Mashrome, che successo.


A vedere il folto gruppo di ragazzi che in queste prime sere sta affollando il Teatro dell’Orologio per la terza edizione del MashRome FilmFest, possiamo dire che il festival è ormai già bello che consolidato.

Un piccolo festival internazionale che con pochi fondi ma con tanta voglia di andare avanti, cerca di mostrare un lato della cinematografia non sempre presente nei festival più popolari. Ovvero un cinema Mash-Up, tutto concentrato su un “mix” di stili e linguaggi diversi.

Il festival è suddiviso in diverse sezioni o session, ben 20, non le elencherò tutte, ma quasi: girl power, romance & documentary, welcome wine & film tasting, black & pink comedy , queer, dreams & desires, fantanimash, politically (un)correct, mash against injustice, etc…

angelus-novus-interactive-photopainting1-1048368_185x185I corti e mediometraggi sono tutti ad opera di giovani (o meno) filmaker e sono prodotte tra il 2013 e il 2014. Interessanti i collage-stop-motion in bianco e nero di Antti Polojärvi e l’animazione di Alberto Vázquez e Pedro Rivero, le citazioni neo-pop di Charline Branger e la psichedelica da terzo millennio di Silvia Bergmann.

I sottotitoli del festival parlano chiaro, questo di Roma vuol essere la Celebrating Arts in the Remix Era e il The best International Works From the contemporary Art Scene.

Le forme e gli stili ibridizzati tra loro ci sono tutti. Dalle web-series al drama, dal fumetto allo splatter, dalle video-installazioni al documentario. Non mancano poi i gemellaggi, con opere dall’Athens VideoArt Festival.

Vedendo i lavori in concorso in queste prime due serate, di sicuro va dato il merito di mostrare opere molto eterogenee tra loro e tecnicamente valide. Anche quando sta per calare un leggero torpore, vuoi per l’orario tardo, vuoi per altro, arriva nel bel mezzo del corto Blind Lucky del tedesco Thomy Heinelt un pezzo musicale da ballare seduti I heard it through the grapevine delle Slits. E allora il torpore passa e ritorna la concentrazione. Interessante anche la scelta degli organizzatori di riunire nei sottogeneri delle sessions, opere da paesi lontani, passando dalla Norvegia al Kenya e dalla Korea ad Israele.

peterGli italiani in gara sono una quindicina, di sicuro una piccola presenza di numero rispetto alle vastità delle opere in concorso. Anche di questo va dato un merito agli organizzatori.

Attendiamo l’ultimo giorno del festival, il prossimo venerdì 6, in cui oltre alla premiazione, alle 20:45 all’auditorium dell’Ara Pacis, ci sarà nella mattinata una lectio magistralis del regista Peter Greenaway. Una conversazione sul cinema contemporaneo dal titolo “Cinema is dead. Long live cinema”. Un titolo molto esaustivo. Vediamo cosa avrà da dire il regista de I racconti del cuscino e 8 donne e 1/2.

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