Stefano Accorsi, Antonio Gerardi, Miriam Leone, Guido Caprino, Domenico Diele e Tea Falco un anno dopo. 1993 è il secondo capitolo della produzione originale Sky realizzata da Wildside, che racconta gli anni che hanno cambiato il Paese, attraverso gli occhi e le storie di protagonisti di fantasia, la cui vita si intreccia con il terremoto politico, civile e sociale che ha scosso l’Italia in quell’anno. La serie debutterà il 16 maggio e andrà in onda su Sky Atlantic HD e Sky Cinema Uno HD tutti i martedì alle 21.15 con due episodi a sera.
Dietro la macchina da presa torna Giuseppe Gagliardi, a dirigere una stagione in cui riprendono le vicende di Leo, Veronica, Pietro, Luca e Bibi. Uomini e donne che, mossi da ambizione, rivincita e vendetta, il pubblico ritroverà nel caos del passaggio tra Prima e Seconda Repubblica.
Gli otto episodi di 1993 fanno seguito alla prima stagione, 1992, venduta a oggi in circa 100 paesi: in quel primo capitolo le vicende dei protagonisti della serie avevano sullo sfondo il terremoto innescato dalle indagini su Tangentopoli, incontrandosi e scontrandosi con i personaggi che quell’anno portò alla ribalta della cronaca. Vicende che hanno lasciato, poi, numerosi interrogativi.
La nuova stagione riparte dal 30 aprile 1993, con la celebre scena all’hotel Raphael, a Roma, dove la folla scaglia monetine contro Bettino Craxi. Se il 1992 è l’anno in cui la rivoluzione di Mani Pulite ha avuto inizio, il 1993 è l’anno del terrore. Il vecchio potere è caduto, ma prima che se ne instauri uno nuovo bisogna correre a occupare i posti che si sono liberati. E alla fine ci saranno vincitori e vinti. In questo clima, i protagonisti della serie combattono per guadagnarsi un posto nel 1993.
Leonardo Notte (Stefano Accorsi) sogna un’avventura politica al fianco di Berlusconi (Paolo Pierobon), che riscatti i suoi trascorsi. Ma per riuscirci dovrà superare i conflitti del suo animo scisso e le insidie di un passato che ritorna. Al suo fianco c’è Arianna (Laura Chiatti), una donna con cui Leo non dovrebbe stare e che, pure, ha cercato, voluto, ottenuto. Il leghista Pietro Bosco (Guido Caprino) ha visto deteriorarsi la sua storia d’amore. Veronica è ancora la sua ossessione. Eppure, proprio quando riesce a liberarsi da questo fantasma, capisce che il gioco della politica gli piace davvero. Il poliziotto di Mani Pulite, Luca Pastore (Domenico Diele), invece, non cerca il potere, lo combatte. Ha una missione da portare a termine e il 1993 è l’ultima occasione per ottenere vendetta. Per questo, Luca gioca il tutto per tutto, ma un nuovo amore, Eva (Camilla Semino Favro), lo spingerà a farsi delle domande e le sue certezze cominceranno a vacillare.
Accanto a Luca, torna l’allora PM di Mani Pulite Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), che continua la sua battaglia per portare alla sbarra l’intero Sistema. Veronica Castello (Miriam Leone) ha ottenuto il successo che cercava in tv. Ma la competizione è agguerrita. E, soprattutto, quanto può durare questa carriera? Il rapporto con Davide, lo scrittore interpretato da Flavio Parenti, le darà nuovi strumenti per riflettere su se stessa. Per Bibi Mainaghi (Tea Falco) ricchezza e potere ci sono già, ma Bibi è sola, senza amore e con un fratello, Zeno (Eros Galbiati), che si sta perdendo. Forse la sua unica speranza è decidere di combattere quel potere che si è fatto oscuro. Accanto a loro, il pubblico ritroverà la giornalista d’inchiesta Giulia Castello (Elena Radonicich), il leghista Gianni Bortolotti (Teco Celio), la figlia di Leo Notte, Viola, interpretata dalla giovane Irene Casagrande, Giovanni Ludeno (Dario Scaglia) e un inedito Vinicio Marchioni nel ruolo di Massimo D’Alema.
