Il marito perfetto.


Al cinema dal 4 dicembre il primo lungometraggio del regista Lucas Pavetto, The Perfect Husband, ispirato all’omonimo cortometraggio che ha riscosso riconoscimenti in numerosissimi Festival, vincendo il premio come Miglior Medio Metraggio al Buffalo Scream Horror Festival e il premio come Miglior Horror al Mexico International Film Festival.

Locandina husbandUn horror indipendente dal sapore tutto italiano, ma con un cast eccezionalmente internazionale che vede protagonisti Gabriella Wright (The Tudors, Eden Log), Bret Roberts (Pearl Harbor, S. Darko, Nightstalker), Carl Wharton (Necrosis: Colony 10, Zombie Massacre) e l’italiana Tania Bambaci (Midway – Tra la vita e la morte, Guardali cadere).

Il film, incentrato sul terrore e la paura che possono scaturire dalle relazioni di coppia e sui lati oscuri che si nascondono all’interno di ogni singolo rapporto, sarà distribuito da Explorer Entertainment. Viola e Nicola stanno attraversando un periodo difficile. Il loro rapporto di coppia è stato messo a dura prova da un’interruzione di gravidanza che li ha travolti inaspettatamente. Per superare questa crisi decidono di passare un fine settimana in un vecchio chalet sperduto tra i boschi, ma tutto prenderà una china diabolica quando nella testa di uno dei coniugi si insinuerà un folle sospetto. Quello che doveva essere un tranquillo weekend muterà improvvisamente in un incubo mortale. Una convivenza difficile si trasformerà presto in un thriller al cardiopalma, teso e adrenalinico, che coinvolgerà lo spettatore in un vortice di suspense e terrore puro.

B. Roberts - G. WrightIl film è stato girato a Catania, sulle pendici dell’Etna. Una location scovata dallo stesso regista durante una visita in Sicilia e che si insinua nella perfetta tradizione horror. Perso in una fitta boscaglia, traduce immediatamente il senso di isolamento in cui vivono i due protagonisti.

“Il film – afferma il regista – è stato completato in meno di tre mesi. Durante la scelta del cast, trovare un’attrice adatta a recitare il ruolo di Viola non è stato affatto facile. Innanzitutto per via del carattere ambiguo del personaggio. Sin da subito ritenevo importante far emergere quel latente disagio, in grado di far capire il lato più profondo della sua anima. Ad un primo sguardo doveva essere chiaro che c’era qualcosa di sbagliato in lei, un tormento nascosto che la porterà ad essere sia vittima che carnefice. Ho optato per Gabriella Wright perché sapeva trasmettermi sia quel senso di fragilità e innocenza, ma anche una natura tutt’altro che benigna. Un po’ come un animale selvaggio dall’aspetto apparentemente tenero e innocuo, ma pronto a scatenare tutta la sua violenta natura. Per il ruolo di Nicola, mi serviva un attore bello e maledetto, e quando l’agenzia mi presentò Bret Roberts, ne rimasi folgorato. Aveva il carisma giusto che cercavo, sapeva trasmettere quell’equilibrio tra lucidità e follia, tra angelico e demoniaco. Poteva essere tanto il marito perfetto che andavo cercando quanto un uomo in grado di trasmettere il vero significato della paura. Girare questa mia opera prima è stata una vera sfida. Il nostro nemico sin dal primo giorno è stato uno solo: il tempo. Abbiamo iniziato la preproduzione praticamente a ridosso dell’inizio del film. I diversi compartimenti dovevano lavorare parallelamente, spesso questo ci ha costretto a levate notturne”.

“Abbiamo completato le riprese in sole tre settimane – continua Lucas Pavetto -, battendo davvero ogni record di velocità. I problemi causati dalla mancanza di budget erano evidenti, ma tutto sommato e con i pochi mezzi che avevamo a disposizione, credo che siamo riusciti a fare davvero un buon lavoro. La storia nasce da un tema semplice: le relazioni di coppia e i lati oscuri che si nascondono nel corso delle più comuni interazioni. Volendo essere ancor più sintetici, questo film, come tutti i film horror, parla di “paura”. Ma non quella legata a una dimensione lontana ed inconscia, bensì una paura interna, poiché impossibile da ricondurre ai binari della razionalità”.

G. Wright 4In The Perfect Husband la paura nasce dalla quotidianità, dall’incomprensione, dall’incapacità di superare un trauma, e in ultima analisi, da noi stessi e dai nostri dubbi e problemi più profondi e inconfessati. Un terrore a volte generato da chi non ti aspetti e da chi dovrebbe proteggerti. Questo è l’incubo più grande di ogni coppia, e purtroppo prende spunto dai fatti di cronaca. D’altronde chi non si è mai domandato: quanto so del mio partner? Ci sono lati del suo carattere a me sconosciuti? L’ignoto profondo deriva dal fatto che, talvolta, questi abissi emergono senza che ci sia una piena consapevolezza. Esplosioni incontrollate che trasformano la persona che amiamo in un perfetto sconosciuto.

“Tutti quelli che pagano per vedere un film horror – conclude Pavetto -, pagano perché vogliono vivere un’esperienza di paura. Il mio scopo era di spaventare lo spettatore con una vicenda semplice e poco complessa, ma che simulasse la realtà, mettendo in dubbio le nostre certezze su chi ci sta a fianco, su chi dorme nel nostro stesso letto. Ma volevo anche realizzare un film che non fosse scontato, che portasse in scena momenti profondi e pieni di significato. La violenza feroce non è gratuita, bensì ha un grosso obiettivo all’interno del film, fa parte di un equilibrio che porterà lo spettatore a vivere un’esperienza di follia in prima persona. Viola è fortemente spaventata dal marito nel film e vede avverarsi il suo incubo più grande. L’essere umano è una macchina che all’apparenza può sembrare molto diversa da quanto in realtà sia. Tutti siamo dei potenziali folli, c’è chi riesce a mantenersi in equilibrio con lucidità e chi invece è più debole e può facilmente perdere il controllo, ciò che può succedere dopo resta un enigma. Non credo di aver realizzato un film di fantasia, credo che purtroppo The Perfect Husband possa in certi casi essere visto come il riflesso di una cruda realtà”.

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