Pablo Picasso, la prima cosa che colpisce il visitatore è il Suo sguardo così come immortalato da David Douglas Duncan. Sembrano delle polaroid le prime immagini dell’Artista fotografo e fotografato in mostra a Roma, al Museo dell’Ara Pacis dal 14 ottobre 2016 al 19 febbraio 2017, dove si possono ammirare circa duecento fotografie, dipinti, sculture oltre a tutto ciò che l’immaginazione del Maestro è riuscita a forgiare.

FRANCE. Golfe-Juan. August 1948. Pablo Picasso and Françoise Gilot. In the background the painter’s nephew Javier Vilato.
Chi è abituato a pensare al Picasso solo pittore rimane spiazzato dalla complessità e vastezza delle tecniche sperimentate, che spaziano dalla puntasecca su rame, all’olio su tessuto per finire alle statue di bronzo, dall’Artista di Malaga e qui esposte. È un Picasso tutto da scoprire quello che emerge osservandolo nel suo atelier circondato da tele, pennelli, colori e tutti gli altri strumenti del mestiere di pittore. Oppure in pose narcisistiche o semplicemente teso alla promozione dei suoi dipinti
Un Picasso speculare come quello fotografato da Brassaï, ma anche attorniato dalle sue modelle. E qui irrompe la figura di Dora Maar, non solo sua musa e amante, ma anche testimone nel corso del tempo della realizzazione di quel capolavoro che poi avrà la luce con il nome di Guernica. Una descrizione dell’opera creativa del pittore legata in maniera indissolubile al rapporto intimo tra i due coronato dalla faccia di Dora utilizzata come ispirazione per la lampada che illumina l’enorme tela in chiaroscuro.
Un percorso à rebours quello dell’Artista che già ai tempi del rapporto con Marie-Thérèse Walter abbandona d’un tratto il cubismo per sciogliersi sulle morbide linee che danno alla luce quel capolavoro che è “Femme Aux Cheveux Jaunes”.
Il rapporto di Picasso con la fotografia matura attraverso l’esperienza con André Villers e con la scoperta del découpage e delle sue possibilità espressive legate allo sviluppo dei negativi in camera oscura. “Io non mi evolvo, io sono” sentenzia Picasso. Per il Maestro la sperimentazione non finisce mai, così dalla fotografia si passa al cinema, quando nel 1950 interpreta se stesso nel film di Nicole Védrès intitolato “La vie commence demain”, pellicola sulla vita culturale parigina. E ancora oltre verso la poesia grazie al suo rapporto particolare con Jacques Prévert che afferma:” Ho meglio di un capolavoro di Picasso. Ho Picasso!”.
L’amicizia è stata sempre fondamentale nella vita dell’Artista e lo si ammira in chiusura di mostra dove Picasso attorniato dai suoi amici e vestito alla maniera andalusa, con tanto di txapela, si gode il rito della tauromachia, suo amore mai sopito.
Per finire a quella che oggi definiremmo arte contemporanea, ovvero l’esperienza della collaborazione con Gjon Mili e la penna luminosa. Tre sezioni espositive, un Picasso inedito racchiuso in quel capolavoro di Richard Meier, dove il bianco dell’architetto pare dare ancora maggior risalto alla complessità espositiva. Un tributo alla pace, quella stessa pace che sembra l’Artista non abbia mai incontrato nella sua vita tormentosa.