Steve Jobs, il mito visto dietro le quinte.

2462_60_00002R_CROPSteve Jobs era un genio. Ma nel privato ha vissuto tra luci e ombre. In un film il regista premio Oscar di The Millionaire, Danny Boyle, racconta il dietro le quinte dei lanci dei tre prodotti che hanno fatto di Steve Jobs un mito: dal Macintosh del 1984 all’iMac del ’98.

E’ Steve Jobs che come per magia fa apparire il futuro del mondo dei computer dal nulla. Per la prima volta qualcuno ha pensato di creare un computer che sembrasse una parte di noi. Come dice Jobs nel film, fino ad allora, nel 1984, “Hollywood aveva reso i computer degli oggetti spaventosi”, lui voleva invece che ci appartenessero, che diventassero familiari. Anche se i tempi non erano ancora pronti per questo e, infatti, ancora non funzionò. Ci è riuscito più tardi.

Danny Boyle

Danny Boyle

Il film, che arriverà al cinema dal 21 gennaio con Universal, è stato scritto dal premio Oscar Aaron Sorkin, basandosi sulla biografia di Walter Isaacson, e vede protagonista uno straordinario Michael Fassbender che interpreta il fondatore della Apple, con Kate Winslet nella parte di Joanna Hoffman, suo braccio destro, e con Seth Rogen nella parte di Steve Wozniak e Jeff Daniels in quella dell’uomo che ha licenziato Steve Jobs dalla Apple.

“Nell’84 – racconta Danny Boyle a Roma per presentare il film – Jobs ha già più di 400 milioni di dollari, ma non riesce a superare di essere stato abbandonato dai genitori biologici, un dolore che lo ha formato e che si porterà dentro tutta la vita, ecco perché è diventato un maniaco del controllo, ecco perché ha creato prodotti end-to-end, una filosofia che lo rappresenta persino nel rapporto con la figlia”.

“Nel film – prosegue il regista – mettiamo in fila i fatti della sua vita e scopriamo con questo film che alla fine quello che ha messo in questi prodotti è l’amore, perché lui da lì cercava l’approvazione, gesti che per lui significano prodotti per essere amato. E noi siamo totalmente connessi a questi prodotti, affidiamo segreti che mai scriveremmo sui diari, abbiamo accettato l’idea di questo amore”.

Seth Rogen and Michael Fassbender

Seth Rogen and Michael Fassbender

Il film è concepito come una piece teatrale divisa in tre atti. Dall’entusiasmo della presentazione del Macintosh si passa rapidamente al declino e alla risurrezione di un genio. Un percorso che non mancherà di lacerare lo stesso Jobs ma che lo porterà al trionfo. La storia si fermerà al 1998 e, quindi, non ci sarà l’ipod (che viene annunciato come un regalo alla figlia), l’iphone e l’ipad.

Boyle racconta che “la vedova di Steve Jobs non voleva questo film. D’accordo, bisogna rispettare il dolore delle persone ma io ho deciso lo stesso di fare il film, lei in questo film non c’è, raccontiamo fatti precedenti. Inoltre, bisogna essere coraggiosi e affrontare anche le difficoltà che possono venire dal raccontare in un film queste grandi e potenti aziende. Non sarebbe stato giusto fermarsi per questo. Jobs ha cambiato per sempre le nostre vite, l’importante è che pur nella finzione io mi sia basato sui fatti”.

Il film punta l’accento sul carattere narciso e arrogante di Steve Jobs, ma anche sulla sua umanità. Viene infatti raccontata l’evoluzione del suo rapporto con la figlia Lisa, che inizialmente il padre della ‘Apple’ non voleva riconoscere e che poi diventa una figura molto importante nella sua vita.

Secondo Boyle “Jobs voleva avere il controllo di tutto e in questo somiglia a un direttore d’orchestra”.

Cast of Steve JobsA differenza dell’iconografia su Steve Jobs, dal film esce la figura di un essere umano con i suoi difetti. La sua essenza è racchiusa in una battuta di Seth Rogen (Steve Wozniak): “non sei un codice binario, puoi essere allo stesso tempo un buon manager e una cattiva persona”.

“Non ho voluto fare un film per smentire il mito – conclude il regista -, semplicemente perché penso che sia una buona storia, una storia umana di un uomo che ha cambiato il mondo”.

583840615RM051_Steve_Jobs_C

I commenti sono chiusi.