La vendetta ha un nome: John Wick.


Se pensate che il furto di un’auto d’epoca e l’uccisione di un cucciolo di beagle non siano motivi sufficientemente forti per scatenare una sanguinosissima vendetta fatta di dozzine e dozzine di cadaveri, non conoscete John Wick, il sicario in ‘pensione’ interpretato da Keanu Reeves.

keanu-reeves-john-wick-large-horizontalQuello che porta Chad Stahelski alla regia di John Wick è la sua ultra ventennale attività di stunt man in una miriade di film d’azione che spesso hanno l’attore e amico Keanu Reeves come elemento comune. Cominciando la sua carriera come stunt dello stesso Reeves in Point Break, Stahelski ha poi controfigurato l’attore nella trilogia di Matrix, The Gift e Man of Tai Chi. Questa carriera, oltre alla collaborazione a molti titoli celebri (Sherlock Holmes – Gioco d’ombre, Hunger Games, I mercenari 2) in veste di regista della seconda unità, hanno fatto sì che il primo film da regista di Stahelski fosse proprio un action e avesse nel ruolo di protagonista il suo alter-ego Keanu Reeves. Ma Stahelski il suo film d’esordio non l’ha firmato da solo, ma in collaborazione con il socio David Leitch, con il quale ha fondato la 87Eleven, una delle più celebri società di stunts di Hollywood.

JohnWick_28x40Da queste premesse, che di certo non sono sinonimo di qualità, nasce John Wick, da molti pubblicizzato come il ritorno al cinema action dell’attore di Matrix, dimenticando che Reeves lo scorso anno era protagonista del poco riuscito 47 Ronin e attore nonché regista di Man of Tai Chi. Sia o meno il rilancio di un attore che forse ha intrapreso troppo presto la via del tramonto, John Wick è un grande film d’azione che incarna tutte le caratteristiche che dovrebbe avere un degno esponente di questo genere.

Innanzitutto John Wick si fa forte della trama minimale e poco originale per concentrarsi su un susseguirsi adrenalinico di ottima azione senza tediare lo spettatore con inutili intrighi nella storia che, spesso e volentieri, nel cinema d’azione servono solo a rallentare il ritmo e fare da noioso intervallo tra una sparatoria e l’altra. In John Wick, invece, si va diritti al punto con un uomo disilluso e distrutto per la prematura perdita della moglie, stroncata da una malattia, che ritrova la forza di andare avanti grazie a un regalo lasciatole proprio dalla donna: un cucciolo di beagle. Quando un gruppo di criminali appartenenti alla mafia russa si introducono per capriccio dell’abitazione di John, uccidendogli la cagnolina e rubandogli la macchina, l’uomo va su tutte le furie e getta la maschera, rivelandosi un temutissimo killer a pagamento che la stessa mafia russa ben conosce. Sarà una carneficina!

TMN_8943.NEFIncastrandosi nella migliore tradizione del moderno cinema di vendetta, con qualche eco dalla saga franco-americana Taken, John Wick punta tutto sul tenace protagonista ricordandoci quanto Reeves sia un volto da cinema adattissimo a questo tipo di film. Forse non è un caso se il personaggio protagonista sembra legarsi all’attore nel suo processo di re-inserimento nel mondo professionale di cui faceva parte, ma se Reeves è un iconico riferimento per lo spettatore che qui si fa mattatore, non vanno sottovalutati i comprimari dell’attore, soprattutto i villains, ovvero il Michael Nyqvist di Uomini che odiano le donne, l’Alfie Allen di Il trono di spade e l’Adrianne Palicki di G.I. Joe – La vendetta. Piccoli ruoli anche per Ian McShane e John Leguizamo, mentre una parte più corposa ma sostanzialmente inutile c’è anche per Willem Dafoe, che ormai troviamo in 2 film su 3, che siano prodotti indipendenti o mainstream.

John-WickQuello che colpisce in positivo di John Wick, oltre alla qualità altissima delle sequenze d’azione, per lo più estremamente violente, e il ritmo forsennato, è anche l’utilizzo di una sottile ironia necessaria a stemperare le lunghe sessioni di sparatorie e inseguimenti. L’idea del residence per killer d’élite, per esempio, è di quelle che rimangono nella mente dello spettatore.

Se contestualizzato nel suo genere, John Wick è un “must see”, cinema d’azione di primissima categoria, lontano sia dalle affettuose spacconate ottantiane dei Mercenari che dal cinema in CGI Bay-style.

Roberto Giacomelli

I commenti sono chiusi.