo. Grazie alla sua esperienza di medico di pronto soccorso, ideò la storia di un uomo solitario in un mondo desolato dopo il crollo della società, i cui abitanti sono terrorizzati da bande di psicopatici motorizzati.

“Sono sempre stato affascinato da come si evolve la società, il che talvolta può essere fonte di grande ispirazione, ma anche profondamente disturbante. Quando raschi via la complessità del mondo moderno, ne trovi uno molto primordiale, essenziale, e racconti storie che sono allegorie di base”, dice Miller.

mad maxCon un budget ridotto all’osso, Miller mise insieme un rombante luna park di moto e macchine coi motori truccati, scelse un attore sconosciuto che si chiamava Mel Gibson ed era appena uscito dall’Accademia di recitazione, e usò le desolate autostrade dei dintorni di Melbourne, Australia, per catturare l’energia grezza di una serie di catastrofiche scene d’azione, con gente che guidava macchine vere a una velocità folle.

“Abbiamo una vera cultura delle auto qui in Australia, le vetture da noi sono virtualmente un’arma”, sostiene lo sceneggiatore Nico Lathouris, amico di Miller fin dai giorni della scuola, che nel primo film aveva interpretato Grease Rat. “George aveva curato tanti ragazzi coinvolti in incidenti terribili e, invece di prenderla seriamente, qui da noi la gente ha la tendenza a vantarsi di un’esperienza in cui qualcuno è rimasto ferito seriamente o addirittura ucciso. Lui, come medico, aveva l’impressione di star applicando un cerotto su un problema che era molto, molto più grande e quella storia era il suo modo per cercare di inquadrarlo”.

Il risultato è stato “Mad Max”, che è comparso sugli schermi all’improvviso nel 1979 ed è esploso con un impatto molto forte sul pubblico. Mente la leggenda di “Mad Max” diventava sempre più popolare, Miller ha rafforzato l’unicità e la forza dell’azione in quel mondo così estremo con i due film seguenti—l’iconico “Mad Max 2: The Road Warrior” e il travolgente “Mad Max: Beyond Thunderdome”.

“Una delle idee alla base del primo ‘Mad Max,’ e di ‘Fury Road’, è legata a ciò che diceva Alfred Hitchcock, secondo il quale bisogna realizzare film che possano essere visti ovunque nel mondo, senza bisogno di sottotitoli”, riflette Miller. “Si deve ottenere lo stesso risultato dei grandi brani musicali—non importa quale sia il tuo umore o a cosa stai pensando, loro ti portano altrove e ti fanno vivere un’esperienza intensa. E’ esattamente quello che ho cercato di fare con i miei film”.

Paesaggi desolati e rovine, azione mozzafiato, dialoghi essenziali e un cast caleidoscopico di personaggi di cui Miller ha seminato la trilogia di “Mad Max” hanno fatto nascere un nuovo genere e sono stati fonte di ispirazione per artisti di ogni settore.

Mad Max Fury Road Tom Hardy Charlize TheronTom Hardy, che interpreta il ruolo del protagonista Max Rockatansky in “Mad Max: Fury Road”, afferma: “In sostanza George ha inventato l’atmosfera post apocalittica che ora vediamo in tanti film e videogame. È la sua tela, su cui continua a dipingere con tutti i mezzi che ha a portata di mano. Lavorare in questo film è stato come entrare nella stanza dei giochi di George e sedersi accanto a lui, la sua immaginazione è così illimitata che non sei in un film, sei nella testa di George”.

Charlize Theron, irriconoscibile e spietata nel film, afferma che Miller ha elaborato una visione totalmente nuova, che lo rende autonomo anche rispetto alla tradizione della trilogia: “George ha realmente reinventato un mondo che ama con questo film”.

mad max1Portare il pubblico di oggi a immergersi nel folle futuro di Miller con “Mad Max: Fury Road” ha significato attraversare i continenti e oltre un decennio di lavoro. Ha richiesto il talento di centinaia di artisti per progettare e realizzare un autentico universo post apocalittico, dalla creazione di 3,500 storyboards a migliaia di oggetti di scena e costumi. Con uno sforzo logistico senza precedenti, la produzione ha messo in movimento il cast, la troupe e 150 veicoli, costruiti uno a uno in officina perché fosse possibile guidarli, attraverso il deserto della Namibia per 120 giorni e poter così girare la Guerra di Strada grazie a varie unità.

Charlize Theron“Nei sei mesi in cui abbiamo girato il film non abbiamo avuto un attimo di respiro”, sostiene Charlize Theron. La leggenda di “Mad Max” si basa sul fatto che gli attori sono veramente al volante dei loro veicoli, e Miller e il suo team di collaboratori hanno spinto l’azione dal vivo ai livelli massimi. “Il mondo di ‘Mad Max’ è amplificato, ma non è un universo fantastico”, spiega Miller. “C’è un intenso e strano divertimento nel vedere delle vetture che si schiantano nel deserto. Perdi ogni consapevolezza, è istinto, è una cosa di pancia. Questo non vuol dire che non sia folle”, dice sorridendo Miller. “Ma per parafrasare un vecchio detto, ‘Non devi essere pazzo per girare un ‘Mad Max’, ma aiuta’”.

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