Vita da divorziato.

Intervista a Dany Boon, protagonista di ‘Tutta colpa del Vulcano’ al cinema dal 5 giugno 2014.

00729Come è entrato a far parte del progetto?
Laurent Zeitoun, che conosco da molto tempo, è uno dei tre co-autori ed è uno dei produttori di Quad. Quando mi ha proposto il progetto, non ero disponibile, ma poiché sono curioso, ho letto lo stesso la sceneggiatura e ho trovato la storia molto azzeccata, divertente e moderna. Mi piacevano l’idea e i personaggi che rappresentano molto bene certe coppie di oggi: sono stati insieme pochissimo tempo e passano la loro vita da divorziati. Qui, nello specifico, per amor di commedia, si detestano e saranno costretti ad attraversare insieme l’Europa per recarsi al matrimonio della loro unica figlia.

Adoro il titolo originale del film, è impronunciabile! Gli americani non accetterebbero mai un titolo del genere, invece in Francia lo puoi tenere e trovo la cosa straordinaria. Utilizzare il pretesto dell’eruzione del vulcano per bloccare tutti gli aerei, riempire tutti i treni e costringere la coppia ad arrangiarsi con altri mezzi è stata una mossa molto scaltra. Amo quest’idea di un road movie condito con un senso di urgenza e di conto alla rovescia per arrivare in tempo alle nozze della figlia.

Come descriverebbe Alain, il suo personaggio?
Dirige un’autoscuola, ma possiede una sola automobile! Non è certo un modello di successo sociale, ma la cosa non ha la minima importanza per lui. La sua ex moglie se la cava molto meglio con le sue fiorenti cliniche veterinarie. È ricca, ma questo non le impedisce di continuare a pretendere da lui gli alimenti. In effetti, fanno tutto quello che possono per vessarsi, denigrarsi e umiliarsi reciprocamente.

Come considera il loro rapporto?
Un aspetto che mi ha davvero affascinato nella sceneggiatura è che appena pensi che stiano per riconciliarsi, perché finalmente si parlano con garbo e intelligenza come è auspicabile fare, scopri che spesso si tratta di una nuova manipolazione di uno dei due per affossare l’altro. Ogni volta hai voglia di credere che stiano per tendersi la mano, ma in realtà la situazione peggiora. Per uno spettatore, è un vero spasso. Alain e Valérie non hanno alcuna pietà, non si fermano davanti a nulla. In realtà, quello che amo in questo film è che parla della coppia, del rapporto uomo/donna come effettivamente è al giorno d’oggi. In una relazione amorosa siamo disposti a superare ogni limite, cosa che non faremmo mai in un rapporto d’amicizia o di lavoro. Questi due sognano addirittura di uccidersi!

vulcano 3E l’idea di incarnare questa coppia con Valérie Bonneton?
La prospettiva di lavorare con Valérie Bonneton è stata per me una delle carte vincenti del progetto. Ci conosciamo bene e la stimo enormemente. È originaria del nord e ha un immenso senso dell’umorismo. Ho interpretato con lei il mio primo lavoro teatrale a Parigi, «La La Love You»… Mentre lei frequentava il Conservatorio, io concludevo gli studi a Le Cours Simon. Avevamo recitato insieme in «Les Zacros de la télé», una miniserie televisiva in cui spesso lei faceva mia moglie. Ma le nostre collaborazioni risalivano a molto tempo fa e da allora ci eravamo mancati su diversi progetti. Io le avevo proposto dei ruoli, ma lei era impegnata in teatro. E finalmente è arrivata questa bella occasione.

Il vostro rapporto personale vi ha aiutato nella recitazione?
Può sembrare paradossale, ma il fatto di volerci bene ci ha permesso di sferrarci gli attacchi più meschini e cattivi! Interpretare con lei una coppia che non si può vedere è stato fantastico. È stat una festa, sia sul piano verbale in tutta una serie di situazioni, sia su quello fisico, visto che i due personaggi vengono alle mani! È stato piuttosto euforizzante fare il cattivo con la mia ex moglie, tanto più nei codici della commedia, che consentono di spaziare molto lontano! Tra di noi, con Alexandre e con la troupe, c’era un grande ascolto e confronto. Adoro la condivisione nel lavoro.

A volte i vostri personaggi si infliggono delle vere crudeltà
È vero che ci vanno giù pesante e che a volte l’effetto è stridente, ma credo che al di là della crudeltà, è un tipo di scambio con cui è facile identificarsi perché i colpi che si sferrano sono la manifestazione del loro dolore e della loro disperazione, sono momenti di debolezza in cui si lasciano andare. Capita a ciascuno di noi, in misura diversa. Non sempre ci rendiamo conto che stiamo esagerando. Lo stesso set «itinerante» è stato un’autentica avventura.

Come lo ha vissuto?
Adoro viaggiare, andare in giro. «Non dirmi dove andiamo, dimmi con cui…». Eravamo sempre a zonzo e abbiamo girato in posti remoti e magnifici. C’erano anche numerose scene d’azione che io amo molto. È ovvio che quando leggi che l’aereo passa in mezzo agli alberi e si schianta in un bosco, sei contento di girare quella scena! Mi sono ritrovato nella carcassa demolita di un vero aereo, trainata da cavi a una velocità pazzesca… Abbiamo passato giorni a farci trascinare, scuotere, ballonzolare in tutti i sensi! La cosa assurda quando giri questo tipo di scene acrobatiche è che ti rendi conto che ti diverti soltanto quando ti fai veramente male. Io che sono un tipo piuttosto prudente, ho imparato che ci sono cose per le quali devi buttarti anima e corpo! Se è previsto che tu ti prenda sberle o pugni, devi prenderli veramente affinché la scena sia  realistica e faccia ridere il pubblico. Per questo film, abbiamo avuto un bel da fare e ce le siamo date di santa ragione. Erano scene surreali e molto spassose!

Come ha lavorato con Alexandre Coffre, il regista?
Abbiamo fatto molte letture. Adoro le letture perché sono il momento in cui cominci a sentire la storia, a scoprire i personaggi e a lasciarti trasportare dalla sceneggiatura. Sono una tappa essenziale. Impari anche a conoscere le persone con cui farai squadra. Sul lavoro, anche se propongo delle cose, resto sempre al mio posto di attore e mi lascio guidare dal regista. In questo caso specifico, Alexandre era anche il co-sceneggiatore e non avevo certo la presunzione di aver lavorato sul mio personaggio tanto quanto gli autori che lo avevano sviluppato per mesi, se non per anni. In generale, scopro un personaggio e una storia dai tre ai sei mesi prima di girare. Se una storia mi piace, la esamino come un lettore esperto e poi ne discuto con il regista. Mi è piaciuto il modo in cui Alexandre mi ha parlato del film e di quello che voleva farne. Non sono rimasto deluso. Il film assomiglia a quello che tutti noi speravamo e in più è bellissimo sul piano estetico.

Cosa conserverà di questo  film?
Il mestiere di attore offre delle splendide avventure umane e questo film è una di queste. Ho adorato la coppia che formo con Valérie. Sono stato felice di poter finalmente girare un film in cui ci sono due coprotagonisti di una storia e con un vero ruolo comico per una donna.

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