Al Roma Fringe Festival oggi e domani vanno in scena le più belle rappresentazioni teatrali delle due edizioni precedenti, 2012 e 2013.
Mentre il premiatissimo IO MAI NIENTE CON NESSUNO AVEVO FATTO di Vucciria Teatro (Miglior Drammaturgia, Miglior Attore e Miglior Spettacolo) è in viaggio per conquistare la California, come ospite italiano al San Diego Fringe Festival, al Roma Fringe sono protagonisti alcuni degli spettacoli più amati e premiati delle passate edizioni: HORSE HEAD di Cattive Compagnie, vincitore del primo Roma Fringe Festival, reduce dal New York Fringe Festival e con oltre 50 repliche alle spalle in Italia, SENZA NIENTE 1 – L’ATTORE di Teatro Magro, Vincitore Miglior Attore al Roma Fringe 2012, THE WHITE ROOM di e con Caterina Gramaglia Premio Special Off Roma Fringe 2013, RI-EVOLUTION della Compagnia Demix, Miglior Regia al Roma Fringe 2013, BINARIO 2: SOTTO LA PANCA LA CAPRA CREPA di Etérnit, Premio Special Off Roma Fringe 2012 e POPOLO BUE con Francesco Pompilio, secondo classificato alla prima edizione del Fringe capitolino.
SENZA NIENTE 1 – L’ATTORE con Alessandro Pezzali, regia di Flavio Cortellazzi. Dissacrante, metateatrale, ironico e autoironico, disfattista e celebrativo – tra i vincitori del Roma Fringe Festival 2012 – il progetto Senza Niente di Teatro Magro torna a Roma il 4 e 5 luglio per il THE BEST OFF @RomaFringe 2014.
Uno spettacolo definito “punk”, ma che si smarca da ogni etichetta generalista, e che, dopo i grandi apprezzamenti di pubblico e critica riscossi in occasione del Fringe Capitolino, torna in scena. Fuori dalle mode, senza pietismi, senza banalità e senza falsi ideologismi, il progetto Senza Niente nasce dall’esigenza di riflettere sul panorama attuale del teatro e dello spettacolo in genere. Un orizzonte disfatto e disfattista, minacciato dalla crisi, all’interno del quale la qualità e la professionalità vengono sempre più frequentemente accantonate a favore di una schizofrenia dei generi, a favore del sensazionalismo spettacolare. Nel pieno di tale situazione, in uno stato di completo smarrimento, si posiziona Teatro Magro, in una condizione surreale nella quale il futuro appare brumoso e poco limpido. Senza Niente 1 diventa così il volto sarcastico delle professionalità teatrali vittime di stereotipi, di antichi schemi alla ricerca di un riposizionamento nella condizione attuale.
HORSE HEAD di Damon Lockwood (regia di Leonardo Buttaroni con Sebastiano Gavasso e Diego Migeni scenografie di Paolo Carbone)
Una storia che cattura, per una messa in scena e una squadra artistica degna di nota, una commedia noir dalle tinte ironiche e intelligenti. Nel film di Francis Ford Coppola Il Padrino (1975) un pluripremiato cavallo da corsa viene decapitato e la sua testa viene lasciata durante la notte nel letto del suo proprietario: un regista hollywoodiano di successo colpevole d’aver rifiutato una offerta di Don Corleone. Avete mai pensato ai due scagnozzi che hanno avuto il compito di farlo?
HORSE HEAD è la tragicomica storia di due fratelli: Edmondo, un attore fallito che sta perdendo ogni stima di se’, e Filippo, picciotto tormentato il cui nome significa drammaticamente amante dei cavalli, che nella California del 1945 decidono di accettare l’ irrifiutabile offerta di Don Corleone per garantirsi un avvenire e farsi strada nella malavita. La commedia in un unico atto di 60’ ci mostra l’evoluzione dei due personaggi che, per adempire al rischioso ed infame compito, saranno costretti ad affrontare i propri demoni.
La scenografia e le luci omaggiano la forza visiva del film di Coppola e della tradizione noir, tra la polvere, il bianco e nero e il seppia. Le molte citazioni cinematografiche omaggiano ed onorano la cultura italo-americana e non solo: dai movie brats (Coppola, Scorsese, Stone) ai loro attori icone (De Niro, Pacino, Joe Pesci), dando vita ad uno spettacolo che coinvolge indipendentemente dalla conoscenza o meno de Il Padrino, esaltando al contempo quegli spettatori che già conoscono e amano la pluripremiata pellicola.
I ritmi altissimi non sminuiscono bensì esaltano l’umanità della recitazione, danzando sulla sottile linea che separa commedia e tragedia noir, accompagnando il pubblico tra ilarità amara e coinvolgimento emotivo.
THE WHITE ROOM di e con Caterina Gramaglia. Lo spettacolo si è aggiudicato il Premio Special off – Roma Fringe Festival 2013, si è inoltre classificato al secondo posto per il Premio Produzione e Miglior Spettacolo – Roma Fringe Festival 2013 e sarà presente al prestigioso New York Fringe Festival 2014 come rappresentante del Teatro Off italiano.
The White Room affronta in maniera del tutto insolita ed inaspettata temi quali la solitudine e la follia, il tutto legato da un filo rosso che è quello dell’impermanenza. Lo spettacolo infatti si evolve continuamente, cresce e si modifica con la sua stessa autrice ed interprete Caterina Gramaglia, dunque è soggetto è a ciò che si può chiamare impermanente, in continua mutazione.