“Se il 1992 è l’anno dell’illusione – afferma il regista Giuseppe Gagliardi -, il 1993 è quello della paura. I nostri personaggi vivono in un’epoca di grande smarrimento, ciascuno di loro deve fare i conti con il proprio lato oscuro e cercare di non soccombere. Un terremoto ha fatto crollare un sistema politico che sembrava inossidabile. La battaglia per il potere è aperta e vede schierati sul campo diversi contendenti. L’aria che si respira è pesante, ad aggravare la situazione le bombe della mafia che scuotono il Paese. Le linee telefoniche del palazzo del Governo si interrompono misteriosamente, il black-out democratico è a un passo. Ora l’intreccio si fa più articolato, le vicende più complesse. È l’ansia del riscatto a muovere i protagonisti e lo stile della serie riflette la loro inquietudine. Il confine tra luce e ombra si fa più marcato. Sono le regole del dramma politico a disegnare la fisionomia del racconto e a influenzarne lo stile. Le rigorose scelte fotografiche, la corrispondenza cromatica tra costumi e scenografia, il pop e la reinterpretazione delle sonorità anni ‘90, lavorano alla costruzione dell’immaginario di un’epoca che non si può leggere con una sola lente né si può filmare da un solo punto di vista. Come in un classico noir, i personaggi si muovono in un contesto caratterizzato dall’incertezza, dove la realtà è perennemente ingannevole, in un universo corrotto e dove spesso rischiano la loro incolumità e sopravvivono violando le leggi. Le loro vite, così come le vicende storiche che raccontiamo, sono sfaccettate e segnate dalle sfumature. La macchina da presa cerca di catturarne le diverse anime senza giudicarli, mostrandoli nella luce e nell’ombra delle loro solitudini e delle loro contraddizioni. 1993 è il racconto di un’epoca, ma soprattutto il racconto delle vite di uomini e donne che, più o meno consapevolmente, cercano di sopravvivere a se stessi e alla Storia. Le loro vite, così come le vicende storiche che raccontiamo, sono sfaccettate e segnate dalle sfumature. La macchina da presa cerca di catturare le diverse anime dei protagonisti senza giudicarli, mostrandoli nella luce e nell’ombra delle loro solitudini e delle loro contraddizioni.
“Tre furono le stagioni della Rivoluzione Francese – raccontano gli autori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo -. Per prima venne la Rivoluzione. Poi ci fu il Terrore. Infine, la Restaurazione. Volendo tracciare un parallelismo, 1992 è stato per noi l’anno della Rivoluzione. Il momento in cui abbiamo sognato la possibilità che il nostro Paese potesse cambiare, sulla spinta delle correnti ascensionali che hanno portato alla ribalta i nostri personaggi, Uomini Nuovi pronti a giocarsi il loro destino in un’Italia che viveva il tramonto della Prima Repubblica. Abbiamo cercato di afferrare lo spirito di quell’anno e tradurlo in narrazione: la stessa sfida che abbiamo affrontato in 1993, la seconda stagione di questo romanzo seriale. Un anno di anarchia, di ombre, di attentati e di misteri, ma anche un anno pieno di una straordinaria energia: il caos. Lo si capisce fin dal 30 aprile – la data di inizio di questo secondo capitolo della serie – il giorno delle monetine a Bettino Craxi, davanti all’Hotel Raphael. Il vecchio potere è caduto e prima che se ne instauri uno nuovo, bisogna correre a occupare i posti che si sono liberati. Alla fine dell’anno ci saranno vincitori e vinti, e potrà sorgere un nuovo ordine: perché dietro le quinte della Storia è già pronta la Seconda Repubblica. La Restaurazione: i nostri