Una discesa all’inferno senza ritorno. Presentato all’ultima edizione del Festival di Cannes, il film La casa di Jack, diretto dal regista danese Lars von Trier, arriverà nelle sale cinematografiche italiane dal 28 febbraio. Laconico il commento del regista al suo film: “Per molti anni ho girato film su donne buone, ora ho fatto un film su un uomo malvagio”.
Le vicende del film hanno luogo nell’America degli anni ’70 in cui seguiamo l’astuto Jack attraverso ‘5 incidenti’, e cioè gli omicidi che definiscono il suo sviluppo come serial killer. Viviamo la storia dal punto di vista di Jack che vede ogni omicidio come un’opera d’arte in sé, anche se la sua disfunzione gli dà problemi nel mondo esterno. Nonostante l’inevitabile intervento della polizia (cosa che provoca pressioni su Jack) si stia avvicinando, contrariamente a ogni logica, questo lo spinge a rischiare sempre di più. Lungo il cammino scopriamo le sue condizioni personali, i suoi problemi e i suoi pensieri attraverso conversazioni ricorrenti con lo sconosciuto Virgilio, una miscela grottesca di sofismi mescolata con un’auto-pietà quasi infantile e con spiegazioni approfondite di azioni difficili e pericolose.
Per i personaggi principali Lars von Trier ha raccolto un impressionante cast internazionale. Oltre a Matt Dillon, il protagonista, Bruno Ganz interpreta il misterioso Virgilio, che sfida ed esplora il flusso di coscienza di Jack attraverso un dialogo ricorrente. Uma Thurman, Siobhan Fallon Hogan, Sofie Gråbøl e Riley Keough sono le sfortunate donne che incontrano Jack sulla loro strada. Uma Thurman, Siobhan Fallon Hogan e Sofie Gråbøl hanno precedentemente lavorato con Lars von Trier, mentre questo film segna la prima collaborazione di Riley Keough con il regista danese. La Thurman è stata la signora H in NYMPHOMANIAC (2013); la Fallon Hogan è comparsa nell’acclamato e premiato DANCER IN THE DARK (2000) e in DOGVILLE (2003) e, infine, la Gråbøl è apparsa in IL GRANDE CAPO (2006).
Matt Dillon interpreta un ruolo che farebbe tremare i polsi a qualsiasi attore. E infatti in un primo momento ha esitato poi ha detto sì al regista danese, come ha spiegato alla conferenza stampa di Roma: “Penso di aver accettato il film proprio perché a dirigerlo c’era Lars, sapevo che sarebbe stata un’esperienza in cui avrei imparato molto. Mi è piaciuto Lars quando ci siamo incontrati, mi ha detto subito: ‘io mi assumo la responsabilità dei film che faccio’. Nonostante questo fosse un film rischioso e difficile, c’è stata sempre fiducia tra di noi”.
Il personaggio di Jack e la sua catabasi infernale certamente hanno a che fare con le ossessioni religiose di Lars von Trier. “Quando gli ho chiesto perché voleva fare questo film – ha concluso Dillon -, lui mi ha risposto che Jack era il personaggio più simile a lui ad eccezione che lui non è un assassino!”.