Lino Guanciale e Vincenzo Alfieri sono i protagonisti di una delizia cinematografica che sancisce la crescita di un nuovo genere italiano: lo spaghetti cinecomics. I supereroi non abitano più in America ma tra Roma Sud e Napoli. Dopo il caso di ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ e sulla scia di ‘Smetto quando voglio’ arriva infatti al cinema ‘I peggiori’. Due fratelli squattrinati e senza prospettive che nella speranza di garantire alla sorella tredicenne un futuro migliore, si inventano un’insolita attività: armati di maschere e micro-camere demoliranno pubblicamente l’identità dei vari “furbetti del quartierino” che infestano il Bel Paese, trasformandosi così in due improbabili “eroi a pagamento”. Il loro quartier generale, la camera da letto. Il loro mezzo di trasporto, una vecchia Fiat Panda. Il loro costume, imbottiture da moto assemblate in modo casalingo e le maschere di Maradona. Le loro armi, fucili da paintball, bastoni e tutto ciò che trovano. Ingrediente segreto: una ragazzina di 13 anni genio dell’informatica.
Il film che arriva al cinema con Warner a partire dal 18 maggio, è scritto, diretto e montato dallo stesso protagonista Vincenzo Alfieri, che con questo gioiellino fa il suo esordio nel mondo dei lungometraggi. Non è un caso che anche Sydney Sibilia (Smetto quando voglio) e Gabriele Mainetti (Lo chiamavano Jeeg Robot) abbiano realizzato la loro opera prima proprio con i due film a cui ‘I peggiori’ sembra essersi ispirato. I Peggiori inizia con una corsa a perdifiato, esattamente come Lo Chiamavano Jeeg Robot, e mutua da Smetto Quando Voglio il medesimo senso di sfiducia nelle istituzioni e negli italiani.
“Non è facile scegliere la propria opera prima – afferma il regista -, credo che rappresenti per tutti gli autori un momento di estrema riflessione. Ho cominciato a scrivere “I Peggiori” quando ancora frequentavo il liceo. Avendo cambiato numerose città e scuole a causa del lavoro dei miei genitori, non sono mai riuscito a crearmi delle amicizie stabili. Eppure non ero mai solo. Centinaia di fumetti e film hanno accompagnato la mia adolescenza e grazie a loro sono riuscito a trovare una valvola di sfogo per un carattere esuberante e sempre alla ricerca di qualcosa. Soprattutto grazie ai supereroi riuscivo ad estraniarmi, creandomi mondi e storie nelle quali io ero protagonista. Ma una cosa mi è sempre stata chiara, in Italia, un eroe votato solo alla giustizia non avrebbe potuto essere concreto quanto in America. La loro è una cultura basata sul patriottismo, mentre la nostra, molto spesso, sull’arte di arrangiarsi, soprattutto nel paese del sud in cui vivevo all’epoca, Caserta. Così è nata in me l’idea di due fratelli sgangherati che si ritrovano ad essere eroi contro ogni pronostico e, soprattutto, contro la loro volontà, ma che, una volta accettato il compito, lo portano a termine con perseveranza nonostante mille difficoltà”.
Nel film Massimo (Lino Guanciale) e Fabrizio (Vincenzo Alfieri) Miele si barcamenano come possono in una città che non gli appartiene e di cui faticano ad accettarne usi e costumi, Napoli. Massimo ha trovato lavoro come manovale in un cantiere gestito da Durim Basha (Tommaso Ragno), un losco figuro albanese che sfrutta i propri dipendenti, per lo più extracomunitari, a volte non pagandoli anche per mesi. Fabrizio invece, laureato in legge, è impiegato all’archivio del tribunale. Il lavoro sarebbe piuttosto monotono se non fosse per la compagnia di Arturo (Francesco Paolantoni), ex gloria dei tribunali indolente e nichilista. Quando l’affitto arretrato si fa più pesante e quando Chiara viene sospesa da scuola a causa di una rissa ripresa da un cellulare diventata virale su Internet, ecco che per i fratelli Miele, è la fine. Il giudice non aspetta altro per togliere loro l’affidamento della piccola. Devono trovare i soldi e devono farlo al più presto. Un furto mascherato sembra la cosa migliore non avendo valide alternative. D’altronde Massimo sa bene che Durim nasconde nel suo ufficio i soldi degli stipendi arretrati, basterà entrare di nascosto e prendersi ciò che in realtà già gli spetta. Ma quella che era partita come una rapina, si trasforma in qualcosa di inaspettato: al posto dei soldi i fratelli trovano i passaporti sequestrati ai dipendenti extracomunitari. Quando la polizia arriva sul posto, poco dopo che Massimo e Fabrizio sono scappati, trovano i passaporti e quello che era partito come un atto criminale, si trasforma in un gesto di grande eroismo cittadino. I social impazziscono, tutti vorrebbero sputtanare qualcuno e loro sembrano le persone giuste. È così che, con l’aiuto di Chiara, danno inizio alla singolare attività: armati di maschere e micro-camere demoliscono pubblicamente l’identità dei vari “furbetti del quartierino” che infestano il Bel Paese. Ogni eroe però, prima o poi deve affrontare la propria nemesi: Eva Perrot (Antonella Attili), una spietata e algida imprenditrice edile che aspira a scalare la vetta con modi al quanto funesti. Dovrà tuttavia fare i conti con il commissario di polizia Natale Piervi (Biagio Izzo), già sulle sue tracce da tempo.
“Ho sempre amato le commedie – prosegue Vincenzo Alfieri -, quelle in cui si ride, ma che ti fanno anche assaporare il gusto amaro delle cose. Ecco perché, col passare del tempo, ho capito che “I Peggiori” doveva racchiudere molti concetti: il valore della famiglia, il rispetto del lavoro e della società e il cammino difficile che le persone devono affrontare per migliorarsi, perché tutti hanno la possibilità di cambiare. Questi due improbabili “eroi” avrebbero cambiato le cose e aiutato le persone, con modi poco ortodossi e a volte sconclusionati, ma dannatamente efficaci. Come spesso accade, crescendo, ho abbandonato il progetto per dedicarmi ad altro. Poi, tre anni fa, quasi svogliatamente, scorrendo le foto sul mio computer, ne ho ritrovata una del liceo in cui reggevo tra le mani la mia prima sceneggiatura “Un segno del destino ho pensato”. E così l’ho ripresa in mano e ne ho tirato fuori il film che ho sempre avuto in mente”.