L’amore vince su tutto.

Nel 2009, al cinema, Checco Zalone era un giovane cantante pugliese che sognava di entrare nel mondo dello spettacolo, e per questo motivo aveva lasciato il paese natìo, per trasferirsi a Milano. Checco trovò ospitalità da suo cugino omosessuale Alfredo, il quale era fidanzato con Manolo, con cui Checco condivideva l’appartamento.

Dallo spin off di quel film nasce ‘Non c’è due senza te’, nelle sale dal prossimo 5 febbraio 2015. Il film di Massimo Cappelli vede protagonisti ancora Fabio Troiano e Dino Abbrescia, ai quali si aggiungono Belen Rodriguez e Tosca D’Aquino.

IMG_9621Moreno (Fabio Troiano) e Alfonso (Dino Abbrescia) stanno insieme da anni: nonostante dispetti e battute pungenti colorino le loro giornate, la vita scorre tranquilla sotto gli occhi curiosi della vicina di casa, l’acida signora Capasso (Tosca D’Aquino).

Un giorno però l’equilibrio della coppia si incrina: il nipote undicenne di Alfonso, Niccolò (Samuel Troiano), si trasferisce da loro perché la madre sarà tre mesi fuori per lavoro.

Alfonso per evitare imbarazzi finge di ospitare sul divano l’“amico” Moreno, da sempre contrario a nascondere la sua natura, dando il via a una complicata convivenza a tre.

Alfonso è ‘la massaia di casa’, mentre Moreno è un arredatore dall’infinito buongusto… almeno a parer suo. A un appuntamento di lavoro Moreno incontra Laura (Belen Rodriguez), bellissima quanto bizzarra cliente, e se ne invaghisce iniziando a frequentarla. In Alfonso monta il ”sospetto” che lo stia tradendo con un altro uomo, mentre Moreno, assai confuso, giace sul lettino dello psichiatra.

La relazione tra i due si aggrava giorno dopo giorno, tra battute, doppi sensi e situazioni paradossalmente comiche, con Niccolò, divertito spettatore, che ha già capito da tempo che lo zio e Moreno stanno insieme.

IMG_0463Nel tentativo di ritrovare l’intimità perduta, Alfonso e Moreno, decidono di andare ”romanticamente” a cena fuori, ma la serata degenera in una piazzata di gelosia che coinvolge tutto il ristorante: Alfonso finisce in ospedale con una forchetta nella coscia e la tragica conferma che Moreno lo tradisce… ma con una donna!

Moreno e Laura vanno a convivere e Alfonso resta con Niccolò. Ad aumentare il ”carico”, l’ignara Laura conosce casualmente Alfonso e lo invita al compleanno di Moreno.

Andare o non andare? Da solo? Con un altro? Con una donna? Le strategie di zio e nipote per procurarsi un’accompagnatrice e quindi ingelosire Moreno, naufragano tutte (quasi tutte…) di fronte alla cronica incapacità di Alfonso di rimorchiare una femmina.

Ovviamente alla festa tutto ciò che poteva andare storto ci andrà. Le vite dei due continuano così separate fino alla recita di fine anno di Niccolò.

Il teatro è colmo: da una parte Alfonso e la Capasso, dall’altra Laura e Moreno, sul palco la recita.

Ai saluti finali dei bambini, un improvviso ”colpo teatrale” di Niccolò crea il panico generale. E così tra risate, coming out inattesi, qualche lacrima e tanti colpi di scena, l’ultima parola sarà della caustica signora Capasso.

Interviste al regista e agli interpreti principali

Massimo Cappelli. Come siete arrivati a decidere di fare questo film?

In realtà l’idea mia e di Fabio era nata in modo decisamente diverso, visto che nella prima stesura non c’era il bambino. Poi in fase di sviluppo si è aggiunto questo personaggio, non da poco, ed eccoci qui!

Ma a 4 mani che significa, cioè avete dei ruoli precisi o è proprio un brain storming?

Diciamo che la nostra idea di comicità è molto simile e questo aspetto ci aiuta a lavorare in modo omogeneo: io sono quello un po’ più tagliente, Fabio è più “morbido”. Io sono quello più strutturato nella scrittura, forse perché penso già alla scena, lui lavora sulla battuta. Insomma, io faccio il lavoro sporco e lui si diverte.

Sei tagliente, ma alla fine questa è una commedia molto bilanciata non un film alla Sordi, cioè una sorta di berlina degli italici vizi…

Sì, ma è stata una scelta, vuoi per l’argomento che rischiava di farci cadere in varie trappole, vuoi per la presenza nella storia di un bambino che comunque ti costringe ad essere più misurato.

