Nella giornata di apertura del 60esimo TaorminaFilmFest subito di scena il documentario di Ambrogio Crespi su Sergio De Caprio ‘Capitano Ultimo, la ali del falco’, la storia vera di un eroe, senza superpoteri, raccontata da se stesso, ma con la faccia cinematografica di Raoul Bova.
Sergio De Caprio, il capitano Ultimo, è l’uomo che ha arrestato Totò Riina nel 1993 e che oggi fa un lavoro di recupero e assistenza. ”Nel documentario – spiega Bova, suo interprete e amico – sentiamo tutte e due il dovere di fare qualcosa per tutte le persone che non hanno forza, coraggio. Le nostre idee – come dice Ultimo – volano molto alto”.
E invece, sempre nel filmato, spiega lo stesso colonnello dei Carabinieri, preso ovviamente di spalle con un ingombrante eskimo con cappuccio: ”mi sono chiamato ‘ultimo’ quando ho capito che tutti volevano essere i primi. Volevano vincere, volevano farsi belli, fare carriera. Ma a me di tutte queste cose non me ne frega proprio niente come a tanti altri carabinieri. Il nostro onore e la nostra gloria maggiore è lavorare per la gente povera. E nel momento in cui lo facciamo solo per aver in cambio qualcosa siamo dei traditori, mentre la lotta è del popolo e deve rimanere al popolo”.
Nel docufilm il colonnello DeCaprio introduce lo spettatore nella comunità che porta il suo nome, ‘Capitano Ultimo’, in uno dei quartieri più degradati di Roma, Tor Bella Monaca. Qui, nella tenuta cosiddetta Mistica, si allevano falchi per responsabilizzare gli ospiti e farli crescere. Insomma un luogo di riabilitazione sociale anche per giovani ragazzi detenuti mandati agli arresti domiciliari in prova dai tribunali di sorveglianza.
”Lui mi raccontò di fronte a un tavolo di legno, il tavolo degli ultimi, quello che era – spiega Bova – e da lì ho capito l’importanza di chi avevo di fronte. L’importanza dell’uomo che dovevo rappresentare, di questo uomo che non si poteva far vedere perché comunque aveva ricevuto una grossa minaccia dalla mafia. Solo allora ho capito davvero l’importanza dell’uomo che stavo rappresentando”.
”Entrando nella comunità che porta il nome di Capitano Ultimo, si respira l’aria di libertà – spiega invece il regista Ambrogio Crespi già autore di un documentario sulla vicenda giudiziaria di Enzo Tortora -. Quelle che ispirano le ali dei falchi, delle aquile e dei rapaci che vengono allevati sul posto per insegnare ai giovani ospiti delle casa famiglia sia il mestiere del falconiere sia a rapportarsi con la libertà di questi animali per poi cercare la propria”.
Al termine della proiezione in anteprima al Festival, Raoul Bova terrà una master class (che a Taormina è stata ribattezzata una Taoclass) sul suo ruolo nel documentario di Ambrogio Crespi.