La virtù italica di Maccio Capatonda.

DSC07615

Maccio Capatonda è Dr. Jekyll e Mr. Hyde nel suo primo film al cinema dal 29 gennaio: Italiano medio.

Marcello Macchia, aka Maccio Capatonda, è già una star televisiva con la Gialappa’s e con la serie “Mario” su Mtv e sul web, con i suoi finti trailer e i milioni di visualizzazioni su Youtube.

Il suo personaggio è il contrario esatto del protagonista del film ‘Limitless’, il successo hollywoodiano interpretato da Bradley Cooper che grazie a una droga non convenzionale acquista il pieno controllo del proprio cervello e diventa un superfigo. In Italiano medio Maccio Capatonda è Giulio Verme, un vegano, ambientalista e paladino del riciclo che, grazie a una pillola che gli farà usare solo il 2% del suo cervello, diventa supercafone, infedele e un perfetto concorrente per il talent ‘Mastervip’. Cambiamenti di personalità che verranno evidenziati dalla fotografia di Massimo Schiavon, cupa e grigia per il ‘vegano’, accesa e colorata per quello il cui grido di battaglia è ‘scopare’.

Nel cast si mescolano compagni delle avventure tv e new entry: fra gli altri Enrico Venti (anche produttore esecutivo) in arte Ivo Avido, Lavinia Longhi, Barbara Tabita, Franco Mari in arte Rupert Sciamenna, Adelaide Manselli in arte Anna Pannocchia. Non mancano i cameo, da Nino Frassica a Raul Cremona, da Andrea Scanzi a Lo zoo di 105. Ma soprattutto c’è Luigi Luciano, in arte Herbert Ballerina, che promette “nel 2015 arriverò a utilizzare almeno il 20% dell’uso del mio cervello”, lamentando di interpretare sempre la parte dello scemo.

DSC07608

Nel film, prodotto da Marco Belardi, Lotus e Medusa “il mio italiano sta tra l’eroe e lo scarto della società; è un eroe furbo”, spiega Capatonda che tra i due sceglie il secondo perché “almeno quest’ultimo vive più serenamente, si gode la vita perché se ne sbatte del resto”.

Infatti, il film racconta di Giulio Verme, ambientalista anche troppo convinto con un topo vegano di nome Kyoto. Incompreso da tutti, disgustato dal mondo che lo circonda, dalla tv, dagli sprechi, dagli italiani insomma. Anche la sua battaglia con un gruppo di ambientalisti come lui, al grido di “Mobbasta”, si rivela un fallimento, e in preda alla depressione si affida a un vecchio compagno di scuola che ha il rimedio: la pillola miracolosa.

Ed è proprio così che Giulio supera la depressione: non pensa più all’ambiente ma solo a sé stesso, alle donne, ai vizi, passioni e virtù di ogni italiano medio. Una battaglia senza esclusioni di colpi che si consuma nel cervello e nella vita di Giulio, tra l’italiano medio e quello impegnato ma inconcludente, che lo porterà non solo a diventare il vip più richiesto d’Italia ma anche a cambiare gran parte della sua vita…

La trama è geniale perché riesce a parlare di argomenti terribili: i vizi e le degenerazioni del Bel Paese, ma al tempo stesso riesce a far ridere il pubblico con “le rappresentazioni di due estremi che alla fine si fondono nell’italiano smaliziato e furbo”. L’italiano medio è quello “che va a puttane e tiene famiglia” ed è quello che “mangia il maiale ma professa di essere vegano”. Il film non sarà inserito tra i capolavori del cinema italiano ma, forse, come i film di Checco Zalone solleverà il morale di quelli che ancora riescono a ridere dei propri difetti.

“Sono cresciuto con Verdone – afferma Maccio Capatonda – e i suoi personaggi; era uno dei miei miti dell’infanzia. E poi ovviamente con Troisi, Benigni, Frassica. Mi sono creato uno stile che si sviluppa attraverso i personaggi. Adoro come attore fare i personaggi e le caricature. ‘Risputo’ sotto forma di personaggi tutti i media che ho immagazzinato dall’infanzia”.

Il film, recitano i titoli di testa, “è tratto da una storia finta” e nasce da un finto trailer pubblicato on line nel 2013 dallo stesso Maccio Capatonda. In quei 130 secondi Capatonda indossava gli abiti e il parrucchino di un uomo intelligente e dalla vita brillante, con un occhio di riguardo per l’economia del Paese e un impegno sociale, fino a quando una pillola non gli stravolge la vita. “Mi sembrava un’idea espandibile ad una storia di 90 minuti. Quindi non un insieme di sketch, ma una storia che faccia ridere e pensare e
mostrare la mia visione dell’Italia e del mondo”, conclude il novello regista.

 

I commenti sono chiusi.