Com’è nata l’Europa? Forse le conoscenze vennero accelerate dalla disponibilità di libri stampati. Johannes Gutenberg, del quale poco e male sappiamo, vive nel periodo di costruzione dell’identità e della tecnologia europea.
Leo Sorge ha pubblicato ‘Gutenberg. Founder, Coder, Maker’, disponibile in formato cartaceo ed ebook.
Questo romanzo, compatibile con ciò che veramente sappiamo dell’inventore europeo della stampa a caratteri mobili, racconta il passaggio dal Medioevo al Rinascimento, dal mito alla storia, facendolo passare davanti agli occhi di questo testimone del suo tempo. Che forse forgiò il futuro.
Oltre alla retorica della stampa, il periodo nel quale vive Gutenberg è molto, molto interessante. Prelude a tutto: la fine del Medioevo, il ritorno in Europa di copie dei testi greci, il Rinascimento, il concetto moderno di Europa, l’uso di capitali di ventura, la scoperta dell’America e sì, la stampa a caratteri mobili come industria.
“Ho voluto fare di Gutenberg l’uomo nuovo – afferma l’autore del romanzo -, il testimone inconsapevole del cambiamento del tempo, l’uomo che cercando di emendarsi da un peccato di nascita sfida il mondo che lo condannava ad una vita mediocre e ne fonda uno nuovo, affrontando i miti che trattenevano umano l’ingegno da una esplorazione scientifica del mondo sconfiggendo le improvvisate conoscenze dell’epoca. L’ho fatto rispettando la storia vera di chi chiamiamo Johannes Gutenberg, grazie alle ricostruzioni di Bruno Fabbiani”.
“Ho provato a leggere i viaggi del mio protagonista in chiave moderna – continua Leo Sorge -, affidandomi a tre parole d’oggi: founder, coder, maker. Egli creò nuove intraprese (con finanziamento di soci e di venture capital stranieri), inventò nuovi processi e ne codificò la successione dei passi di realizzazione, sviluppò egli stesso gli strumenti che alla fine permettevano di colare metallo fuso per realizzare piccoli oggetti che avrebbero rivoluzionato il mondo. Scrivere romanzi è una delle attività più belle che esistano… ma riscrivere la storia del mondo in maniera compatibile a quella universalmente accettata non ha davvero prezzo!”.
Ecco un estratto di Gutenberg FCM:
Questa è una storia vera, o meglio verosimile. Le due cose sono vere contemporaneamente: di Johannes Gutenberg, in quell’area geografica e in quel periodo, ce n’erano parecchi. Sul nostro specifico protagonista, infatti, esiste appena una trentina di documenti che ne parlano e che sono attribuibili, verosimilmente, a questo personaggio. Su quelli e su fonti indirette è basata tutta la storiografia ufficiale.
Ovviamente trenta documenti, per lo più brandelli, non bastano per raccontare la vita di un uomo. Ecco perché è necessario ampliare il vero con il verosimile, ma falso, della narrazione romanzesca. A proposito di falso, il nome di nascita del nostro non era quello noto, bensì Henne Gensfleisch, Giovanni Carnedoca.
Henne era molto più usato di Johannes, sempre per dire Giovanni; egli inoltre preferì non chiamarsi con il cognome di famiglia. La storia ci dice che il Carnedoca sviluppò per primo la stampa a caratteri mobili, sottintendendo che lo fece per regalare al mondo una tecnologia unificante e potentissima. Ahimé, è tutto falso. La stampa a caratteri mobili aveva già dato prova di sé qualche centinaio d’anni prima, per di più con i caratteri cinesi, i cui grafismi rendono più complessa la stampa ad impatto. Forse Gutenberg lo sapeva; molto probabilmente lo sapeva Nicolò Cusano, personaggio forte di una delle correnti ecclesiastiche dell’epoca e amico del Carnedoca. Anche della nobiltà d’animo è lecito discutere, visto che lo sviluppo della tecnologia in gioco costava probabilmente l’equivalente di qualche milione di euro odierni -denari che Carnedoca non possedeva-, somme tali da escludere che il progetto fosse destinato a diventare, come si dice oggi, open source per la comunità online. La cosa più probabile è che il nostro amico volesse spacciare per manoscritti (costosi anche quanto un piccolo appartamento in centro) i suoi manufatti industrializzati, assai meno impegnativi da realizzare.
La storia classica ci dice che il Carnedoca finì per usare la sua tecnologia di stampa in un’edizione della Bibbia tirata in poco più di 200 esemplari, dei quali il 15% in velino (pergamena sottile) e gli altri in carta. E’ vero almeno questo? Secondo gli storici sì, mentre il tecnologo Bruno Fabbiani, italiano di Torino, afferma il contrario. Dice Fabbiani, con prove e ricostruzioni difficilmente oppugnabili alla luce della ragione, che la Bibbia a 42 righe non fu stampata con caratteri mobili bensì con metallografie, matrici in metallo che stampavano una pagina intera. Probabilmente il Carnedoca sviluppò interamente la sua invenzione, ma non la usò mai per opere complesse. Certo il periodo nel quale Carnedoca vive è molto, molto interessante. Prelude a tutto: la fine del Medioevo, il ritorno in Europa di copie dei testi greci, il Rinascimento, il concetto moderno di Europa, la scoperta dell’America e sì, la stampa a caratteri mobili come industria.