Davanti a me c’era il portone d’ingresso, e sapevo che sarebbe stato inutile cercare di aprirlo, comunque provai a urlare la parola che avevo trovato “ESSENZIALITA’!”. Niente. Puntai il telecomando e schiacciai l’unico tasto, ripetendo la parola. Ed ecco che dall’aggeggio uscì uno sbuffo di inchiostro grigio che andò a depositarsi sulla porta a comporre la parola che avevo pronunciato. La porta non si aprì, ma qualcosa avevo ottenuto. Mi girai ad osservare le altre porte. L’altra volta avevo scelto quella a destra dell’ingresso, che ora era sparita, quindi nella stessa posizione ce n’era un’altra identica. E questa scelsi. Un altro colpo di telecomando, un’altra nuvola, stavolta nera, che colpì la porta formando un disegno incomprensibile. Spinsi, la porta si aprii e io la attraversai.
Mi trovai in uno strano scenario in bianco e nero, il nero spesso a macchie oppure sfumato in toni di grigio, a formare suggestivi contrasti. Io stesso ero in bianco e nero. Dopo qualche secondo, mi sentii afferrare da dietro, da mani robuste che mi trascinarono via, dopo avermi incappucciato. Che succedeva? Chi erano? Dove mi stavano portando?