Normality, la nuova stagione del Margutta.

La follia del quotidiano, che ossessiona e tormenta, che placa e costruisce, prende vita nei nuovi spazi espositivi de Il Margutta. Si è svolto alla presenza di più di duecento ospiti, il vernissage della mostra “Normality” dei due artisti Valeria Catania e Guido Pecci. L’esposizione è ideata da Tina Vannini, curata da Giorgia Calò, organizzata e coordinata da Anita Valentina Fiorino. La mostra, ad ingresso libero, durerà sino a fine novembre e seguirà gli orari del locale, dalla mattina alla sera.

Da sx Guido Pecci e Pino Quartullo

“La follia fa parte di noi, del nostro progetto vegetariano e imprenditoriale – dichiara Tina Vannini, titolare de Il Margutta – perché, ahimé, solo chi è un po’ folle può credere oggiAggiungi un appuntamento per oggi nell’arte e nella cultura, nei giovani e nelle loro entusiasmanti idee, fortunatamente contagiose. Noi lo siamo e, dato l’affetto di chi ci segue, ne siamo orgogliosi. E, nei prossimi mesi, di cose straordinarie ne avverranno tantissime”.

Tra i presenti anche l’attore e sceneggiatore Pino Quartullo, il produttore cinematografico, sceneggiatore e regista Giannandrea Pecorelli, l’attrice Samya Abbary, il giornalista radiofonico Daniel Della Seta, la psicologa Irene Bozzi, la contessa Elena Aceto di Capriglia, la conduttrice Roberta Beta, la giornalista Camilla Nata, lo sceneggiatore Pierpaolo Segneri e la giornalista Stefania Giacomini, assieme a tanti altri amici del Margutta, artisti, collezionisti e politici.

Oggetto della mostra la follia creativa di due artisti italiani dalle diverse provenienze stilistiche e concettuali, che affrontano la presenza binaria dello spazio espositivo creando un percorso estremamente particolare nella sua totale eterogeneità. La contrapposizione non è solo tra i diversi linguaggi, spesso monocromo con l’uso di plexiglass e lamiere per Catania, estremamente colorato e materico quello di Pecci; ma anche tra due punti di vista ben distinti: più introspettivo il primo, estroverso nel suo tripudio pop il secondo.

Un progetto creativo fatto di ironia, colore, sapore, ma soprattutto rispetto. Rispetto verso gli animali, verso il prossimo, verso chi è differente da noi. La mostra propone al pubblico alcune domande: chi o cosa si può definire normale? L’anormalità fa così paura? E, soprattutto, la normalità esiste sul serio? Dopotutto la diversità è alla base della ricchezza, e la follia diventa momento di confronto e di arricchimento, anche culturale.

“Le idee migliori non vengono dalla ragione ma da una lucida, visionaria follia: sono le parole di Erasmo da Rotterdam nel suo “Elogio della follia”. E proprio questo è il commento di coloro che vengono a vedere le mie opere. Se per Fenerbech l’unica filosofia è quella che crea totale libertà di pensiero, per me lo stesso ragionamento vale anche nell’arte” – dichiara Valeria Catania – “La follia è un personale stato di grazia: è il motore della creatività. Normalità è sinonimo di conformismo: e poi basta leggere le lezioni di Erich Fromm sulla “Patologia della normalità dell’uomo contemporanei”. Ed è stato Steve Jobs a dire: “Stay foolish”, ovvero “Siate folli”.

Valeria Catania e Stefania Giacomini“La scelta di queste opere è stata dettata dalla consapevolezza che l’evasione dalla realtà, con il conseguente approdo nel mondo dei cartoons, rappresenta una forma di follia, necessaria per evadere dalla finitezza del mondo – spiega l’artista Guido Pecci – L’arte è uno dei tanti possibili strumenti con cui si interpreta la realtà; pertanto, è indissolubilmente legata alla follia, a tal punto da assumerne, il più delle volte, le stesse fattezze”.

IL PROGETTO “NORMALITY” – La mostra si inserisce in un progetto ben più ampio, il cui “fuoco artistico” è il cortometraggio Normality, produzione indipendente dell’attore Gabriele Lazzaro, che sarà presentato venerdì 25 settembre a giornalisti, ospiti e artisti. Protagonisti Mariella Valentini e Gabriele Lazzaro, con l’amichevole partecipazione di Carola Stagnaro e la straordinaria presenza nella colonna sonora di Grazia di Michele.

Da sx Valeria Catania, Elena Aceto di Capriglia e Irene Bozzi“È una storia scritta a 4 mani con la psicoterapeuta Maria Grazia Lo Russo – afferma Gabriele Lazzaro – con cui racconto in venti minuti l’amore malato di Norman per sua madre. Lui è un giovane uomo timido e problematico, afflitto da un’eredità patologica che deve agli abusi subiti dal nonno; lei una donna instabile, che pur di negare a se stessa la psicosi del figlio è disposta veramente a tutto. La cosa paradossale è che entrambi, per sopravvivere, hanno bisogno della loro dipendenza emotiva”

Durante la mostra, che proseguirà sino a fine novembre, una serata speciale sarà dedicata anche agli appassionati di teatro, con uno spettacolo che ricalca i temi della follia e del disordine.

I commenti sono chiusi.