L’Assolo fuori dal coro di Laura Morante.

Si può essere felici anche fuori dal coro? Dal 5 gennaio al cinema ‘Assolo’, un film di Laura Morante con Gigio Alberti, Giovanni Anzaldo, ASSOLOEugenia Costantini, Carolina Crescentini, Piera Degli Esposti, Antonello Fassari, Angela Finocchiaro, Donatella Finocchiaro, Marco Giallini, Emanuela Grimalda, Laura Morante, Francesco Pannofino, Edoardo Pesce, Filippo Tirabassi e Lambert Wilson.

A più di cinquant’anni, Flavia affronta per la prima volta la vita da single, dopo due matrimoni dai quali ha avuto due figli, e un’ultima burrascosa relazione con un uomo irrimediabilmente sposato. L’impresa, non facile per qualunque donna, si rivela particolarmente ardua per lei, afflitta da un’insicurezza patologica, che l’ha resa dipendente da tutti: dagli ex mariti, dai figli, da amiche più o meno dispotiche, e dalle due mogli degli ex mariti, insuperabili modelli femminili, che Flavia si sforza di emulare. Il suo accidentato percorso verso l’autonomia e il recupero della propria autostima, sotto la guida della sua psicanalista, passa per gli innumerevoli tentativi di ottenere la patente e i goffi approcci alla pratica dell’autoerotismo. Al contempo, Flavia cerca conforto al vuoto sentimentale nel quale si dibatte, attraverso il rapporto con la cagnetta dei vicini e accettando con riluttanza le rozze avances di un impresentabile collega di lavoro.

“So che più di una volta dovrò rispondere alla domanda: Ma lei crede davvero che nel 2016 esistano donne come Flavia? – afferma Laura Morante alla sua seconda opera da regista -. Premetto dunque che ASSOLO non è e né vuole essere un trattato sociologico e neanche una statistica. ASSOLO è innanzitutto una commedia, e non è quindi vincolata – per fortuna, vorrei aggiungere – a criteri di assoluta verosimiglianza. Se così non fosse, dovremmo dire che A QUALCUNO PIACE CALDO, ineguagliabile esempio di commedia, è un film fallito: quale persona sana di mente potrebbe infatti scambiare per donne, nei loro comici travestimenti, Tony Curtis e Jack Lemmon? Ciò non significa che la commedia non sia un genere rigoroso, anzi. Ma la credibilità di una commedia ha parametri diversi. Da spettatrice, ne ho individuati due, a mio avviso indispensabili: il ritmo e la grazia”.

“Ritmo e grazia – continua Laura Morante – sono dunque le qualità che, più di ogni altra, ho cercato di acquisire e preservare nel mio lavoro di regista (pubblico e critica diranno se ci sono riuscita, o magari applicheranno altri criteri di giudizio). Se, fatta questa premessa, dovessi comunque rispondere alla domanda: Lei crede veramente che le donne nel 2016 possano assomigliare a Flavia?” direi: Forse nessuna donna è interamente come Flavia, ma probabilmente tutte le donne possono riconoscere in lei qualcuna delle loro insicurezze, delle loro fragilità e delle loro paure. Certo, mi rendo conto che la mia affermazione potrebbe essere contestata: non dispongo di mezzi per effettuare un vero sondaggio, ma sono una donna , nel 2016, e conosco un buon numero di donne , nel 2016…”.

“Per quanto riguarda le questioni più tecniche – sostiene la regista -, ci siamo resi conto già in fase di scrittura che ASSOLO sarebbe stato un film registicamente complesso. Bisognava trovare il modo per far convivere, distinguendoli fra loro, linguaggi diversi: il linguaggio onirico, il linguaggio dei flashback (termine un po’ improprio, perché non si tratta di ritorni al passato, ma di rielaborazioni del passato, abbastanza arbitrarie e fortemente condizionate dai sentimenti della protagonista ) e il linguaggio realista, o piuttosto semi-realista. Il tutto conservando il tono leggero della commedia. Abbiamo tentato di risolvere il problema con un meticoloso lavoro sulla scenografia ( nei flashback svuotata ed essenziale ), sui costumi, sulla luce, sul trucco e le acconciature, e anche sulla recitazione, più parodistica nella prima parte, più naturale nella seconda parte. Montaggio e musiche hanno ulteriormente contribuito, io credo, a differenziare i toni e a scandire i passaggi fra le diverse fasi drammaturgiche”.

“Per concludere – afferma Laura Morante -, con Assolo tento di ricambiare da regista, almeno parzialmente, il dono che ho ricevuto come spettatrice da tante commedie di ieri e di oggi: l’emozione alleggerita dal sorriso, ridimensionata da un contesto che, anziché amplificarla, se ne fa teneramente gioco. Come spettatrice, la commedia cosiddetta leggera non mi ha mai completamente appagata. Rido con piacere quando la posta in gioco è più importante, mi piace ridere su temi dolorosi e gravi, mi piace l’arte del funambolo, che cammina temerariamente su un filo sospeso al di sopra di un abisso, più o meno terrificante. ASSOLO vuole raccontare la solitudine di una donna profondamente insicura che ha passato la temuta boa dei cinquant’anni. Il tema è serio. Per questo vale la pena di scherzarci su”.

“A un certo punto ci viene la paura di invecchiare, di non piacere più, di non essere più attraenti sessualmente. Sono cose che sappiamo tutti ma non le diciamo, io invece ne volevo parlare – spiega l’attrice e regista durante la conferenza stampa di presentazione del film -. Proviamo noi donne a prendere questo periodo come un’opportunità, facciamolo quest’assolo anche quando non sentiamo di avere un coro che ci
sostiene”.

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