Rispetto al primo script quali personaggi sono cambiati e come, bambino a parte?

In realtà la Capasso è quella che ha subito l’evoluzione maggiore. C’era fin dall’inizio, ma era una vecchina particolarmente acida che odiava i gay. Per la scena del compleanno di Moreno avevamo pensato a una escort per Alfonso (Abbrescia), ma ci è sembrata una forzatura. Abbiamo ripensato alla vicina di casa, poi è arrivata Tosca e abbiamo lavorato insieme a lei per arrivare al personaggio della Capasso.

Si potrebbe dire che nel film ci sono soltanto degli omosessuali molto “caricati” tralasciando in toto tutta una fascia – ampia – di gay, non pensate che sia una sorta di etichettatura?

Considera che partivamo da personaggi già ben definiti e quindi muovendoci in quell’universo non avevamo molta disponibilità di manovra. I personaggi di contorno, i loro  amici, non hanno uno sviluppo approfondito, in quanto si vedono solo in un paio di scene, di cui la prima è una festa scatenata: non avevamo il tempo per introdurre un personaggio più a tutto tondo e ci siamo un po’ adagiati, se così possiamo dire, su uno stereotipo.

Come è stato lavorare con Samuel, che poi è il nipote di Fabio, peraltro lavorare con i bambini non è mai facile…

Non ne parliamo, ho girato anche altre cose con i bambini e so bene di che si tratti.

Alla fine dei provini eravamo rimasti con due candidati: Samuel e un altro bambino, praticamente equivalenti. Il fatto che fosse il nipote di Fabio ci avrebbe aiutato sia in fase di recitazione che di gestione, perché sappiamo bene i mille, giusti, paletti che ci sono per girare con un bambino. Devo dire che è stata un’ottima scelta anche perché Fabio è stato una sorta di coach per Samuel.

 

IMG_5763Fabio Troiano. Qual è per te il tema portante del film?

Guarda lo possiamo riassumere in 5 parole: “L’amore vince su tutto!” e ci credo molto devo dire.

E come ci siete arrivati?

Come dice anche Massimo lavoriamo molto insieme. Partiamo dall’idea, dal soggetto e poi ne parliamo insieme, magari in varie conversazioni in modo che cresca un po’ dentro di noi. Poi lui inizia a fare una sorta di percorso, perché è quello più schematico e quindi già vede la “strada” che faremo, mentre io sono quello istintivo e metto li cose, idee e poi aggiungiamo i dialoghi dove lui scrive molto e poi io taglio, perché credo molto nel botta e risposta e poi… io scrivo meglio!

Spesso quando si scrive di qualcosa di molto particolare si utilizza una sorta di consulenza esterna, una specie di finestra sul mondo gay, l’avete fatto?

No una vera consulenza direi di no, ma parlando con persone, vedendo situazioni le assorbi e le fai tue. Poi c’è da dire che noi partivamo da due personaggi già delineati, dallo stereotipo che avevamo già creato precedentemente

Una volta terminata la sceneggiatura, sul set avete lavorato anche in maniera estemporanea?

No, molto poco perché abbiamo lavorato molto prima costruendo tutto con molta cura. Gli unici pochi cambiamenti sono stati dei piccoli guizzi magari. Sai se lavori bene prima, hai già una bella base su cui muoverti.

 

IMG_2224Dino Abbrescia. Cosa ti è piaciuto particolarmente del tuo personaggio?

La verità? Mi diverto da morire a fare il gay, non solo perché è un personaggio sopra le righe – cosa sempre divertente – ma soprattutto perché posso liberare tutto il mio immaginario femminile che ho vissuto fin da bambino. E’ un po’ come se diventassi mia madre, una figura importante, ma imponente come sanno essere solo quelle madri del sud che seguono sempre i loro figli per controllare come stanno.

Come è stato il rapporto con Fabio Troiano che qui è anche lo sceneggiatore del film?

Bellissimo. Abbiamo lavorato moltissimo sulle dinamiche di Moreno e Alfonso. Il soggetto del film è tutto di Fabio e Massimo (Cappelli), ma i dialoghi ce li siamo limati e strutturati noi. Li abbiamo provati per capire se stavano meglio in bocca a me o a lui. Poi per tutto il film ci siamo “guardati” per vedere come rendevamo. Il regista era concentrato sulle scena, sull’insieme ma noi stavamo sempre attenti alla nostra resa e alla nostra credibilità.

