‘Roma Termini’ al Nuovo Aquila.

Giunge al Nuovo Cinema Aquila di Roma – forte del successo ottenuto al recentissimo Festival Internazionale del Film di Roma, nella sezione ‘Prospettive Italia’ – il doc di Bartolomeo Pampaloni sul dramma dei senza tetto capitolini che affollano il principale svincolo ferroviario d’Italia. Il regista – assieme a Stefano Pili, uno dei protagonisti del doc – risponderà alle domande del pubblico al termine delle due proiezioni serali.

MANIFESTO-Roma-Termini-ULTIMO-140x200Roma Termini, stazione centrale di Roma, principale stazione d’Italia: 480.000 passeggeri in transito ogni giorno. Tra tutta questa gente, nascosto in mezzo alla folla, vive un gruppo di uomini e donne per i quali la stazione non è un punto di passaggio, ma un luogo di vita. Roma Termini diventa allora un’immensa anonima abitazione, una città nella città che ospita queste persone e le aiuta a trovare un modo per sopravvivere senza niente. Quattro uomini, quattro storie di persone in caduta libera, che, giorno dopo giorno, si ritrovano sempre più ai margini della società. Svanire lentamente, diventare invisibili: non più Stefano, Angelo, Tonino, Gianluca, ma solo un altro, anonimo, clochard.

Bartolomeo Pampaloni“Volevo un film nuovo, sincero, diretto, nato dalla strada e dalla verità di vite vissute fino in fondo, di emozioni colte sul nascere: un film senza retorica, senza ipocrisia o pietismo, un film senza distanza di sicurezza, ma crudo e vero, come la vita” ha dichiarato con eloquenza Bartolomeo Pampaloni presentando l’idea che è alla base del suo film. “Così ho preso la mia piccola telecamera e sono uscito per le vie della città, ad ascoltare le centinaia di persone che si incrociamo quotidianamente: gli invisibili, coloro che vediamo passare e che presto dimentichiamo, i solitari nel caos della metropoli, ferita aperta nel cuore pulsante della città. Pian piano ho cominciato a far breccia in questo cosmo nascosto e giorno dopo giorno mi sono ritrovato sempre più coinvolto in questo progetto, che sembrava crescere e svilupparsi da solo: constatavo quanto queste persone avessero bisogno di qualcuno con cui parlare della propria vita, dei loro problemi, ma anche con cui condividere momenti spensierati e discussioni sul mondo. Sentirsi gente normale, che parla seduta ad un caffè, senza pensare, per un attimo, alle angosce del proprio quotidiano. Grazie ad un approccio molto diretto, in un’atmosfera di complicità e di fiducia reciproca che si è venuta subito a creare, ho potuto penetrare velocemente nell’intimità di ciascuno di loro, ascoltare una parola viva, sincera, assistendo in prima persona agli eventi quotidiani che mi hanno lasciato condividere con loro. E’ stato così che, sviluppando queste relazioni, entrando sempre più a fondo nelle vite delle persone che incontravo nel mio girovagare quotidiano per la stazione, si è andata formando l’idea di questo documentario di strada.”

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