Zio Gianni, lo sfigato.

Gianni, 50 anni. Niente lavoro. Niente più moglie. Niente più casa. Una stanza. Tre coinquilini di 25 anni più giovani.

ZIO GIANNI_gruppo poltrona_JAC_7040Presentata a Roma la nuova serie tv ‘Zio Gianni’ scritta dai ‘The Pills’ Luigi Di Capua, Luca Vecchi e Matteo Corradini, con Luca Ravenna e Matteo Rovere, e da Daniele Grassetti e Sydney Sibilia (regista di ‘Smetto quando voglio’ di cui sta preparando due sequel) che ne curano la regia, in onda dal 22 dicembre su Rai2 alle 21.  Venticinque puntate da nove minuti e due speciali di Natale, che ricordano un po’ il format di “Una mamma imperfetta” e la trama del film di Leonardo Pieraccioni “Un fantastico via vai”.

In un mondo in continua evoluzione, chi si ferma è perduto. Il ragionier Gianni Coletti, classe 1964, più che fermarsi, ha proprio inchiodato di brutto. Ma prima o poi, la vita, ci regala sempre una seconda possibilità.

ZIO GIANNI_S.Sibilia, P.Calabresi_JAC_7335“Beh, forse nel suo caso – affermano i registi -, più che di seconda possibilità, parliamo di una valanga di sfighe che la metà basterebbero per lanciarsi a volo d’angelo dal ponte di Ariccia, ma questi sono dettagli”.

 

Gianni è un uomo mite, tranquillo, senza pretese. Sposato da vent’anni, lavora come impiegato. Un giorno, come succede, viene licenziato a causa del fallimento della banca. Poco dopo anche la moglie lo lascia, perché stufa di vedere come si sia lentamente arreso alla routine quotidiana, portandosi via il figlioletto di 7 anni. Assodato che persino i genitori ottuagenari non lo vogliono con loro, da un giorno all’altro il buon Gianni è costretto a cercarsi una nuova sistemazione e un nuovo impiego. Calcoli alla mano, l’unica possibilità per le sue tasche è quella di andare a vivere con tre studenti/lavoratori/fancazzisti poco più che ventenni: Fulvio, Chiara e Rodolfo.

I tre studenti sono Cristel Checca, Luca di Capua e Francesco Russo e lo zio Gianni  è Paolo Calabresi.

I tre scelgono di piazzare in casa un uomo che è tutto fuorché il paradigma del buon coinquilino, un po’ per il gusto dell’avventura, un po’ perché gli servono i soldi dell’affitto. Ecco quindi che Gianni, fra ritardi nei pagamenti delle bollette, turni delle pulizie e della spesa, e poi sesso, alcol, feste, continui problemi di lavoro, soldi e fiducia nel futuro, proverà a cavarsela da solo per la prima volta nella vita, nella speranza di riconquistare la moglie e di riprendersi il posto che gli spetta. Ad aiutarlo in queste ripetizioni di vita vissuta ci sono tre fra i peggiori maestri che si possano incontrare. A qualsiasi età.

La convivenza con questi tre “pischelli”, in quella casa caotica e fatiscente, “piena di cose ma dove non ci sono le cose”, si rivela per Gianni un’opportunità per mettersi in discussione, scrollarsi di dosso principi e certezze appartenenti ormai al secolo scorso ed imparare a fare i conti con questa valle di lacrime chiamata realtà. Una realtà fatta di precarietà, approssimazione, hipster, radical, urban, vintage, street, metal, il tutto condito da un bassissimo livello di attenzione.

Definirlo un pesce fuor d’acqua sarebbe riduttivo. Per descrivere l’inadeguatezza di Zio Gianni in questo nuovo mondo, si dovrebbe immaginare un tonno che passeggia in un sentiero di montagna, con i mocassini, la tuta di flanella e una bottiglia di vodka lemon in una pinna.

Sullo sfondo la Roma dl quartiere del Pigneto, la crisi economica e l’ironia surreale che contraddistingue la realtà dell’Italia 2.0.

Ma, nonostante tutto, Zio Gianni, detto anche “Gianni lo sfigato”, affronta questa crisi con
determinazione e, giorno dopo giorno, sconfitta dopo sconfitta, umiliazione dopo umiliazione, si rialza sempre e continua a crederci. Alla fine non ci riesce mai, ma anche questi sono dettagli, anzi, meglio così no?! Ma sì! Perché, in fondo, ti fa sentire bene svegliarti la mattina e sapere che c’è qualcuno che sta messo peggio di te! In questo caso molto peggio! Ma proprio male male…

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