Quindi una sintonia perfetta?

Il bello è che siamo due attori, piuttosto che due comici, anche se qui facciamo ridere. Questo ci aiuta perché non siamo legati alle dinamiche della battuta a tutti i costi e soprattutto non ci interessa chi dei due fa più ridere, l’importante è il risultato finale.

Anche con il resto del cast è andata così bene?

Sicuramente! Tosca è stata un’ottima idea, perché ha portato dentro al progetto tutta la sua energia e un ottimo personaggio che è risultato migliore delle aspettative. Con lei ci siamo trovati benissimo.

Quello di Belen, invece era da subito un personaggio chiave, restava solo il problema che serviva un’attrice credibile, ovvero una per cui un gay avrebbe potuto “saltare il fosso”. Chi meglio di lei? Un’attrice che ha frotte di uomini ai suoi piedi, idealizzata anche dagli omosessuali, insomma perfetta.

 

IMG_6357Belen. Com’è stata l’esperienza in questo film?

Fantastica, mi sono trovata benissimo. La resa finale mi ha convinto molto, è andata al di là delle mie più rosee previsioni. Sai, del risultato non puoi mai essere sicuro finché non lo vedi finito.

Qual è stata la scena più divertente che hai girato?

Non c’è dubbio, quella del matrimonio, con Fabio vestito da sposa. So che sembra incredibile ma è andata così… più o meno.

Cosa ti è piaciuto di Laura, il tuo personaggio?

In realtà lei è molto lontana da me, e questa è stata la vera sfida del film. E’ timida e un po’ impacciata, anche un filino psicopatica che direi non fa parte proprio del mio bagaglio. Ma recitare è questo no?

Fabio oltre ad essere il tuo “spasimante” nel film, è anche lo sceneggiatore, com’è stato lavorare con lui in questa doppia veste?

E’ andato tutto benissimo anche per la sua disponibilità. Il mio personaggio era ben delineato e qualsiasi dubbio c’era sempre la massima disponibilità. Poi chiedetelo anche a lui, no?

 

IMG_4562Tosca D’Aquino. Che ne pensi del tuo personaggio?

E’ esilarante. In realtà era proprio un ruolo impossibile da rifiutare per come era costruito. Mi divertono sempre gli estremi, i personaggi sopra le righe sono sempre molto più belli da fare di quelli monocordi ovviamente, e questo mi piaceva. Una donna ferita e quindi imbruttita sotto tutti gli aspetti, anche quello fisico, che poi lentamente si trasforma, rifiorisce. Come tutti gli acidi, i troppo spigolosi, sotto si nasconde un cuore di panna.

Cosa ti è piaciuto di lei oltre questo estremismo?

E’ una cosa che mi è piaciuta un po’ di tutta questa produzione. Non ci sono personaggi sciatti o messi li per caso. Ognuno è costruito, delineato, carico di motivazioni. E’ questo che li rende affascinanti e credibili allo stesso tempo, ma soprattutto rende un servizio al film. Troppo spesso si cerca la risata facile con una battuta gettata lì per caso senza sottotesto.

Fabio Troiano era con te sul set, pure essendo uno degli sceneggiatori. Come è stato lavorarci?

Il bello di Fabio, ma anche di Massimo, è che una volta che ho accettato di imbarcarmi nell’impresa, mi hanno modellato la Signora Capasso addosso. Inizialmente era un po’ diversa, ma loro hanno saputo sfruttare la meglio le mie corde facendo un lavoro di riscrittura per sfruttare proprio le mie peculiarità attoriali. E’ stato un segno di grande fiducia.

Come è stato il set in generale?

Di quelli dove torneresti subito. Il regista, Massimo, è molto capace, sa quello che vuole e prepara tutto con cura il che rende le cose più facili, e poi il gruppo era molto affiatato, quelle situazioni in cui alla fine delle riprese dici subito che vuoi lavorare di nuovo insieme.

Questo anche perché ci siamo visti prima di iniziare le riprese ed abbiamo studiato le scene a tavolino, un po’ come si fa a teatro con le prove. E’ stata un’ottima palestra, ma soprattutto ci ha amalgamati.

E com’era il Piemonte per una meridionale verace come te?

E’ stato fantastico. Alba ci ha accolti a braccia aperte, con un calore che non ha nulla da invidiare alla proverbiale ospitalità partenopea. Mi sono sentita come a casa.

I commenti sono chiusi.