I magnifici sette contro la tirannia.

Il nuovo film di Antoine Fuqua, regista di Training Day scritto da Nic Pizzolatto (autore della serie Tv True Detective) e Richard Wenk (The Equalizer), presentato fuori concorso alla 73esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, arriva al cinema dal 22 settembre. I Magnifici 7 vede protagonisti il premio Oscar Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Byung-Hun Lee e Peter Sarsgaard.

Il film rivisita una storia classica di Metro-Goldwyn-Mayer Pictures e Columbia Pictures ‘I magnifici 7’. Quando la città di Rose Creek si ritrova sotto il tallone di ferro del magnate Bartholomew Bogue, per trovare protezione i cittadini disperati assoldano sette fuorilegge, cacciatori di taglie, giocatori d’azzardo e sicari – Sam Chisolm, Josh Faraday, Goodnight Robicheaux, Jack Horne, Billy Rocks, Vasquez e Red Harvest. Mentre preparano la città per la violenta resa dei conti che sanno essere imminente, questi sette mercenari si trovano a lottare per qualcosa che va oltre il denaro.

“Quando la MGM mi ha chiesto di fare un film Western, mi sono emozionato perché sono cresciuto guardando film Western – dice Antoine Fuqua, che torna a dirigere Denzel Washington in questa storia di sette fuorilegge, pistoleri, giocatori d’azzardo e cacciatori di taglie che vengono assoldati per salvare una cittadina assoggettata dalla corruzione, in I Magnifici Sette – perciò mi sono chiesto, ‘Perché fare un Western adesso? Perché sarebbe così importante?’ E la risposta è stata, l’idea della tirannia, ancora così attuale – ecco cosa mi ha spinto ad accettare. Serviva un gruppo speciale di persone, unite per combattere la tirannia”. E poi Fuqua ha anche affinità con il genere, visto che da bambino guardava film Western insieme a sua nonna. “In esso c’è il tema dell’altruismo e dell’auto sacrificio, questi uomini, i quali vivono tutti al di fuori della legge, fanno qualcosa di generoso per aiutare la comunità, e in loro non c’è secondo fine, tranne l’aiuto che si danno l’un l’altro – dice il produttore producer Roger Birnbaum – fanno affidamento solo sulle loro pistole e nel loro intimo sono convinti che devono combattere contro una forza esterna, sapendo di avere remote possibilità di riuscita… sette uomini contro un esercito… sanno che moriranno delle persone… e lo fanno perché sanno che quella è la cosa giusta da fare”.

“Le vecchie generazioni conosceranno senz’altro questo titolo, ma non è così per le nuove generazioni, e questo ha reso allettante la rivisitazione del film – dice Todd Black, accanto a Birnbaum in veste di produttore – la regia viscerale ed intensa di Antoine, dà una sensazione di contemporaneità e stile alla storia classica di una banda di fratelli. Al suo centro, c’è una semplice storia di uomini che fanno ciò che è giusto, e questo è ciò che cerco sempre in ogni film che faccio”. L’idea è venuta a Roger Birnbaum, che in precedenza era stato Co-Presidente e Co-CEO della Metro-Goldwyn-Mayer, arrivato a dirigere lo studio assieme al suo ex partner, Gary Barber, nel 2010. “In quel momento, non c’erano molti progetti in programma, quindi abbiamo dovuto ricominciare quasi da zero – dice Birnbaum – abbiamo guardato il meraviglioso archivio della MGM, e I magnifici Sette, mi guardava dritto negli occhi, un film che ho amato da ragazzo e più tardi anche come studente di cinema, dove ho appreso l’evoluzione del film da I Sette Samurai.

Questa storia è un classico ed ho pensato valesse la pena raccontarla di nuovo”. In seguito, quando Birnbaum ha lasciato lo studio per lavorare da produttore, I Magnifici Sette è diventato il suo primo progetto. Poi, la Columbia Pictures è entrata nel progetto come partner della MetroGoldwyn-Mayer.

