Luciano Capponi, autore e regista che continua a sorprendere spettatori con i suoi coup de théâtre, porta in scena al Teatro Agorà di Roma dal 14 aprile al 3 maggio, Il vasetto di Pandora, la teoria apocalittica della fine del mondo, insieme a una curiosa ipotesi di sopravvivenza.
In scena un cast di sei attori: Nicolas Franik, Giulio Brando, Stefano D’ Angelo Valentina Scorsese, Ione Medina, Bessy Bang per mettere in scena una favola divertente, ma a tratti anche inquietante, sul futuro non tanto remoto dell’umanità, un racconto sarcastico ed esilarante sui sopravvissuti all’ultimo cataclisma.
Una fortuna assistervi e immaginare di essere tra quei 23 “fortunati” scampati all’estinzione. Nello spettacolo, una manciata di impavidi controeroi si confronteranno non solo con la scarsità di risorse e di cibo, ma con gli inganni della mente e resteranno a testimoniare l’ultimo ‘pit stop’ della razza umana. Fine della storia. Fine delle parole. Fine dei maestri. Fine. La domanda è d’obbligo: ‘Riusciranno i nostri eroi….?’
Sulla favola medievale di un guardio (Bertazio) e di un principe (Cecilio) si svolge la lotta per la supremazia del maschio da una parte e per l’esplosione del sentimento dall’altra. Sentimento che è la parte più intelligente della dualità umana. “Cogito ergo non sum” sembrerebbe indicare il principe. E poi il re, la regina, Clotilde la fidanzata di Bertazio, si intrecciano con i loro propositi irrisolti e devastanti. Ma non è questa la storia: tutti sono testimoni che il mondo sta per finire (siamo in epoca contemporanea) e in attesa di morire per fame decidono di recitare un vecchio copione sperando che qualcosa possa salvarli. Una sorta di analisi “pre-mortem” condita da riflessioni audaci.
Dentro e fuori il personaggio alla disperata ricerca di un’identità’ che non prevede un protocollo di attivazione se non nella follia. Una sarabanda senza soste, un carosello di ritmi e coralità, una coreografia di suoni e sudori incalzanti. L’attore nudo, senza pietà né ripensamenti.
“Se fossi un critico direi: da non perdere. Presunzione o consapevolezza? Decidetelo voi. Tanto siamo già morti”.