Pif dopo aver raccontato che ‘la mafia uccide solo d’estate’ prende la macchina del tempo e torna alla II Guerra mondiale per svelare come la mafia sia cresciuta esponenzialmente grazie all’avallo degli Stati Uniti d’America, fino a divenire classe dirigente in Sicilia.
Al cinema dal 27 ottobre con 01 Distribution arriva “In guerra per amore”, preapertura della Festa del Cinema di Roma, con protagonisti lo stesso Pierfrancesco Diliberto, Miriam Leone, Andrea Di Stefano e Stella Egitto. Una produzione Wildside con Rai Cinema.
Nel secondo film da regista, Pif racconta il ruolo che gli americani ebbero nel legittimare la mafia, senza dimenticare una frecciatina alla Democrazia Cristiana, così come aveva già fatto nel suo esordio.
Siamo nel 1943 e il presidente Roosevelt decide che per liberare l’Europa dai nazisti bisogna partire dalla Sicilia. Per favorire lo sbarco, i vertici dell’esercito americano chiedono a Lucky Luciano di intercedere presso i suoi amici mafiosi rimasti in Sicilia e per ricompensarli per il loro aiuto il governo provvisorio affida loro i ruoli chiave nelle amministrazioni. Mentre il mondo è nel pieno della seconda guerra mondiale, Arturo (Pif) vive la sua travagliata storia d’amore con Flora (Miriam Leone). I due si amano, ma lei è la promessa sposa del figlio di un importante boss di New York. Per poterla sposare, il nostro protagonista deve ottenere il sì del padre della sua amata che vive in un paesino siciliano. Arturo, che è un giovane squattrinato, ha un solo modo per raggiungere l’isola: arruolarsi nell’esercito americano che sta preparando lo sbarco in Sicilia.
“Raccontiamo una cosa che pochi sanno, perché quegli avvenimenti hanno cambiato il destino del nostro Paese”, sostiene Pif. “Se noi viviamo in un Paese con questa mafia qua, con questa situazione qua, in parte lo dobbiamo alle scelte fatte nel ’43 dagli americani”.
“Il cosiddetto rapporto americano Scotten su come comportarsi con la mafia in Sicilia prima dello sbarco (farsela amica o combatterla) – dice Pif – metteva già allora in guardia sul pericolo di allearsi con la criminalità da parte delle forze alleate perché gli effetti sull’isola potevano prolungarsi, come è accaduto, per anni e anni”.
Quel passaggio della storia si è rivelato per Pif una miniera di personaggi e di racconti. “Secondo Camilleri il 90% dei soldati americani che sbarcarono in Sicilia erano di origine siciliana, quindi succedeva che il nipote bombardasse la nonna, non per uccidere la nonna, ovviamente – ha ironizzato Pif -. Noi abbiamo accolto quelli che il giorno prima ci avevano bombardato. E’ una guerra, e la guerra è già incredibile di per sé, ma lì non si capiva più chi erano i buoni, chi erano i cattivi, con chi stavamo noi. Noi poi abbiamo un po’ cancellato, anche perché, secondo me, non vogliamo ammettere che eravamo dalla parte del torto: noi eravamo dalla parte di Hitler. I tedeschi hanno perso la guerra, gli italiani non s’è capito…”.
Dal regista anche una battuta sul più volte promesso ponte sullo stretto di Messina: “In un paese normale si sarebbe già fatto, ma l’Italia, si sa, non lo è”.
Pif ha dedicato il suo film a Ettore Scola. “Sarebbe stata la prima persona a cui lo avrei mostrato, ne abbiamo parlato mentre giravo, aveva intenzione di venire sul set. – ha confessato Pierfrancesco Diliberto – Non voglio passare per l’esperto di Scola perché l’ho conosciuto l’ultimo anno della sua vita, però quell’anno è stato come se valesse 20 anni”.