In questo modo, il nuovo racconto di Fuqua de I magnifici Sette, diventa un racconto dei nostri tempi, e il regista vi si è approcciato in modi diversi, soprattutto per mezzo degli attori principali. “Volevo qualcosa che ancora non si era visto, una prospettiva mai vista sullo schermo di un Western – ricorda Fuqua – così ho detto, ‘Che ne dite di Denzel Washington?’ E nella stanza è calato il silenzio, ma subito dopo c’è stata un’eruzione. ‘Sarebbe incredibile. Pensi che accetterebbe?’” Fuqua e Washington sono legati da un’amicizia molto forte. “Io ed Antoine abbiamo avuto un grande successo, ovviamente – dice Washington – abbiamo conquistato l’Oscar con Training Day e con The Equalizer abbiamo avuto un grosso successo al botteghino. Come regista è il massimo, sa quello che sta facendo e mi consente di fare quello che so che va fatto. Siamo una bella coppia”. Black crede che Washington sia stato convinto dal progetto per alcune ragioni. “Penso che Denzel volesse farlo perché non ha mai recitato in un film Western. Raramente accetta film con cast corali e credo che abbia pensato che sarebbe stato divertente da fare. Per lui era un modo diverso di fare un film di azione. Lo lega una forte amicizia a Antoine. Ma soprattutto, era diverso, e lui è sempre alla ricerca di cose diverse”.

Naturalmente, Washington è stato convinto anche dal fatto di poter interpretare Chisolm, il leader dei sette. “Ci sono quelli venuti al mondo per proteggere gli innocenti” , dice l’attore. “Per questa città, lui è l’uomo giusto al momento giusto”. Con Washington alla guida del gruppo, i produttori hanno scelto Chris Pratt per interpretare il giocatore d’azzardo Josh Faraday, braccio destro di Chisolm e la prima persona che si aggrega a Chisolm dei sette. Pratt ha colto al volo l’occasione e parlando per molti dei suoi colleghi attori, sottolinea che l’opportunità di interpretare cowboy e indiani, è stata irresistibile. “Ho sempre dichiarato di voler fare un film Western, e quando sono riuscito a leggere il copione e avere una visione più chiara del film, mi sono veramente emozionato – dice Pratt – il motivo di tanta emozione è stato il pensiero che mi sarei dovuto allenare a cavalcare e a sparare. Lavorare a fianco di Bobby, il nostro addestratore, e a tutti i veri cowboy, è stata una vera manna dal cielo. Dover lavorare maneggiando una vera Colt Peacemakers, calibro .45, spararci e farla volteggiare, è stato veramente divertente. Eravamo come un mucchio di bambinoni sul set”.

Infatti, gli attori si sono trasformati in una vera banda di fratelli, diventando amici come i personaggi che vediamo nel film. “Tra i ragazzi c’era vera giocosità – dice Birnbaum – questi ragazzi, non solo sono i migliori e più talentuosi attori che potessimo scritturare per interpretare quei ruoli, ma sono anche persone straordinarie che hanno reso ogni giorno di lavorazione del film, un’esperienza godibile”.

Una volta scritturati Washington e Pratt, i produttori hanno iniziato a pensare ai ruoli che li avrebbero affiancati. “Io e Denzel ci siamo seduti e ne abbiamo parlato. Abbiamo anche letto diversi libri sul West, scoprendo com’era diversa l’atmosfera all’epoca. C’era gente da tutto il mondo, Messico, Irlanda, Russia. Ho pensato, ‘Voglio vedere QUEL West”, dice Fuqua. Oltre a rappresentare una realtà, in verità vista molto poco al cinema, il film riflette anche il mondo come lo viviamo oggi. “È stato bello lavorare con questi straordinari attori, che di solito non si vedono nei film del genere – dice Fuqua – ho pensato che fosse un fatto unico e contemporaneo. Mi sono emozionato per il senso della contemporaneità legata comunque alla tradizione”.

