Helen Mirren, woman in gold a Roma.

La storia vera di una donna che cerca di ottenere giustizia per riparare al danno subito dalla sua famiglia. E’ questo “Woman in Gold”, il nuovo film diretto dal regista Simon Curtis e presentato dalla Eagle Pictures, che arriverà al cinema il 15 ottobre, che vede protagonista il premio Oscar Helen Mirren, insieme ad attori del calibro di Ryan Reynolds, Daniele Bruhl, Katie Holmes e Tatiana Maslany.

Sessanta anni dopo aver lasciato Vienna, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’ebrea Maria Altmann (Helen Mirren) intraprende un viaggio per rientrate in possesso dei beni indebitamente sottratti alla sua famiglia dai nazisti, tra cui il famoso ritratto di Adele Bloch-Bauer, nonché ritratto dell’amata zia Adele, capolavoro artistico nazionale ed alter ego di Mona Lisa in Austria. Assieme al giovane avvocato Randy Schoenberg (Rayan Reynolds), Maria decide di imbarcarsi in una battaglia legale che la porterà dal cuore dell’establishment austriaco fino alla Corte Suprema Americana, costringendola ad affrontare il passato e le sue verità scomode.

Il regista Curtis a Roma insieme alla protagonista racconta che l’idea del film è nata da un documentario trasmesso dalla BBC che si soffermava sulla storia del ritratto, sulle vicissitudini della famiglia Altman e sul tentativo di Maria Altman di recuperare l’opera. “La storia ha un potenziale enorme, perché chiama in causa la Seconda Guerra Mondiale, l’Olocausto e l’America contemporanea”, racconta Curtis, noto al grande pubblico per la regia di ‘Marilyn’.

“Maria Altmann e il dipinto di Klimt sono a mio avviso emblematici in tutto il XX secolo. Entrambi – prosegue Curtis – nascono nell’età dell’oro di Vienna, a inizio secolo, ed entrambi finiscono negli Usa, all’imbrunire del secolo Americano. Per rappresentare l’instancabile, volitiva e ironica Altmann, la Mirren è stata la prima ed unica scelta”.

Per Helen Mirren, la storia di Altmann è stata una grande scoperta: “Le storie come questa, storie di vita vissuta, hanno un’inarrivabile profondità emotiva, perché sai che è tutto vero. Non è la classica storia dei forti contro i deboli e dei deboli che vincono sui forti – prosegue – è sempre, e in ogni momento, un’autentica storia umana. Penso che la maggior parte di noi si identifichi in questa storia. Da bambina sono cresciuta in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale e sono sempre stata curiosa, chiedevo sempre ai miei genitori cosa significasse. Fare questo film è stato come tornare indietro alla generazione dei miei genitori. E’ incomprensibile come un uomo possa fare tanto male ad altri uomini. Ma – ricorda- anche oggi ci troviamo di fronte a certi episodi, vediamo ciò che accade in Siria, in Ruanda, anche per questo è importante ricordare il passato. Il secolo che stiamo vivendo potrebbe portate tanti problemi per la discriminazione di razza e religione, per questo non bisogna dimenticare ciò che è accaduto nel passato”.

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