Una donna americana di mezza età scopre inaspettatamente le sue vere origini solo dopo la morte dei genitori. Profondamente scossa, e in preda ad una vera e propria crisi di identità, decide di mettersi in viaggio sperando di poter riabbracciare la madre naturale mai conosciuta. Si reca così in un piccolo e remoto paese dell’Italia del Sud, Montedoro.
Al suo arrivo viene sorpresa da uno scenario apocalittico: il paese, adagiato su una maestosa collina, è completamente abbandonato e sembra non ci sia rimasto più nessuno. Grazie all’incontro casuale di alcune persone misteriose, quelle che non hanno mai voluto abbandonare il paese, la protagonista compirà un affascinante e magico viaggio nel tempo e nella memoria ricongiungendosi con gli spettri di un passato sconosciuto ma che le appartiene, è parte della sua saga familiare e di quella di un’antica e misteriosa comunità ormai estinta che rivivrà per un’ultima volta.
Al cinema dal 15 aprile, con arriva il film opera prima di Antonello Faretta ‘Montedoro’ con Pia Marie Mann, Joe Capalbo, Caterina Pontrandolfo, Luciana Paolicelli, Domenico Brancale, Anna Di Dio, Mario Duca, Aurelio Donato Giordano e gli abitanti di Craco.
“Un giorno – racconta il regista -, mentre viaggiavo nella mia regione, mi sono ritrovato in un luogo abbandonato. Un paese diventato fantasma in seguito ad una grande frana cinquant’anni fa. E poi è arrivata una donna americana che cercava la madre in questa carcassa disgregata che un tempo era stata comunità. Questa donna cercava tra i fantasmi, tra i morti che giacciono sulla collina del paese. Mi sono convinto che dovevo restare là a spiare tra le crepe del paese e di questa donna. Forse là, tra le macerie di Montedoro, c’era anche la mia Patria”.
In questo film, il paesaggio non è usato come fondale, ma è il protagonista principale della storia. Una storia che va a scovare la vita in uno di quei luoghi che diciamo morti solo perché non più abitati da umani. E invece Craco è viva e Antonello Faretta ha rimesso in moto il suo cuore. La lezione pronunciata in maniera asciutta è che oggi la vita può dirci qualcosa solo quando è perduta, fuori corso. Quello di Faretta è il primo grande film sull’Italia dei margini. Non è un evento, è una vicenda dello spirito.
“Montedoro – prosegue Antonello Faretta – è un luogo reale ma per me anche ideale, mitico. Un destino, una meta intangibile in grado però di determinare un viaggio verso noi stessi e le nostre origini addentrandoci in un labirinto di conoscenza. Il titolo del film si riferisce a Craco, la “città fantasma” arroccata su di una collina di argilla in Basilicata. E’ qui che ho girato il film, con delle incursioni tra i Calanchi di Aliano e nella città dei Sassi, Matera. Alcuni abitanti del posto mi hanno raccontato che in origine Craco si chiamasse Montedoro, per la sua posizione collinare e per l’abbondanza delle messi che biondeggiano nei campi intorno durante l’estate. Di questa notizia non c’è traccia nei pochi libri esistenti sulla storia di Craco, forse qualche accenno, ma della luccicanza sì, quella l’ho vista con i miei occhi. Montedoro è un nome di confine tra il reale e il leggendario. Come quei nomi che appartengono ad antiche civiltà sommerse, scomparse misteriosamente”.