Seguendo queste indicazioni, i produttori, assieme agli sceneggiatori Nic Pizzolatto e Richard Wenk, furono ideati nuovi personaggi per un variegato numero di giovani attori: Ethan Hawke per Goodnight Robicheaux; Vincent D’Onofrio per Jack Horne; la star sud coreana Byung-Hun Lee per Billy Rocks; l’attore messicano-americano actor Manuel Garcia-Rulfo per Vasquez e l’attore nativo americano Martin Sensmeier per Red Harvest. Tutti questi personaggi si gettano nella mischia per ragioni diverse, sostiene Ethan Hawke: “Uno è lì perché ha fatto un sogno. Un altro perché ha perduto la famiglia. Uno è lì per un amico. Un altro perché ha un segreto che non può rivelare. Poi c’è quello che è lì perché non ha altro da fare. Nessuno di loro fa parte del gruppo per motivi etici, ma tutti si ritrovano insieme casualmente per fare la cosa giusta, e questo li fa sentire bene e gli dà la spinta a proseguire”. Senza dubbio, i temi de I Magnifici Sette sono così forti da poter abbracciare culture e generazioni diverse, come evidenziato dal fatto che il film originale era, naturalmente, esso stesso un remake. “Kurosawa ha influenzato la filmografia americana più di quanto la gente se ne sia resa conto, e I Sette Samurai è presente nel nostro film sotto ogni forma – dice Antoine Fuqua – è nel suo DNA; è la madre dei film del genere. Ho visto quel film e subito dopo ho deciso che avrei voluto fare il regista. Kurosawa ha girato quel film con la profondità di campo, grandi primi piani, grandi scene panoramiche ed è stato l’interprete all’ombra dei samurai, non importa se buoni o cattivi. I personaggi di Kurosawa sono ronin, uomini violenti e pericolosi, ma anche servizievoli, che è quello che significa la parola samurai. Tutto ciò è stato utile a Sturges per il suo film e, naturalmente, ancor di più per questo”.

“Il film di Sturges è incredibile, fatto quando l’ America vedeva sé stessa in un certo modo – continua Fuqua, descrivendo la differenza tra il film del 1960 e il suo nuovo film – c’è stato un periodo in cui gli eroi del Western avevano una genuinità in bianco e nero. Ma, con il tempo, gli eroi cambiano e ciò determina la sua traduzione di quel mondo. In seguito, gli eroi Western sono diventati più tenebrosi, più complicati e anche un po’ più pericolosi. Il John Wayne di Ombre Rosse si trasformò nel John Wayne di Sentieri selvaggi; dopo il Vietnam, ci furono film come Il mucchio selvaggio, in cui sono protagonisti i cattivi di cui ci si innamora comunque. Le persone possono rispecchiarsi con un personaggio più complesso ma non molto rispettabile”. “Oggi, purchè la morale rimanga integra, puoi anche rappresentare un eroe più oscuro – dice Fuqua – si può fare in modo che rappresenti il mondo odierno. Un Denzel Washington che interpreta il ruolo di leader in un Western, a quei tempi non sarebbe mai esistito, perché gli americani non si sarebbero mai visti a quel modo, ma oggi, il Western deve sembrare il mondo che stiamo vivendo. Tuttavia, non importa come, i buoni sono i buoni e i cattivi sono i cattivi; mentre preparavo il mio film, mi sono riguardato I Sette Samurai per essere sicuro che il DNA del film fosse ancora presente, cioè che moralmente, non importa chi sei o cosa fai, bisogna fare sempre la cosa giusta per le persone che hanno bisogno di aiuto”.

Nella visione di Fuqua, il film è stato girato in modo classico, evitando effetti visivi per quanto possibile e scegliendo di lavorare preferibilmente con alcuni dei migliori stuntman del mondo, per eseguire acrobazie reali e catturare l’azione con la cinepresa. Chris Pratt è rimasto impressionato: “Ho lavorato a molti grandi film, simili a questo per le dimensioni degli enormi set, ma la maggior parte di essi, I Guardiani della Galassia, Jurassic World, contavano molto sull’uso degli effetti visivi. In questo film invece, facevamo le nostre scene dal vivo. Su ogni cavallo che vediamo cadere, c’era il suo cavaliere stuntman che cadeva anche lui andando ad alta velocità, e ce ne sono centinaia”.

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