Dopo il grande successo di X-MEN: Giorni di un Futuro Passato, il regista Bryan Singer torna e conclude la trilogia con X-MEN: APOCALISSE.
Dagli albori della civiltà Apocalisse è stato adorato come un dio. Il primo e più potente mutante dell’universo Marvel degli X-Men, Apocalisse ha inglobato i poteri di molti altri mutanti, divenendo immortale e invincibile. Dopo essersi risvegliato dopo migliaia di anni, disilluso dal mondo, trova e ingaggia un gruppo di potenti mutanti, tra cui un avvilito Magneto (Michael Fassbender), con l’intento di purificare l’umanità e creare un nuovo ordine dell’universo, su cui regnare. Il futuro della Terra è così in bilico. Raven (Jennifer Lawrence), grazie all’aiuto del Professore X (James McAvoy), deve guidare un gruppo di giovani X-Men per fermare la più potente nemesi e salvare il genere umano dalla distruzione totale.
Nel sesto film della saga sulle battaglie collettive dei mutanti di casa Marvel, nelle sale cinematografiche dal 18 maggio con 20th Century Fox, non mancano Star Trek, Star Wars, Auschwitz, Power Rangers, la Bibbia e Pacman tra le decine di riferimenti e citazioni che Bryan Singer, mente creativa di tutto l’adattamento cinematografico, ha voluto mettere in questo film ambientato nel 1983, dove il cattivo è l’X-Man più ‘antico’ En Sabah Nur/Apocalisse che ha il volto grigio/blu e poco riconoscibile, sotto i pesanti effetti di trucco, di Oscar Isaac.
Il primo incontro con En Sabah Nur /Apocalisse, avviene nell’Egitto del 3600 A.C: “Ero affascinato dall’idea di antichi poteri mutanti e da cosa avrebbe potuto pensare un mutante se fosse nato 20.000 o 30.000 anni fa. Avrebbe pensato, certo, di essere un dio e si sarebbe comportato come tale, suscitando negli altri adorazione e la convinzione di esserlo”, ha spiegato il regista.
Un improvviso ‘rovesciamento’ porta Apocalisse a un sonno di millenni che lo fa svegliare nel Cairo caotico degli anni ’80. Per Isaac, Apocalisse è “la forza creativa e, allo stesso tempo, distruttiva di questa terra”. Una minaccia che riporta Mystica, alla scuola per giovani mutanti di Charles Xavier.
Ma il momento più emozionante del film, costruito stavolta sulle note di ‘Sweet dreams’ degli Eurythmics, come per il capitolo precedente Giorni di un futuro passato, è un lungo piano sequenza di Quicksilver in slow motion. Forse per qualcuno, inoltre, il momento clou potrà essere quello in cui per pochi secondi riappare Wolverine…
Tra le battute più riuscite, invece, quella in cui Jean Grey uscendo da un cinema dove ha visto ‘Il ritorno dello Jedi’, che chiude la trilogia originale di Guerre stellari, sentenzia: “Tanto si sa che il terzo film è sempre il più brutto”. Se sia una stoccata al terzo film della prima trilogia sui mutanti, X men: Conflitto finale di Brett Ratner (2006) o un’uscita autoironica per X-Men: Apocalisse, terzo film della seconda trilogia (partita nel 2011 con X Men: L’inizio di Matthew Vaughn) sta al pubblico deciderlo.