Una stanza bianca, chiusa in tutti i suoi lati, il soffitto rimane scoperto, il telo davanti come fosse un sipario è trasparente. Una donna seduta all’interno della stanza accende una luce led dentro una gabbietta, inizia un canto incomprensibile. La donna si mette una parrucca, continua il canto, accende alcune luci ai lati della stanza prende un ombrellino e… tanti sono i personaggi che prendono vita tra le mani di Caterina Gramaglia: una cantante lirica, la giapponese Suzuky, Bambulè un personaggio con delle bambole e dei led in testa, Nora Duselli un’attrice vecchio stampo, Gelsomina e molto altro ancora. Uno spettacolo unico, insolito, innovativo e sorprendente.
“Una stanza bianca, una scatola bianca, la scatola bianca della mia mente, dove albergano personaggi – racconta Caterina Gramaglia. Il tema dello spettacolo è la follia, la follia come creatività, come suono, come immagine. La mia traduzione del mondo, la percezione del mondo nella mia solitudine. In questa solitudine sono come accompagnata da questi personaggi che mi parlano che mi fanno compagnia. In questo contenitore ci sono oltre ai personaggi video, tra il demenziale e la poesia che si versa alla fine nel mondo della strada felliniana”.
RI-EVOLUTION della compagnia Demix, Vincitore del Premio come Migliore Regia al Roma Fringe Festival 2013, sarà in scena il 4 e 5 luglio per il THE BEST OFF @RomaFringe 2014.
Dall’impressionante impatto registico, forte di installazioni video giocate e studiate spazialmente in maniera intelligente e originale dalla compagnia DEMIX, “Ri-Evolution” è una provocazione spinta dall’indignazione, per un’attualità piena di teste che si abbassano, per una politica piena di patti firmati sotto le lenzuola, per piccole provincie o enormi metropoli vuote di alcun accenno di emancipazione.
Uno spettacolo performance unico, che parla delle donne, con i loro gesti, le loro voci, le loro parole, parla agli uomini tutti e lo fa mostrandoli al loro peggio, come uno specchio per la prima volta estremamente sincero.
È una provocazione, un’iperbole, un’esagerazione che mostra le donne come “puttane”, soggetti desiderosi di esistere solo come appendice dell’uomo.
Donne che lottano per una porzione di potere riflesso, che più del corpo vendono le proprie aspirazioni, la propria capacità di sognare, la propria indole alla rivoluzione.
“Ri-Evolution è un insulto voluto, portato all’estremo, che suoni come sveglia per le coscienze, come un pugno dritto in faccia. Uno di quei pugni a forma di carezza, si perché è alle donne stesse che Eva (e lo spettacolo tutto) rivolge la sua ultima “preghiera”, come uniche interlocutrici capaci di sentire e cambiare il degrado che ci circonda. Come uniche possibili protagoniste di una Ri-Evoluzione che ci salvi tutti”.
BINARIO 2: SOTTO LA PANCA LA CAPRA CREPA con Luigi Morra drammaturgia Pasquale Passaretti regia L.Morra e P. Passaretti. Premio Special Off Roma Fringe Festival 2012, Binario 2 – sotto la panca la capra crepa scritto da Pasquale Passaretti e interpretato da un bravissimo Luigi Morra, tornerà al Roma Fringe il 4 e 5 luglio per il THE BEST OFF @RomaFringe 2014. Un insolito capostazione, appassionato di scioglilingua, sceglie la solitudine di una piccola stazione ferroviaria di provincia, un luogo lontano dal caos, dove i treni che passano sembrano essere l’unico esempio di “mondo che corre”, e dove vive e racconta il suo quotidiano fatto di compagnie discontinue, ricordi, silenzi e situazioni che si ripetono in orari e giorni prestabiliti.
La messa in scena è essenziale e priva di artifici scenografici, e il gioco teatrale, dalle atmosfere clown e malinconiche, è affidato soltanto alla difficoltà di inseguire un racconto che vive sul filo dell’immaginazione.
Il testo si sofferma sui temi del ricordo, della velocità e sulla possibilità di afferrare e percepire quello che accade nelle suggestioni che spesso ci passano davanti troppo rapidamente, su quegli eventi, cioè, che pur non avendo una concretezza tangibile, condizionano l’individuo nelle sue azioni, negli affetti e nelle scelte.
Il racconto e la messa in scena si fondono, “costringendo” l’attore a subire lo spazio vuoto, i silenzi, gli occhi del pubblico, la storia e persino le stesse scelte registiche.
Una performance delicata, proprio come una piccola stazione, dove di tanto in tanto un treno si ferma, lascia qualcuno o qualcosa, e poi riparte. Intanto tre tigri lottano contro tre tigri, e l’arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizza inevitabilmente.
POPOLO BUE di Francesco Pompilio, Angelo Libri, Flaminia Chizzola con Francesco Pompilio, regia di Francesco Pompilio. Una rivisitazione intelligente con una regia studiata nei minimi particolari: questo è Popolo Bue, nuovamente in scena per il Roma Fringe Festival, in occasione del THE BEST OFF @RomaFringe 2014, il 4 e 5 luglio. Una storia semplice che diventa assioma di un attualità sempre più assurda. Gli animali che vivono nella fattoria di Jones sono schiavi degli uomini, senza alcun diritto. Spinti dall’ennesimo sopruso e ispirati dal sogno del Vecchio Maggiore, si ribellano e diventano padroni, costringendo alla fuga l’uomo sfruttatore. I maiali Napoleon e Palla di Neve li guidano alla vittoria. Ma una volta al potere gli animali si accorgono che è più facile rovesciare un regime oppressore che vivere da esseri liberi.