Cena tra amici all’italiana.

“Andatevene tutti a fanculo”; è questa la sintesi di Betta, insegnante con due bambini, apparentemente quieta (interpretata da Valeria Golino) e condivisa da Simona (Micaela Ramazzotti), una bellissima ragazza di periferia, nel nuovo film di Francesca Archibugi, dopo una serata passata a discutere de ‘Il nome del figlio‘. Con le due attrici protagoniste della pellicola remake del film francese ‘Cena tra amici’, tratto dalla pièce teatrale ‘Le Prénom’ di Alexandre De la Atellière e Matthieu Delaporte, e sceneggiata da Francesco Piccolo, ci sono Alessandro Gassman, che interpreta Paolo, marito di Simona, un estroverso e burlone agente immobiliare, Luigi Lo Cascio che veste i panni di Sandro, marito di Betta, scrittore e professore universitario precario e Rocco Papaleo, raffinato musicista che cerca di mantenere in equilibrio gli squilibri altrui.

Avrebbe potuto essere la solita cena allegra tra amici che si frequentano e si sfottono da quando erano bambini, ma invece una domanda semplice sul nome del figlio che Paolo e Simona stanno per avere, induce a una discussione che porterà a sconvolgere la serata.

In Italia nel 2015 ci si può chiamare ‘Benito’? E si può ancora parlare di contrapposizione tra Sinistra radical chic e Destra pressapochista? Questi i temi centrali su cui ruotano una serie di gag (“twittami sto cazzo, io mio figlio lo chiamo come mi pare”) e riflessioni  (“sei l’incarnazione della disfatta del nostro Paese”) dei 5 protagonisti del cinema italiano che hanno messo la loro faccia in questo pregevole lavoro della regista di ‘Mignon è partita’.

Un film corale in cui lo scorrere del tempo diventa protagonista, attraverso i numerosi flashback che narrano le vicende dei personaggi quando erano ancora ragazzini. Lo specchio di due Italie, di due modelli culturali antitetici, accomunati però dal desiderio di fermare il tempo, tutti in vario modo nostalgici dell’infanzia e di un mondo migliore di quello presente. “Perché – afferma Francesca Archibugi – questi personaggi sono tutti, ognuno a modo suo, ammalati del desiderio struggente di fermare il Tempo. Fanno fatica ad accorgersi del mondo fuori che è cambiato. I progressisti divenuti conservatori, ma sfottuti dolcemente: siamo noi. Siamo ridicoli. Facciamo ridere, eccoci in commedia”.

Un pezzo di antropologia politica italiana “raccontata con personaggi che ne illuminassero i contrasti” dice la regista di questo film al cinema con Lucky Red dal 22 gennaio in 280 copie.

“Sono contentissima di aver fatto questo film – dice la regista – E’ stato un viaggio transoceanico. Siamo stati un equipaggio. Pur essendo delle vere star del cinema italiano sono stati come attori alle prime armi, di una grande generosità. Abbiamo lavorato in modo molto pignolo e meticoloso, per poi lasciarci liberi all’improvvisazione. Sono riusciti tutti a dare il meglio della loro forma creativa. Si sono intonati in maniera magnifica”.

“Volevamo che questi contrasti tra i personaggi raccontassero al meglio un sentimento diffuso. Abbiamo raccontato, non abbiamo giudicato – prosegue Francesca Archibugi -, come diceva Jean Renoir ‘tutti hanno le loro buone ragioni'”.

“Ci è sembrata una buona occasione – afferma lo sceneggiatore Francesco Piccolo – per parlare di noi, del nostro Paese, di questa divisione che lo ha attraversato con più chiarezza negli ultimi venti anni  e che, proprio come ne ‘Il nome del figlio’, è una divisione che non sta sulle sponde opposte di due continenti lontani ma al’interno della stessa famiglia, di gente che ha condiviso il banco di scuola o le canzoni più amate. E che quindi entra con prepotenza e tenerezza dentro le vite private di cinque persone che nella sostanza, alla fin fine, si vogliono molto bene”.

Punto di forza principale del film è la nostalgia, cantata a squarciagola – dall’inizio alla fine come una clip musicale – della canzone simbolo di Lucio Dalla ‘Telefonami tra vent’anni’, scritta nel 1981, ma che ancora oggi dopo Facebook e Twitter, riesce a far commuovere senza vergogna.

Il film si conclude con il parto in diretta di Micaela Ramazzotti che si è prestata di buon grado a far nascere la figlia Anna, avuta con Paolo Virzì, che del film è anche produttore associato. ”E’ stata una idea di Francesca – dice La Ramazzotti -, il problema era dirlo a Paolo Virzì”. Ma lui ha solo detto: “siete due pazze”.

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