Hardcore!, meglio di un videogame.

Ilya Naishuller, dopo il successo raggiunto con il suo video virale girato in POV che ha raccolto milioni di visualizzazioni su youtube, ‘Bad Motherf*cker’, porta al cinema con lo stesso stile il suo primo lungometraggio. ‘Hardcore!’ è come una super partita a Call of Duty (il videogame Activision) giocata  da Alex DeLarge, il protagonista di ‘Arancia meccanica’ di Stanley Kubrick.

hardcore1Il film già vincitore nella sezione Midnight Madness al Festival di Toronto 2015, arriva anche in Italia con Leone Film Group e Key Films a partire dal 13 aprile e vede protagonisti Sharlto Copley, Danila Kozlovsky, Haley Bennett, Andrei Dementiev e Tim Roth.

‘Hardcore!’ è il primo film d’azione girato – interamente – in prima persona, in POV appunto, che ridefinisce i confini del cinema d’azione, così come ‘Avatar’ di James Cameron nel 2009 ha definito i requisiti minimi del cinema in 3D.

Il protagonista di ‘Hardocore!’ non si vede mai, se non riflesso in qualche vetro, e non ricorda nulla. Non può parlare perché, dopo un intervento in stile Robocop, non ha ancora ricevuto la scheda audio. Ha un braccio e una gamba bionici e quando si sveglia scopre di chiamarsi Henry. Immediatamente Akan (Danila Kozlovsky), un folle personaggio dotato di poteri telecinetici a capo di un gruppo di mercenari e con un piano per dominare il mondo irrompe nella scena e allarga l’azione da una specie di astronave al centro di Mosca, dove tutti sembra vogliano uccidere Henry, tranne un misterioso alleato inglese di nome Jimmy (Sharlto Copley). Durante la sua corsa, Henry, tra carneficine e truculenti scontri contro decine di nemici alla volta, inseguimenti, salti da elicotteri, grattacieli e camion, inizia a recuperare qualche pezzo della sua vita, grazie a flash di ricordi.

Hardcore2Girato quasi interamente con macchine da presa GoPro e con degli equipaggiamenti creati ad hoc, “Hardcore!” abbandona, se non addirittura eviscera, completamente l’arte cinematografica e la sostituisce con un’esperienza cruda e immediata, permettendo agli spettatori di diventare tutt’uno col protagonista, facendo loro compiere un viaggio molto personale e innovativo assieme ad Henry.

“Il Cinema d’azione ha sempre prosperato lì dove riusciva a dare la sensazione di partecipare a situazioni pericolose che nella vita reale la maggior parte delle persone eviterebbe – ha spiegato il regista -. L’obiettivo di Hardcore! era allontanare ulteriormente questo limite, mettendo lo spettatore direttamente nel corpo del protagonista”.

hardcore2aAll’immaginario dei videogame, supportato da un corposo uso di Cgi, Naishuller unisce un racconto con molti spunti cinefili, viste le citazioni di cult come ‘Strange Days’ e ‘Robocop’, ma anche di noir dove la suspense è creata anche con l’uso della soggettiva come ‘Una donna nel lago’ di Robert Montgomery o ‘La fuga’ di Delmer Daves. “Il modo migliore per aiutare i registi promettenti è dare loro libertà creativa e piena responsabilità allo stesso tempo – ha spiegato il produttore Timur Bekmambetov -. Questo ha permesso a Ilya di fare i propri errori e poi di trovare il modo per risolverli”.

“Il modo di raccontare le storie di Ilya è molto comprensibile. Credo riesca a equilibrare in maniera unica violenza, humour, storia e legame emozionale con i personaggi”, afferma Bekmambetov. “Non sono solamente novanta minuti di cose incredibili, è anche una storia interessante ed emozionante, e Ilya è stato bravo a sviluppare entrambi gli aspetti”.

“La notte dopo che ‘Bad Motherf*cker’ è diventato un successo, ricevetti un messaggio su FB da parte di Timur. Lui in Russia è molto famoso; è un eroe del cinema. Ci siamo parlati su Skype, si è congratulato con me e mi ha chiesto se ero interessato a espandere l’idea in un film. Ad essere onesti, inizialmente fui esitante perché non ero certo che potesse essere realizzato abbastanza bene da trascendere l’escamotage che sta alla sua base. Ma Timur mi chiese, ‘Non vorresti vedere un grande film d’azione interamente girato in soggettiva al cinema?’ Dissi di sì, e lui rispose semplicemente: ‘Bene, allora fallo,'”, racconta Naishuller. “Più ci rifettevo, più mi sembra interessante e al contempo complicato. La mia preoccupazione maggiore non è mai stata l’azione, ma se sarei stato in grado di raccontare una storia in una gabbia creativa. Mi resi conto che se fossi riuscito bene in entrambe le cose, ne sarebbe scaturita un’esperienza cinematografica senza precedenti. Perciò sono volato a Los Angeles per incontrare Timur, che è stato incredibile, molto incoraggiante oltre che un grande sostenitore di questo progetto. Abbiamo parlato delle sfide che avrebbe rappresentato il fatto di fare un film, abbiamo buttato lì qualche idea, e ci siamo stretti la mano. E’ stata un’esperienza semplice ma incredibile. Non solo ho avuto l’opportunità di lavorare assieme a uno dei registi\produttori russi più rispettati, ma quel produttore mi ha promesso anche di fare il film secondo la mia visione. Quindi sono tornato a Mosca, ho trovato ulteriori finanziamenti per il film, e ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura. Durante tutto lo sviluppo del progetto, Timur ha mantenuto la sua promessa, ed io ho ottenuto il meglio di due mondi: un produttore che era presente e disponibile ogni volta che avevo bisogno del suo aiuto o di un suo consiglio, ma che non mi ha mai spinto a fare qualcosa che ritenessi sbagliato per il film. E’ stata davvero un’esperienza incredibile. Il fatto che Timur sia anche un famoso regista, oltre che un produttore, è stato un ulteriore elemento positivo, perché capisce profondamente la pressione che un regista deve subire”.

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