Mai raccontata prima, è uscita nelle sale ‘Uss Indianapolis’ la storia vera dell’affondamento del grande incrociatore statunitense.
Era il 30 luglio 1945, 14 minuti dopo la mezzanotte, quando un sottomarino giapponese nell’oceano Pacifico al largo delle Filippine colpisce con due siluri l’Uss Indianapolis da poco salpato. 1.197 uomini a bordo, in dodici minuti la grande corazzata affonda, cinque giorni dopo, vengono recuperati soltanto 317 uomini vivi. Il mare delle Filippine è popolato da feroci squali mako, squali azzurri, pinne bianche e squali seta, il primo giorno divorano i morti poi, sempre più numerosi, i feriti e infine anche i sopravvissuti sempre più spossati e deliranti cercano di difendersi attaccando a loro volta gli squali stessi.
L’incrociatore Indianapolis si era contraddistinto durante la Seconda guerra mondiale come uno dei più veloci e temuti della Marina americana, sotto il comando del valoroso capitano Charles Butler McVay. Dal luglio 1945 al capitano e ai suoi uomini venne affidata una missione top secret, trasportare uranio arricchito, e altri componenti per la preparazione di “Little boy” (una delle due bombe atomiche che poi metteranno fine alla guerra stessa).
Il 16 luglio 1945 salpato da San Francisco col suo carico segreto, nessuno dell’equipaggio ne era a conoscenza, e quindi senza scorta, velocemente attraversato il Pacifico, il 19 raggiunge Pearl Harbor per poi approdare all’isola di Tinian il 26 luglio e lasciare il suo prezioso carico. Dopo l’attacco di Pearl Harbor e le gravi perdite subite l’opinione pubblica americana era molto provata e sensibile e quindi alla notizia del siluramento venne dato poco risalto fino a quando a guerra terminata, a vittoria dichiarata non si decise di istruire un processo militare per stabilire le responsabilità e quindi condannare proprio il capitano McVay.
Durante la Seconda Guerra Mondiale andarono perse oltre 350 navi da guerra della Marina ma nessuno dei loro capitani fu mai processato, Molti ammiragli con cui l’Indianapolis aveva operato come nave ammiraglia della Quinta Flotta, si opposero alla decisione di mettere sotto processo McVay.
Fin qui la storia, molto conosciuta negli Stati Uniti. La sceneggiatura è stata scritta da Richard Rionda Del Castro e Cam Cannon di Hannibal Classics. Cinque anni e 200 stesure dopo, cominciava la ricerca del regista giusto per il progetto. Viene scelto Mario Van Peebles che già aveva lavorato con la Hannibal. Regista e produzione concordano per la scelta di Nicholas Cage per il ruolo del capitano McVay. “Comunica autorità” secondo Van Peebles, “ha una spiccato senso dell’umorismo ed è molto professionale”, anche Cage è stato subito entusiasta del progetto: “L’oceano è sempre stato nei miei sogni, ho sempre sognato di fare un film sull’oceano. Sto bene in acqua”.
I produttori raccontano che il casting dei marinai non è stato facile, tutti i marinai dell’Indianapolis erano molto giovani, non superavano i 23 anni di età, la produzione aveva quindi bisogno di volti freschi ma esperti in recitazione. Tra loro in particolare Matt Lanter (che interpreta l’Ufficiale capo Brian “Bama” Smithwick), affascinato dal progetto soprattutto perché suo nonno, Kenley M. Lanter (morto nel 2013), era stato segnalatore di terza classe proprio dell’Indianapolis, era uno dei 317 sopravvissuti della nave.
La preproduzione è durata circa sei settimane, soprattutto impiegate per le location .Era necessario trovare una spiaggia accessibile a un mare che sembrasse quello del Mare delle Filippine e agevole per la sistemazione della troupe. Per nave e sottomarino la scelta è andata sulla USS Alabama Batteleship Park e sulla USS Alabama, una nave da guerra dismessa, ma anche sul Drum, un sottomarino di proprietà privata che è stato poi ritoccato per apparire un sottomarino giapponese, poi dall’Oregon è arrivato un aeroplano PBY dell’epoca della Seconda guerra mondiale. “Due settimane di riprese in mare aperto e altre due sulla corazzata e sul sottomarino” dice Patricia Eberle, produttrice esecutiva (e anche moglie di Rionda Del Castro), “per le scene in acqua è servita una piattaforma fissa e il trasporto verso la piattaforma ha comportato una pianificazione piuttosto creativa”. Ma gli squali, importantissimi nella vicenda, hanno richiesto uno sforzo particolare, sono stati creati degli squali meccanici molto realistici dal fondatore della Edge Innovations e candidato all’Oscar, Walt Conti. Ha progettato squali a grandezza naturale, collegati a cavi che li spostavano in acqua di continuo, con mandibole che si aprivano e chiudevano. Talmente realistici che venivano attaccati dai pesci dell’Oceano, tanto da venir confusi con gli squali veri creando vero panico tra gli attori. Proprio per questo per impedire che gli squali veri si “infiltrassero” con gli squali finti è stata assoldata la Shark Shield, società che si occupa di protezione in mare, facendo ricorso all’emissione di onde elettriche in acqua. Anche la colonna sonora del film è una vera e propria opera d’arte eseguita dalla Filarmonica di Praga.
Importanti per il film sono stati i sopravvissuti e famiglie dei marinai dispersi in mare, la produzione ha fatto sì che potessero essere presenti sui set e anche avere un dialogo con loro e parlare con gli attori è stato di fondamentale importanza.
“Mai arrendersi” (Never give up) motto che risuona fra tutti gli uomini portati in salvo come ragione del fatto di essere sopravvissuti “Questi uomini sono stati degli eroi” ribadisce ancora Eberle, “erano persone comuni, che hanno rischiato la vita con coraggio per difendere il nostro paese e il nostro diritto alla libertà. E non hanno mai ottenuto il meritato riconoscimento per quello che hanno fatto”.