Leo, Pietro, Luca, Veronica, Giulia e Bibi, che tornano in scena accanto a nuovi personaggi che giocheranno un ruolo fondamentale nelle loro vite, dovranno guadagnarsi il loro posto, avvicinandosi ancora di più ai protagonisti reali della storia d’Italia, e combattere insieme a loro o contro di loro, attraversando gli eventi e gli scenari che hanno segnato il 1993. Nuove inchieste di Mani Pulite, nuove avventure politiche, il mondo della televisione e dello spettacolo. Per raccontare le nostre storie nella Storia, anche quest’anno ci siamo immersi nelle atmosfere e nelle musiche dell’epoca e abbiamo affrontato un percorso partito dalla documentazione sulla cronaca e il costume, proseguito con l’ideazione e la scrittura delle sceneggiature e andato avanti seguendo un modello inaugurato in 1992 e ancora insolito in Italia: quello che vede gli sceneggiatori in veste di creatori della serie, e quindi coinvolti in tutte le fasi, dalla preparazione alle riprese, fino al montaggio, affiancando un cast artistico e tecnico eccezionale. Per noi è stato un cammino esaltante, motivato dalla voglia di disegnare, in questa seconda stagione, un affresco ancora più ampio, complesso e sorprendente della prima. Senza la pretesa di restituire una verità storica, o ancor meno un giudizio sugli anni più turbolenti della nostra Storia, ma con la speranza di costruire un racconto avvincente attorno a questi personaggi di finzione, ai loro conflitti interiori, ai loro dilemmi, alle loro battaglie. È la loro storia. Ma anche un po’ quella di tutti gli italiani”.
Per lo scenografo Francesca Di Mottola “Per creare lo stile e il mondo di 1993, abbiamo continuato il lavoro di ricerca di 1992. La serie si sposta da Milano a Roma, nei palazzi del potere, nella Roma della “grande bellezza”. Fondamentale, in tal senso, è stata la ricerca delle location, per sfruttare interni ed esterni e raccontare i diversi punti di vista sulla città. Quando abbiamo dovuto raccontare eventi storici realmente accaduti, non sempre abbiamo avuto la possibilità di girare nei posti dove si era svolto l’episodio. Abbiamo inoltre reinterpretato alcuni spazi che esistono realmente, come il mausoleo della villa di Berlusconi, un’opera d’arte di Pietro Cascella di cui abbiamo creato una nostra interpretazione, riprendendo diversi elementi. Non la definirei una riproduzione, piuttosto una versione completamente diversa, che prende spunto anche da altri scultori. Un ambiente che abbiamo riadattato è stato il Pirellone, dove abbiamo ricreato gli uffici della holding Mainaghi: abbiamo lavorato per rendere senza tempo uno spazio architettonico contemporaneo, grazie all’arredamento. Per riportare lo spettatore e ricreare lo stile di un’epoca, abbiamo inoltre fatto un lavoro di ricerca molto dettagliato sull’oggettistica del tempo, partendo da tutto ciò che è tecnologia: telefonini, pc, ma anche elementi apparentemente banali come gli interruttori, o tutti quelli più moderni che abbiamo dovuto nascondere o cambiare: citofoni, videocitofoni, quadri elettrici. Piccoli dettagli che sembrano superflui, ma è la cura di questi dettagli che per noi è importantissima. Come in 1992, anche in 1993 gli ambienti raccontano i personaggi: la casa di Leo, perfetta, con la vista più bella su Milano, la casa di Veronica ci racconta la sua personalità, cosi come la casa di Pietro Bosco, un ambiente volutamente asettico e senza personalità, una casa che ci restituisce l’evoluzione del suo personaggio, un uomo a cui non interessano gli ambienti in cui vive ed è sempre fuori posto”.