La macchinazione. Chi ha ucciso Pasolini?

La Macchinazione di David Grieco, il dramma d’inchiesta che ricostruisce gli ultimi tre mesi di vita del poeta e regista, Pier Paolo Pasolini, coscienza critica e anticonformista del nostro Paese, arriva al cinema dal 24 marzo, distribuito da Microcinema. Il film indaga su cause e mandanti del suo omicidio, avvenuto tra l’1 e il 2 novembre 1975.

la-macchinazionePier Paolo Pasolini è impegnato al montaggio di uno dei suoi film più discussi, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, e nella stesura del romanzo “Petrolio”, un atto di accusa contro il potere politico ed economico dell’epoca. Intanto, da mesi ha una relazione con Pino Pelosi, un giovane sottoproletario romano che ha legami con il mondo criminale della capitale. Una notte, alcuni amici di Pelosi rubano il negativo di “Salò” e chiedono un riscatto esorbitante. Il loro vero obiettivo non sono i soldi, ma uccidere Pasolini.

Il film vede come protagonisti Massimo Ranieri, Libero De Rienzo, Matteo Taranto, Francois Xavier Demaison e con Milena Vukotic, Roberto Citran, Tony Laudadio e Alessandro Sardelli e l’amichevole partecipazione di Paolo Bonacelli e Catrinel Marlon. Le musiche sono dei Pink Floyd.

Nonostante la grande somiglianza fisica non è stato facile per Massimo Ranieri decidere di calarsi nei panni di Pier Paolo Pasolini. “Mi avevano già chiesto altre volte di interpretarlo – spiega l’attore – ma avevo sempre detto di no, perché erano progetti che biecamente si concentravano solo sulla sua omosessualità. A David che conosco da 30 anni, ho detto di morire dalla paura, all’idea di interpretare un personaggio così immenso. Il giorno delle riprese mi è anche venuta una febbre psicosomatica”.

Ranieri ricorda il suo incontro con Pasolini in occasione di una partita di calcio: “Io uscivo da un campetto di periferia dove avevo fatto la mia partita di pallone cantanti-attori. Ci siamo trovati proprio così: io allacciando le mie scarpe da passeggio e lui allacciandosi lo scarpino. Ad un certo punto si gira e fa: ‘ma allora è vero che ci somigliamo: me l’avevano detto ma io non volevo crederci. Bravo, complimenti per quello che fa”.

Per Ranieri Pasolini era “Un intellettuale vero, uno di quelli che oggi ce ne sono pochi, uno che andava per strada, non era mai alla finestra, non guardava, viveva la vita, viveva le cose, con sofferenza, e cercava di farci capire”. Non solo come attore, aggiunge “ma come persona, voglio la verità sui quello che è successo quella notte e non solo, in Italia”.

“Su Pasolini ho voluto fare un film ‘di pancia’ – conclude il regista Grieco, che è stato amico e assistente di Pasolini – chiamo le cose con il loro ‘nome’, non volevo fare un film ‘figo'”.

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