La vendetta è un piatto freddo.

Dal 30 marzo al cinema in Italia il film vincitore dell’ultimo premio Goya, l’Oscar spagnolo. Presentato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, La vendetta di un uomo tranquillo (Tarde para la ira) è l’esordio alla regia di Raúl Arévalo, noto per il ruolo del detective Pedro ne La Isla Minima di Alberto Rodriguez, che è anche co-sceneggiatore del film. Nel cast Antonio de la Torre, Luís Callejo e Ruth Díaz.

tranquilloIl film è ambientato a Madrid, a partire dall’agosto 2007. Curro è l’unico di una banda di quattro criminali che viene arrestato per una rapina in una gioielleria. Otto anni più tardi, la sua fidanzata Ana e il loro figlio sono in attesa che lui esca di prigione. José è un uomo chiuso e solitario che non sembra trovare il suo posto nel mondo. Una mattina di inverno si reca nel bar gestito da Ana e da suo fratello e da quel giorno la sua vita si intreccia con quella degli altri frequentatori abituali del bar che lo accolgono come uno di loro. In particolar modo, è Ana a vedere nel nuovo arrivato una speranza per la sua penosa esistenza. Scontata la pena, Curro viene rilasciato e nutre la speranza di iniziare una nuova vita con Ana. Tornando a casa, però, trova una donna confusa e insicura e si troverà a dover affrontare un uomo che, distruggendo le sue aspettative, cambierà tutti i suoi piani.

“Anche se la mia carriera fino ad ora si è concentrata sulla recitazione – afferma il regista -, il mio sogno è sempre stato quello di dirigere. In tutti questi anni, ogni lavoro da attore mi è servito come una lezione di regia. Con questo film sto finalmente realizzando quel sogno. La vendetta di un uomo tranquillo è un thriller drammatico mosso da un sentimento primordiale, di pancia. Penso che l’odio, l’amarezza e la rabbia repressa siano argomenti di grande interesse. Una delle sfide è stata quella di ritrarre tutto con il più grande realismo possibile. Affrontare la violenza dal mio punto di vista: asciutto, crudo, così com’è nella vita reale. E volevo farlo per mezzo di una trama strutturata e piena di intrighi, unendo la ricerca di realismo e la credibilità con il ritmo e la spettacolarizzazione, propri del film di genere. Il tutto tenendo sempre alta l’attenzione dello spettatore. Il mio desiderio, quello di tutti coloro che hanno sposato questo progetto, è stato quello di fare il miglior film possibile. C’è voluto un grande lavoro di squadra, ogni reparto ha fatto tutto il necessario, e anche di più, pur di realizzare al meglio ogni dettaglio di ogni inquadratura, trasmettendo la vita e l’immediatezza che il film richiedeva, senza mai perdere di vista la storia”.

“Credo – continua Raúl Arévalo – che il cinema debba avere un’identità. Questo è il motivo per cui ho deciso di ambientare la storia in posti che sento intimi e familiari. I luoghi dove sono cresciuto e che ho “respirato” da bambino: quartieri in periferia, piccole città in Castiglia, i bar con i pavimenti ricoperti di segatura, gente che gioca a carte, alberghi lungo la strada…luoghi molto riconoscibili con un’estetica, c’lori e atmosfere che rafforzano la storia e i personaggi. Questa storia mi appartiene, ha codici che so decifrare. Credo che dovremmo parlare di quello che conosciamo, di ciò che ci commuove. Dobbiamo scavare in fondo alle nostre radici, al fine di raccontare una storia che, se davvero si parla di esseri umani, deve necessariamente essere un racconto universale”.

tarde_para_la_iraNon c’è solo “Breaking Bad”, quindi, per godere una storia di vendetta ben diretta e, soprattutto, ben raccontata. Tarde para la ira rappresenta al meglio quello che potrebbero fare in tanti: un uomo medio che dopo aver fatto i conti con la morte può smettere di arrabbiarsi e pianificare la sua vendetta privata.

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