Quando il realismo di Hopper diventa un film

I quadri e le atmosfere del maestro dell’Ottocento americano Edward Hopper, sono i protagonisti del film del regista austriaco Gustave Deutsch. Le atmosfere solitarie e sospese delle tele, fatte di silenzio, solitudine e ricerca esistenziale, diventano immagini filmate per il grande schermo grazie alla maestria di questo regista classe 1952.

Il lungometraggio è ambientato in America tra gli anni ’30 e gli anni ’50 e ogni sequenza riprende esattamente un dipinto di Hopper; nello specifico tredici opere del maestro, tra questi i capolavori “Office at Night” e “Woman in the Sun”.

hopper2La pellicola è interpretata magistralmente dalla coreografa Stephanie Cummings. I dipinti diventano così la scenografia perfetta per descrivere le emozioni di una donna.

La storia è quindi strutturata in tredici parti, ognuna corrispondente a un dipinto e ogni ambientazione-sequenza ha una durata temporale di 6 minuti. I capolavori di Hopper sono mostrati in un ordine cronologico che va dal 1931 al 1963.
L’ottima fotografia di “Shirley”, opera di Jerzy Palacz, ricostituisce al meglio l’universo esistenziale e malinconico di Hopper, quell’universo meta-cinematografico fatto di interni vuoti, treni, locali ed uffici.

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